Tripudio blu e verdeI progetti architettonici che si fondono (letteralmente) con la natura

Dal rifugio contemporaneo su un terreno collinare del Nord Italia alla versione moderna della casa sull’albero, passando per la villa che sembra scomparire tra le rocce

The Bolder (courtesy of studio Snøhetta)

È molto più di un nuovo romanticismo: l’architettura contemporanea extraurbana non cerca più solo di contenere l’impatto e i consumi, ma anche di fondersi – letteralmente – con il paesaggio circostante. Prima di tutto, coerente con un’etica del recupero, fa suoi i cinque principi di Frank Lloyd Wright: semplicità, molteplicità di stili, armonia tra edificio e ambiente circostante, armonia dei colori e valorizzazione dei materiali. Ma, a quasi un secolo di distanza, può permettersi di approdare a risultati innovativi e sorprendenti. Come questi

Rifugio in collina
È lo studio di Massimo Alvisi e Junko Kirimoto a firmare il progetto di ampliamento e recupero di Villa K, un casale tradizionale trasformato in un rifugio contemporaneo immerso nella natura. Su un terreno collinare del Nord Italia, il preesistente edificio di tre piani – di chiara ispirazione rurale – copre una superficie di circa novecento metriquadri e, grazie al mantenimento dei volumi della struttura originaria accanto ai nuovi interventi basati sull’uso di materiali come il legno di cedro e la pietra locale, rinasce intensificando uno stretto dialogo con il paesaggio circostante. 

ph. Marco Cappelletti

Molti gli interventi fatti, inclusa la creazione di un patio verde che illumina il piano seminterrato, ma la chiave del progetto sta tutta nell’ampliamento della zona giorno. Un ampliamento ottenuto attraverso una delicatissima struttura in legno, leggera e trasparente che dall’interno della casa prosegue all’esterno fino a trasformarsi in un pergolato che si affaccia sul giardino e sulla piscina. Ed è proprio l’esterno a colpire di più di Villa K perché, grazie alle tante sfaccettature strutturali create dai nuovi interventi di Alvisi Kirimoto, appare sempre diversa e, allo stesso tempo, sempre in armonia con le linee e i colori del paesaggio.

La casa sulla roccia
Già il nome – Pierre, dal francese pietra – piega molte cose. La villa nata dalla geniale creatività di Tom Kunding, il fondatore dello studio Olson Kunding di Seattle, è infatti vero un inno alla materialità che, a seconda dell’angolazione dell’osservatore, sembra letteralmente scomparire tra le rocce e la vegetazione. A sorpresa, la roccia entra anche all’interno dell’edificio contaminando tutti gli interni, dalla pavimentazione in calcestruzzo alle pareti in cemento liscio, passando per i focolari in pietra grezza dei caminetti. 

Una scelta in armonia con il sapore dell’ambiente circostante, il tipico paesaggio aspro e roccioso delle isole che formano l’arcipelago di San Juan, appartenente allo stato di Washington e al confine con il Canada, che spicca e riflette sugli sfondi neutri degli interni anche grazie alle ampie vetrate. Una casa moderna nata come una cava, cioè dal desiderio di impiegare esclusivamente i materiali disponibili sul posto.

Luce, suono, natura
È completamente immerso negli alberi il progetto dedicato alla musica nel City Park di Budapest firmato da Sou Fujimoto, una struttura concepita come un’estensione dell’ambiente naturale. La House of Music ungherese colpisce già dalla struttura del tetto, perforata da cento fori simili a crateri di varie dimensioni che si ispirano alla forma variabile delle onde sonore e consentono agli alberi di passare attraverso, portando la luce ai livelli sottostanti dell’edificio: dall’interno, la sensazione è di camminare in un bosco. 

Il dialogo con la natura circostante continua grazie alla facciata realizzata con 94 pannelli di vetro che formano una superficie traslucida che porta l’esterno all’interno e richiama ancora una volta la sinergia tra luce, suono e natura. Il tutto per un progetto imponente, di novemila metri quadrati, che comprende sale da concerto, spazi espositivi, un palcoscenico openair, aule, una biblioteca e spazi per uffici, collegati tramite una scenografica scala a chiocciola.

Sospesi su un fiordo
I confini tra esterno e interno sfumano fino a scomparire in questa struttura di accoglienza turistica sorta letteralmente a picco su un fiordo ai margini del Lysefjorden, sulla costa occidentale norvegese. The Bolder (nome molto azzeccato) è l’audace edificio realizzato dallo studio Snøhetta in collaborazione con l’imprenditore norvegese locale Tom Bjarte Norland, il produttore di mobili norvegese Eikund e il marchio di interni danese Vipp, per offrire ai visitatori un’esperienza unica al mondo. 

Courtesy of studio Snøhetta

Un progetto nato nel 2020 (e appena inaugurato) dal desiderio di creare un’esperienza di immersione nella natura attraverso quattro cabine sollevate da terra e poggiate su grandi pilastri di cemento che danno la sensazione di tuffarsi dalla montagna nel fiordo blu, e con facciate in vetro che permettono di far entrare all’interno l’ambiente naturale. L’obiettivo era creare un’esperienza totale per i visitatori: tornare in un accogliente e caldo nido di legno con una spettacolare vista panoramica del tempo in continua evoluzione dopo un’intera giornata di escursioni lungo il fiordo.

Tree house
La versione contemporanea della casa sugli alberi, che mette d’accordo le “capanne” americane di Horace Gifford e le nozioni sul vuoto di Kengo Kuma, si trova in Sudafrica. La Paarman Tree House, nel sobborgo di Constantia (Città del Capo), progettata nel 2017 dal locale studio di architettura Malan Vorster, con base a Cape Town e progetti in tutto il mondo, sorge in una piccola radura circondata da alberi altissimi di cui riprende la verticalità. 

Ma l’apparente semplicità, giocata sulla leggerezza di materiali quali listelli di cedro rosso e vetro, nasce in realtà da un disegno complesso: un quadrato con ogni lato diviso in tre moduli dove due di questi moduli diventano il diametro di un cerchio su ciascuno dei quattro lati del quadrato. Il risultato? Quattro torri cilindriche sollevate dal suolo su palafitte che sfidano l’altezza degli alberi ad alto fusto della radura, e attrezzate con ampie vetrate per immergersi nel paesaggio da tutte le direzioni e sviluppate su tre piani: living e cucina al primo livello, una camera da letto al secondo e una terrazza al terzo. 

Con le colonne, i bracci e gli anelli in lamiera d’acciaio Corten che sostengono le travi dei solai in legno, i vetri delle facciate e l’involucro esterno in cedro rosso. Il dialogo con la natura si compie grazie a un mix di ingegneria, architettura e cura artigianale dei dettagli.

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