Quante volte ci è capitato di sbagliare un’ordinazione e di sbirciare con desiderio i piatti che arrivano ai tavoli degli altri, con quella punta di delusione che ci lascia un fondo di amaro in bocca per non aver saputo scegliere con attenzione e quindi non aver goduto in pieno dell’esperienza in un ristorante? Innumerevoli. Capita a tutti, persino a chi della scelta dei piatti nei locali ha fatto una professione. Intanto, perché è complesso: dal foglio singolo, con indicate due o tre pietanze per tipo di portata, al libretto cartonato e fascicolato in sedicesimi: non c’è limite all’estensione del menu che possiamo trovarci tra le mani quando sediamo al tavolo di un ristorante, sia esso cartaceo o digitale.
E poi, perché non sempre abbiamo le stesse voglie, e non sempre conosciamo il luogo in cui siamo: al di là di dimensioni e supporto sul quale lo consultiamo, il dubbio su come procedere alla scelta nel migliore dei modi prima o poi lo abbiamo avuto tutti, ed escludendo a priori i casi in cui la voglia di un determinato piatto comanda sovrana su qualsiasi altra valutazione razionale, tutti nel tempo abbiamo messo a punto le nostre personali strategie, più o meno efficaci.
Quanto sarebbe bello sapere se anche gli altri hanno avuto idee simili o illuminazioni magari migliori delle nostre o a cui noi non abbiamo pensato ma grazie alle quali potremmo affinare ulteriormente la nostra tecnica? Più o meno così è nata l’idea di un confronto “redazionale”, per mettere a punto la summa di tutte le nostre tattiche d’ordinazione.
Uno dei primi elementi emersi, sicuramente da anticipare rispetto ad altre considerazioni soggettive, riguarda l’esclusione degli allergeni da parte di chi ne ha necessità. Rispetto al passato in questo siamo agevolati dall’evoluzione della normativa, oltre che da una maggior sensibilità dei ristoratori, ma resta il fatto che la presenza di allergie o intolleranze purtroppo porta automaticamente ad una riduzione spesso notevole delle opzioni.
Procedendo sul campo di quelle che invece possiamo ritenere libere scelte, si inizia a delineare una vera e propria linea d’azione preventiva: lo studio “a casa”, o comunque “prima”.
Quasi tutti i ristoranti al giorno d’oggi hanno un sito Internet dove molto spesso si trova il menu, perché non approfittarne per farsi già un’idea dell’offerta? La nostra direttrice rifugge da questa scelta, perché ama essere stupita, ma noi possiamo fare un’eccezione.
E non solo qualitativa e quantitativa: anche relativa ai prezzi, aspetto meno poetico ma molto rilevante per chi ha vincoli di bilancio da rispettare o magari semplicemente una ricca stirpe da nutrire.
Tornando nel campo di una scelta libera da vincoli oggettivi, leggere prima e con calma il menu presenta diversi vantaggi: identificare lo stile di cucina del locale, individuare i piatti più allettanti, ponderare con calma eventuali abbinamenti, evitare le distrazioni in loco (che si sa, quando ci si ritrova in buona compagnia è un attimo ritrovarsi, con un po’ di imbarazzo e senso di colpa, a dover chiedere gentilmente al cameriere di ritornare in un secondo momento, perché rapiti dalle chiacchiere non si è andati oltre la lettura del primo antipasto).
Fanno parte dello studio strategico anticipato anche i canali social dei locali, la cui consultazione risulta anzi una prassi molto diffusa e quotata. In questo caso le fotografie dei piatti permettono di valutare sia la presentazione che le dimensioni delle porzioni, mentre commenti e recensioni, soprattutto da parte di profili affidabili o che conosciamo, sono sempre un valido campanello sia d’attenzione che di allarme.
Giunti quindi al tavolo, un altro prezioso consiglio lo possiamo mettere in pratica proprio al momento dell’ordine: chiedere. La persona che abbiamo davanti saprà sicuramente darci buoni spunti, indicarci il piatto forte del locale, rispondere alle nostre domande, spesso è lei la prima a proporci qualche fuori menu, piatti che di solito garantiscono stagionalità e freschezza degli ingredienti oppure una particolare ispirazione dello chef nata proprio quel giorno e che può essere un’ottima opportunità cogliere al volo.
Se è la prima volta che si va in un ristorante e lo si vuole inquadrare bene da un punto di vista professionale, un altro interessante suggerimento è ordinare sì i piatti forti, di solito ben rappresentativi della filosofia di cucina, ma anche «qualcosa di estremamente semplice, perché spesso è lì che si misura materia prima e tecnica». Potremmo definirla un’autentica manovra a tenaglia. La margherita in una pizzeria che visitiamo la prima volta è l’esempio più lampante di questa strategia.
Altre indicazioni che possono essere valide direttrici in caso di dubbio tra più portate?
Orientarsi sulle specialità tipiche del territorio, soprattutto quando si è lontani da casa. Approfittare dell’occasione di una vacanza o di una trasferta per provare in loco materie prime e ricette che nella propria routine non sono usuali di solito è una buona idea che arricchisce l’esperienza del viaggio, su questo tutti d’accordo, mentre per la scelta del locale si sono delineate due linee di pensiero abbastanza diverse: chi intensifica lo studio a priori, proprio perché si trova in terreno sconosciuto, e chi vive maggiormente lo spirito di libertà e vacanza fidandosi del proprio istinto o al massimo chiedendo indicazioni sul momento a persone del luogo. E su questo la direttrice si è fatta insistente: si lascia stupire dal menu, ma non vuole trovarsi in un ristorante che non ha attentamente selezionato prima di partire, spesso coinvolgendo amici e colleghi che conoscono la zona nella scelta.
E se infine non avessimo nessun limite, nessun vincolo e avessimo conquistato la certezza che tutte le carte del locale sono in regola, come non condividere il pensiero che ha concluso la nostra indagine? «Ho un sogno: andare negli stellati e ordinare un solo piatto: il più famoso, il fuori menu, un dessert». I ristoratori non sarebbero d’accordo, e forse questa scelta è un po’ contestabile dal punto di vista della gestione economica del locale, ma chissà… magari un giorno.