Affari di famigliaLa ministra Calderone in Sardegna con il marito al congresso dei consulenti sardi

Nonostante il caos sul Def, la responsabile del ministero del Lavoro non manca all’invito dei suoi «colleghi», accompagnata dal consorte, succedutole alla presidenza del consiglio nazionale. Tra gli ospiti anche il capo degli ispettori del lavoro e il presidente di Anpal: il filo diretto tra via Veneto e l’ordine professionale cresce di giorno in giorno

(Foto: Linkiesta, Lidia Baratta)

«Marina, Marina». Nei corridoi del T-Hotel di Cagliari la chiamano per nome la ministra sarda del Lavoro Marina Calderone, volata da Roma sull’isola natìa per qualche ora solo per presenziare al congresso regionale dei consulenti del lavoro. Il decreto lavoro previsto per il Primo maggio è ancora da sistemare nel pre consiglio dei ministri, l’inciampo della maggioranza sullo scostamento di bilancio ha complicato le cose. Ma la ministra non ha voluto mancare all’appuntamento con i suoi «colleghi» sardi, come lei stessa li chiama.

Quelli con cui da metà anni Novanta ha mosso i primi passi come consulente del lavoro, per poi presiedere per diciassette anni il consiglio nazionale. Dimettendosi solo dopo la nomina al governo da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, salvo però lasciare la presidenza dell’ordine nelle mani del marito Rosario De Luca. Una successione tutta in famiglia, che ha creato ormai un filo diretto tra il ministero del Lavoro e i consulenti che cresce giorno per giorno.


Nella foto: Marina Calderone, Rosario De Luca, Paolo Pennesi

Calderone e il marito arrivano insieme al congresso cagliaritano. Lei nella veste di ministra ed ex presidente dei consulenti. Lui in quella di attuale presidente nazionale. «Buongiorno colleghi e colleghe», esordisce Calderone, vera guest star del congresso. Le chiedono foto e selfie, lei si ferma, saluta tutti. Il marito si presta anche a scattarle qualche foto insieme agli amici di una vita.

Quando Calderone entra in sala, sono tutti in piedi ad applaudire. «Non so se chiamarla ministro, ministra o semplicemente Marina», dice Marco Fenza, capo dei consulenti sardi. Lei annuisce e dice: «Marina». Segue un video celebrativo con le immagini di Calderone durante il giuramento da ministra con Sergio Mattarella e altre che ritraggono il marito De Luca mentre firma da suo successore, intervallate qua e là da riprese aeree del mare cristallino del Poetto di Cagliari.

Il 21 ottobre scorso, Calderone non aveva partecipato al congresso regionale a Sassari, ma si era solo collegata da remoto. Il giorno dopo avrebbe giurato al Quirinale da ministra. «Faticavo a trattenere la commozione perché sapevo che vi stavo salutando», racconta. «Quello era l’ultimo momento in cui vi parlavo da presidente del consiglio nazionale. Ma non è certamente l’ultima occasione in cui vi parlerò da collega, perché al di là del fatto che non mi sia consentito in questo momento di esercitare la professione, e non lo sarà per un ulteriore anno dopo la fine di questa mia esperienza, però io sono e rimango orgogliosamente un consulente del lavoro». Adesso, «il compito che avevo io di guidarvi lo hanno altri colleghi», dice guardando il marito in prima fila.

Ad applaudirla in platea c’è Paolo Pennesi, ex direttore generale del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro che la ministra a fine 2022 ha nominato alla direzione dell’Ispettorato nazionale del lavoro. «Nell’ultimo scorcio della mia carriera ero stato messo in panchina. Il ritorno alla guida dell’ispettorato lo devo a Marina», dice al microfono Pennesi. Fresco di firma di ben due protocolli con il Consiglio nazionale dei consulenti che prevedono che le aziende con il bollino dei consulenti non siano tra le priorità degli ispettori. E pure nelle bozze del decreto lavoro in via di approvazione, è comparso quello che in tanti definiscono come «un regalino ai consulenti», chiamati a certificare le causali meno rigide dei nuovi contratti a termine dopo i 12 mesi.


Il marito della ministra, presidente nazionale dei consulenti del lavoro, scatta le foto al congresso

«Troverete delle sorprese nel decreto», dice Calderone. «C’è la volontà di intervenire non per fare dei regalini a questo o quel soggetto o entità. Bisogna capire poi se sono regali, perché diventa difficile associare il regalo alla responsabilità e soprattutto al rischio professionale». Ma, aggiunge, «per colpire politicamente il ministro, si colpiscono i consulenti del lavoro».

Nel programma della tre giorni del congresso sardo è previsto pure un intervento del concittadino sassarese della ministra, Massimo Temussi, nominato prima come suo consulente al ministero di Via Veneto e poi alla presidenza di Anpal Servizi, la società in house dell’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro, che gestirà la nuova versione di destra del reddito di cittadinanza, chiamato ora Gil e Gal.

«Rimarrai sempre la prima consulente d’Italia», le dicono dal palco. «Sono io a essere orgogliosa di voi», dice la ministra. Che saluta i colleghi con una promessa: fare in Sardegna il G7 dei ministri del lavoro del prossimo anno.


La ministra sul palco con il direttore dell’Ispettorato del lavoro Pennesi

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