Terreni velenosiL’inquinamento da PFAS e le continue sottovalutazioni dell’Italia

Queste sostanze chimiche, se smaltite illegalmente o non correttamente, penetrano nelle falde acquifere e dunque nei campi e nei prodotti agricoli. In Europa la contaminazione è più grave di quanto pensassimo, e il nostro Paese non è tra i firmatari della proposta - indirizzata all’Ue - per limitare i cosiddetti “forever chemicals”

2017, Greenpeace in azione alla Regione Veneto per chiedere lo stop agli scarichi di PFAS (LaPresse)

Secondo un’indagine The Forever Pollution Project, condotta da ben diciotto redazioni giornalistiche europee (c’era anche l’italiana le Scienze, e pubblicata a fine febbraio scorso dal quotidiano francese Le Monde, in Europa la contaminazione data dai cosiddetti PFAS non solo è più diffusa di quanto pensassimo, ma rimarrà un problema impossibile da sradicare. 

I PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) sono composti chimici prodotti dall’uomo, generalmente utilizzati per rendere impermeabili e resistenti ai grassi i tessuti, la carta, le padelle per cucinare, i rivestimenti per contenitori di alimenti e molto altro. In più, sono contenuti anche nelle pellicole fotografiche e in alcuni detergenti per la casa.

Questo lungo lavoro di indagine sulla diffusione dei cosiddetti “forever chemicals” ha prodotto la “forever pollution map”, che ci mostra in forma aperta e accessibile gli impianti di produzione di PFAS, alcuni siti in cui essi vengono utilizzati, i luoghi in cui è stata accertata la contaminazione e quelli che potrebbero essere contaminati.

Fonte: lemonde.fr / screenshot

Se smaltite illegalmente o non correttamente nell’ambiente, queste sostanze penetrano nelle falde acquifere e dunque nei campi, nei prodotti agricoli e negli alimenti, diventando conseguentemente tossiche sia per l’uomo, sia per tutti gli organismi viventi. 

I loro effetti sulla salute sono molteplici e sottoposti a costanti ricerche, e in generale si ritiene che intervengano sul sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, e che siano cancerogene. Come scrive le Scienze, «i PFAS sono ovunque e si sono diffusi anche là dove non avremmo voluto, nell’acqua, nel cibo, nel sangue, nell’ambiente. I PFAS possono essere considerati come un velo che si è adagiato per sempre sul nostro pianeta». 

Pare si trovino persino nei presidi di uso quotidiano che attengono la nostra sfera intima. Scoprire che le sostanze per- e polifluoroalchiliche si nascondono anche nella carta igienica è stata una sorpresa anche per gli autori di un’indagine pubblicata di recente sulla rivista Environmental science & technology letters dell’American Chemical Society. 

«Un’informazione importante – dichiarano – tanto per la salute dell’ambiente quanto per la nostra». E se consideriamo che sul mercato esistono più di quattromilasettecento prodotti chimici eterni è più facile capire quanto essi siano ingredienti comuni per la realizzazione di qualsiasi cosa, dall’abbigliamento tecnico alla schiuma antincendio.

«Le sostanze chimiche sono ovunque – evidenzia The Forever Pollution Project – ma alcuni punti caldi sono peggiori di altri». In Europa, come risulta dal lavoro di indagine durato oltre un anno che ha raccolto e organizzato dati provenienti da diverse fonti, alcune delle quali non pubbliche, sono più di diciassettemila i siti dove sono state rilevate queste sostanze tossiche persistenti che «accompagneranno l’umanità per centinaia di anni, forse anche migliaia». 

I ricercatori non sanno ancora come agire in modo efficace, considerando che i costi di un’eventuale – nonché difficilissima – bonifica sarebbero esorbitanti e dunque inaccessibili per qualsiasi amministrazione locale che alla fine rinuncia a intraprenderne, decidendo di mantenere lo status quo.

Pur essendo stato stimato che ogni anno i PFAS generano un peso economico sui sistemi sanitari europei che varia tra i cinquantadue e gli ottantaquattro miliardi di euro, e pur sapendo che la maggior parte degli esperti ritiene che la migliore soluzione prospettabile sia – in primo luogo – dotarsi di una regolamentazione che prevenga e impedisca una ulteriore e futura contaminazione, a livello comunitario la loro emissione non è ancora regolamentata. Solo pochi Stati membri hanno adottato norme interne severe sui PFAS. Parliamo di Germania, Paesi Bassi , Norvegia, Svezia e Danimarca. E sono, non a caso, gli stessi Paesi che hanno presentato congiuntamente una proposta per limitare queste sostanze tossiche in tutta l’Unione europea.