Fortezza AmericaLa carta di Putin per vincere in Ucraina si chiama Trump

Sconfitto militarmente e politicamente, al Cremlino resta una sola opzione per ribaltare l’esito della guerra: rimettere l’ex presidente golpista e bugiardo alla Casa Bianca, con l’obiettivo di sciogliere la Nato e dare il via libera all’imperialismo russo

LaPresse

Vladimir Putin è pronto a lanciare la controffensiva decisiva, finale, per ribaltare l’esito della guerra all’Ucraina, mentre i mercenari del battaglione Wagner assediano da settimane la fortezza Bakhmut nel Donbas.

La carta risolutiva a disposizione del Cremlino si trova a decine di migliaia di chilometri dal fronte, serve a riconquistare la fortezza America e ha un nome, Donald, e un cognome, Trump, l’ex presidente degli Stati Uniti domenica ospite d’onore al raduno dei picchiatelli nazionalisti del Cpac in Maryland: «Sono l’unico che può evitare la terza guerra mondiale», ha detto Trump ai reazionari americani che l’anno scorso hanno accolto come una di loro Giorgia Meloni.

Putin ha capito che può ribaltare l’esito catastrofico della sua campagna ucraina soltanto ripetendo su larga scala la raffinata operazione di intelligence andata in porto nel 2016 con l’elezione di un ricattabile bugiardo patologico alla Casa Bianca, il primo presidente antiamericano della storia degli Stati Uniti.

Nell’ultimo anno il Cremlino ha incassato sconfitte su sconfitte, militari e politiche, a cominciare dalla fantasia imperialista di prendersi Kyjiv e di sostituire il governo di Volodymyr Zelensky con un Blitzkrieg di pochi giorni, fino all’illusione che il mondo occidentale guidato da Joe Biden (sempre sia lodato) non avesse la forza e la volontà di contrastare la sua strategia criminale.

Putin invece è stato costretto a ritirarsi dai territori occupati nei primi giorni della guerra e poi ad arretrare rispetto alle aggressioni del 2014, e infine a registrare l’isolamento globale della Russia, diventata una nazione paria in tutti i consessi internazionali con l’eccezione delle cancellerie di una manica di stati canaglia e dei talk show della tv italiana.

L’attuale strategia militare di Putin volta a prendersi Bakhmut, tenere impegnati gli ucraini in una logorante guerra di posizione e nel frattempo ricaricare le forze per preparare un’altra offensiva ancora più brutale non è paragonabile all’effetto jackpot che otterrebbe con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del prossimo anno.

Consapevole o no, in combutta col Cremlino o no, Trump ha esaudito quasi tutti i desideri di Putin durante il suo sciagurato mandato presidenziale, dal picconamento delle organizzazioni internazionali create dagli Stati Uniti nel dopoguerra, all’indebolimento delle tradizionali alleanze politiche transatlantiche, allo smantellamento – avviato in verità da Barack Obama – delle basi militari americane in Europa.

Soprattutto, Trump avrebbe sciolto la Nato se nel 2020 non fosse stato sconfitto da Joe Biden. Nel 2018 e nel 2019, l’allora presidente l’ha suggerito più volte ai suoi consiglieri, minacciando anche pubblicamente di non finanziare più l’Alleanza atlantica.

Con Trump alla Casa Bianca, insomma, Putin avrebbe aspettato l’uscita degli Stati Uniti dalla Nato e alla fine non avrebbe invaso soltanto l’Ucraina, ma si sarebbe preso anche i paesi baltici e magari anche la Polonia, probabilmente senza neanche sparare un colpo perché i resistenti non avrebbero ricevuto l’aiuto americano e non ci sarebbe stata la deterrenza garantita dall’articolo 5 della carta dell’Alleanza atlantica che considera un attacco a uno dei paesi Nato come un attacco a tutti i membri dell’Alleanza.

Quale migliore occasione di ripuntare su Donald Trump alla Casa Bianca, dunque, per consentire a Putin di cambiare la disastrosa dinamica della sua criminale guerra all’Ucraina?

Le prime dichiarazioni di Trump, «risolverei la guerra in Ucraina in un solo giorno», confermano le aspettative del Cremlino, perché la frase è da intendersi come “risolverei la guerra in Ucraina in un solo giorno, smettendo di aiutare Kyjiv”. Trump darebbe il via libera a Putin in meno di ventiquattro ore, su questo per la prima volta l’ex presidente non ha detto una bugia, e poi smantellerebbe la Nato per consentire al Cremlino la successiva fase di conquista imperialista degli ex paesi appartenenti all’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

I giornali liberal americani spiegano che l’ex presidente non ha alcuna possibilità di vincere le primarie repubblicane, perché il favorito sarebbe un pesce lesso di nome Ron DeSantis, ma è evidente che non è così e l’esperienza drammatica del 2016 dovrebbe servire a ricordarlo.

Trump è di gran lunga il candidato più riconoscibile, più apprezzato e più efficace del Grand Old Party, quello che un tempo era un partito conservatore decente e non un arcipelago di fuori di zucca e di eversori che si sentono minacciati dalla società contemporanea (consiglio di leggere il formidabile libro “La tempesta è qui” di Luke Molgelson, edito dalla nuova casa editrice di Matteo Codignola Orville Press, per farsi un’idea completa dell’America trumpiana, no vax, razzista e violenta).

La carta Trump è l’ultima speranza di Putin. Trump lo sa perfettamente e, da artista degli affari (e della truffa) quale è, manda messaggi di SOS al Cremlino sulla fine della guerra in Ucraina.

Ci sono ancora molte variabili nella corsa alla Casa Bianca 2024, la più rilevante è che Trump potrà finire in galera per il tentato colpo di stato del 6 gennaio 2021, ma in ogni caso l’esito finale avrà ripercussioni politiche anche da noi in Italia, con Giorgia Meloni, eroina della stessa platea di picchiatelli del Cpac, che con un presidente come Trump non è detto abbia interesse a mantenere la sua attuale ed encomiabile difesa dell’Ucraina dall’assalto imperialista russo.

Joe Biden potrebbe ovviamente sconfiggere Trump una seconda volta alle presidenziali del 2024, nonostante l’età si faccia sentire sempre di più, e quindi continuare a preservare il mondo libero, ma questa volta non sarà facile come nel 2020 perché sia Trump sia Putin devono salvarsi la pelle. Bisogna restare vigili, quindi, perché a questo giro anche l’occidente libero e democratico, dall’Ucraina all’Italia, si gioca la sopravvivenza.

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