Fratelli coltelliLe grandi nomine di Stato che dividono la coalizione di governo

I leghisti vorrebbero la guida di almeno uno dei quattro maggiori enti: Eni, Enel, Terna e Leonardo. Al centro della scena romana è tornato Gianni Letta, che è stato anche nel board della società di consulenza che fa le prime selezioni. Da qui i sospetti dei meloniani

Mauro Scrobogna /LaPresse

C’è chi dice che l’assenza dei ministri leghisti alla Camera, mentre la premier Giorgia Meloni riferiva in vista del Consiglio europeo, sia dovuta proprio alle divisioni sulle prossime nomine. I leader dei tre principali partiti della coalizione si aggiorneranno la settimana prossima, ma crescono i malumori. Sono giornate tese, e sui nomi da destinare alla testa delle grandi aziende non c’è ancora un accordo definitivo.

La Lega vorrebbe la guida di almeno uno dei quattro maggiori enti: Eni, Enel, Terna, Leonardo. Ma la trattativa è difficile: Meloni non mette neppure in discussione la riconferma di Claudio Descalzi alla guida dell’Eni, mentre starebbe pensando a uno spostamento di Stefano Donnarumma da Terna all’Enel, ipotesi poco gradita a Salvini. Intanto, da Consob si è dimesso il consigliere Paolo Ciocca, che potrebbe ricoprire il ruolo di direttore del nuovo ufficio sulle partecipate sotto l’ombrello del Mef.

Le tensioni, in questi giorni, hanno riguardato anche la scelta del nuovo supercommissario per l’emergenza siccità: la Lega si è prima opposta alla creazione di una figura unica, poi ha accettato la proposta di Fratelli d’Italia solo in cambio della facoltà di indicarne il nome. Francesco Lollobrigida, capodelegazione di Fratelli d’Italia, ha invitato proprio Salvini a prendere l’incarico. Il segretario della Lega cerca di capire se è una trappola. Intanto non si tira indietro: «Io commissario? Se serve lo faccio», ha detto.

Ma la Lega teme che Meloni ancora una volta, dopo aver sentito gli alleati, deciderà poi per conto suo. Con l’aiuto del sottosegretario all’Attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari e soprattutto del sottosegretario Alfredo Mantovano.

La premier potrebbe presentarsi al prossimo vertice sulle nomine, martedì prossimo, con un pacchetto di proposte e con un altro diktat: l’indicazione di una donna alla guida di una grande spa pubblica. Nel frattempo proseguono le trattative. E La Stampa parla di un ritorno di Gianni Letta al centro della scena. L’uomo che è stato l’ombra di Silvio Berlusconi, simbolo del potere romano, avrebbe ricevuto nel suo ufficio a Largo del Nazareno Paolo Scaroni. Il manager è sponsorizzato da Forza Italia, con gradimento leghista, per la presidenza di un’importante azienda partecipata, preferibilmente Enel.

Nel suo studio romano, Letta ha raccolto gli sfoghi dei leghisti e degli azzurri contro il metodo Meloni. Sulla selezione dei manager si giocano i rapporti di forza tra i partiti della maggioranza e Fratelli d’Italia rischia molto.

L’ultimo sospetto – racconta La Stampa ¬ è caduto sul ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e sulla sponda che gli sta offrendo Letta, per anni consigliere Advisory Board di Spencer Stuart, una delle tre società incaricate dal Tesoro di scremare i profili. Il casting dei potenziali amministratori delegati e presidenti delle controllate funziona così: i cacciatori di teste, ai quali il governo si è affidato, selezionano i nomi ma è la politica, poi, ad avere l’ultima parola.

Ai meloniani non è sfuggito che Letta è stato nel board per anni, e ieri nel partito della premier si chiedevano se fosse stata sua l’idea di inserire Roberta Neri nella lista dei possibili ad di Enav (o, in alternativa, di Terna). La società che si occupa del traffico aereo in Italia e Monte dei Paschi di Siena sono le prime due partecipate su cui il governo prenderà le sue decisioni. La mossa di indicare Neri, una donna, spinta da Forza Italia, che ha già guidato Enav nel 2015, può mettere in difficoltà Meloni che invece ha in testa un altro nome, quello di Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità del sistema portuale del Mare di Sicilia Occidentale. In aiuto di Fratelli d’Italia è arrivato il sindacato di riferimento della destra. Ieri l’Ugl Trasporto Aereo ha addirittura pubblicato un comunicato titolato “Cieli Neri”, per capire quanto la manager non abbia lasciato buoni ricordi.

Il timore di Meloni è di toccare troppe caselle. Più posti si toccano, più i partner ne chiedono. Quindi meglio lasciare alcuni nomi al loro posto. Su Mps sarebbe stato deciso di confermare l’attuale ad Luigi Lovaglio, mentre non è ancora chiusa la partita per la presidenza. La Lega spinge per Nicola Maione, avvocato e membro del Consiglio di amministrazione, ma ieri circolava anche il nome di Elisabetta Belloni, capo del Dis, il dipartimento che coordina i servizi segreti. La diplomatica potrebbe finire anche alla presidenza di Eni, dove invece non c’è alcun dubbio che Claudio Descalzi sarà confermato ad.

 

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