45 anni dopoEmma Bonino invita a mobilitarsi per difendere la legge 194 dall’attacco silenzioso della destra

Per la leader di Più Europa, il governo sta agendo «svuotano la legge dall’interno. Sanno che in un dibattito pubblico sulla questione aborto sarebbero in minoranza come lo sarebbero sul divorzio. Hanno trovato un modo più subdolo di agire. Sottovalutano la questione degli obiettori, non contemplano le nuove ricerche scientifiche, fanno di tutto per rendere difficile l’aborto farmacologico. Accade tutto in modo nascosto»

TIZIANA FABI / AFP

Per difendere la legge 194 sull’aborto, bisogna mobilitarsi. A 45 anni esatti dall’entrata in vigore della norma sull’interruzione volontaria di gravidanza, Emma Bonino sostiene che è arrivato il momento di proteggerla dal governo Meloni.

Leader di Più Europa e protagonista della battaglia che riconobbe alle donne italiane il diritto di interrompere una gravidanza, Bonino spiega alla Stampa che «è sempre esistita nel nostro Paese una corrente antiabortista. L’abbiamo sempre sconfitta, sia nella legge sia nei referendum. Penso che dopo 45 anni come tutte le leggi avrebbe bisogno di un reset. La scienza è andata avanti e la legge prevedeva un adeguamento alle nuove scoperte farmacologiche che non è mai stato applicato. Ma, con la maggioranza che c’è, non mi azzarderei a intraprendere un cammino di revisione della 194».

La ministra della Famiglia Eugenia Roccella dice che non vuole cambiare la legge 194 sull’aborto che «purtroppo» è un diritto (parole della ministra), la stessa cosa ha detto più volte anche Giorgia Meloni. Ma per Bonino la destra sta agendo «svuotano la legge dall’interno. Sanno che in un dibattito pubblico sulla questione aborto sarebbero in minoranza come lo sarebbero sul divorzio. Hanno trovato un modo più subdolo di agire. Sottovalutano la questione degli obiettori, non contemplano le nuove ricerche scientifiche, fanno di tutto per rendere difficile l’aborto farmacologico. Accade tutto in modo nascosto dunque è più complicato fronteggiare questo attacco».

Roccella ha risposto alle contestazioni che ha ricevuto al Salone del Libro dicendo che l’obiezione di coscienza non è un ostacolo al diritto di abortire perché i medici non obiettori hanno un carico di lavoro di un aborto a settimana. Ma i dati dicono che non è così. «L’associazione Luca Coscioni raccoglie testimonianze che raccontano una realtà molto diversa», dice Bonino. «Per esempio emerge che nelle Marche sono tutti obiettori. Lì è come se la 194 non esistesse. Non ho nulla contro l’obiezione di coscienza individuale ma non è tollerabile nelle strutture che sono tenute ad applicare la legge. Alcune Regioni stanno cercando di rimediare bandendo concorsi per ginecologi non obiettori. In ogni caso, se anche quel dato fosse vero, statisticamente un aborto a settimana può voler dire cento in un luogo e nulla in un altro. E, comunque, se anche fosse impossibile a una sola donna abortire per la presenza di medici obiettori, non sarebbe giusto: la legge è uguale per tutti non per tutti meno una».

In questi 45 anni, però, «molte persone si sono addormentate, convinte che poiché il diritto era scritto nelle tavole della legge era scritto per sempre. Mi sono sgolata per far capire che se non agisci per custodire il diritto, corri il rischio di svegliarti un giorno e di constatare che non c’è più. Per fortuna alcune organizzazioni si sono svegliate».

Ora, dice bisogna mobilitarsi «partecipando alla campagna dell’associazione Luca Coscioni e estendendo le battaglie a tutti gli altri diritti, per scardinare il modello di famiglia unica che questo governo intende imporre e che nella società non esiste».

L’Associazione Luca Coscioni, già promotrice di una petizione online sullo stesso tema, promuove un intergruppo parlamentare per monitorare lo stato dell’arte della legge 194. Gli obiettivi sui quali si propone di lavorare sono tre: ottenere la pubblicazione di dati aperti sullo stato di applicazione della legge 194 del 1978; aggiornare la legge nel rispetto del diritto alla salute delle donne; garantire la gratuità di tutti i moderni metodi contraccettivi. Hanno aderito esponenti di tutto l’arco dell’opposizione. Nessun esponente di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si è invece finora reso disponibile a lavorare con il gruppo per garantire a tutte le donne, senza ostacoli di alcun tipo, il rispetto del diritto alla salute riproduttiva.

Certo, ammette Bonino, la protesta contro la ministra al Salone del Libro «mi ha fatto rabbia e molta pena». «La ministra non ha bisogno della mia difesa ma la mia cultura liberale non violenta e radicale mi avrebbe spinta a comportarmi in modo diverso. Anche se sono avversari e la pensano diversamente mai e poi mai avremmo impedito a qualcuno di parlare, è illiberale». E ancora: «Condivido la frustrazione e la rabbia di chi ha portato avanti la contestazione ma questa reazione ha reso la ministra un’eroina e le ha permesso di parlare a reti unificate a milioni di ascoltatori. La scelta quindi, a mio avviso, non è solo illiberale ma anche controproducente».

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