Nero tinta unitaLa destra non ha alternative, ora Meloni punta sulla Ue senza curarsi degli avversari

Né il Pd di Schlein né i derelitti Cinquestelle possono impensierire la premier, l’unico elemento di rottura potrebbe arrivare dall’interno della maggioranza ma difficilmente Salvini farà casino prima delle Europee

Lapresse

Il centrodestra ormai si sente legittimato ad allargare il suo potere in ogni direzione. Non è certo l’esito di una tornata elettorale ad alimentare questo istinto di occupazione e a segnare la direzione della politica italiana. Tantomeno le amministrative in cui pesano le liste civiche, il radicamento dei partiti e il meccanismo dell’elezione diretta dei sindaci. Tuttavia il voto di domenica e lunedì conferma che il centrodestra unito rimane sulla cresta di un’onda che si è alzata il 25 settembre del 2022 e non sembra destinata a calare fino alle Europee della prossima primavera. Sono tanti i mesi che ci separano da questo appuntamento elettorale da cui dipende la definizione del nuovo potere europeo.

Può succedere che il governo commetta errori pesanti, si incarti sul Pnrr, non mantenga le promesse su tasse, pensioni, immigrazione. Ma è difficile immaginare un suicidio della maggioranza, e soprattutto che dalle macerie delle opposizioni possa nascere una seria preoccupazione per Giorgia Meloni. La premier dovrà preoccuparsi soltanto dei suoi avversari interni, del protagonismo di Matteo Salvini, delle serie divergenze su come rimodulare i progetti del Recovery Fund, dei contrasti tra il Mef e la struttura centralizzata a Palazzo Chigi. Non è Elly Schlein, e ancora meno Giuseppe Conte, a impensierirla.

Elezione dopo elezione, semmai, sta venendo meno la possibilità concreta di un’alternativa di governo e che si consolidi una sorta di monocolore stile Dc ma neo meloniano, con tante sfumature al suo interno che si accenderanno con la campagna elettorale per le europee giocata con il sistema proporzionale.

Con una fondamentale differenza tra il polo di centrodestra e quello inesistente del campo opposto. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia correranno ognuno con la propria bandiera, ma sanno già che alla fine sommeranno i loro eurodeputati per spezzare l’asse Popolari e Socialisti e comandare a Palazzo Berlaymont a Bruxelles.

Rimane ancora l’incertezza se anche i leghisti saranno della partita, ma è chiaro che Salvini sta lavorando per esserci a pieno titolo. Dovrà gettare a mare gli estremisti di Alternative für Deutschland, dovrà far digerire Marine Le Pen. Cosa, quest’ultima, tutt’altro che facile, anzi sarà quasi impossibile non solo per i Popolari, anche per quelli più a destra come Manfred Weber, e per gli stessi Conservatori polacchi, alleati di Meloni, per le posizioni filoputiane e antiucraine della leader francese. Ma questo è un tema ancora prematuro.

Il punto è che il centrodestra ha comunque un progetto per l’Europa e un governo in Italia. E il vento che tira nel Continente soffia sulle vele di questo polo, dalla Svezia alla Finlandia, alla Grecia, alla Spagna. La sinistra in tutti i Paesi arranca e in Italia il Partito democratico stenta a decollare sotto la guida di Schlein. I sondaggi la danno sempre poco sopra il venti per cento.

Non è possibile sapere se potrà confermare il consenso o crescere ulteriormente. Il problema è che attorno ha il deserto dei tartari. I Cinquestelle le remano contro perché sanno che i voti il Partito democratico li prende, quando li prende, in quel movimento. Insomma, non si vede nessun potenziale schieramento che possa insidiare l’attuale maggioranza e garantire in prospettiva l’alternanza di governo. È la morte del bipolarismo come finora lo abbiamo conosciuto nel bene e nel male.

La conseguenza di questa tendenza è l’indebolimento della democrazia e l’autosufficienza politica della maggioranza che allarga a dismisura il suo potere nello Stato e in tutte le sue appendici. Fino a mettere in discussione gli organi di controllo e di garanzia. «Il ritorno a un un governo politico – afferma il costituzionalista Giuseppe Azzariti in un’intervista alla Stampa – viene inteso come il diritto a svincolarsi da ogni tipo di controllo». Sarebbe la cosa più grave e senza ritorno in assenza di un’alternanza di governo.

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