Tra loghi e manifestiLa mostra dedicata al graphic designer Orio Galli e all’arte della “bella scrittura”

Fino all’8 ottobre, il m.a.x. di Chiasso esporrà i lavori di uno dei grafici più conosciuti di tutta la Svizzera, capace di creare un’inaspettata armonia tra rigore geometrico e creatività

Orio Galli , Croci, Commissione federale della comunicazione, anni Novanta

Il m.a.x. di Chiasso, che si può raggiungere da Milano in sessanta minuti, è un piccolo gioiello che programma solo eleganti esposizioni dedicate alla grafica contemporanea, alla comunicazione visiva, al design e alla fotografia. L’ultima degna di nota si intitola Orio Galli, grafica e grafismi ed è dedicata alla carriera del graphic designer Orio Galli. 

Nato nel 1941 a Milano da padre ticinese e madre meneghina, Orio Galli rappresenta un vanto per il Ticino. Nel 1943 si trasferisce definitivamente qui dove ancora risiede. In famiglia respira una lunga tradizione di maestranza artistica svoltasi  fra Ottocento e Novecento a San Pietroburgo. A Lugano, nella seconda metà degli anni Cinquanta, fa il vetrinista mentre frequenta la scuola serale di Arti applicate a Zurigo. Negli anni Sessanta a Milano frequenta Bruno Munari, mentre entra in contatto con Max Hber e Heinz Waibi. 

Orio Galli, Galli-grafia per il Festival internazionale del film di Locarno, tecnica mista, 2007

L’attività di grafico, allora non così comune nel senso attuale del termine, Galli inizia ad esercitarla professionalmente quando apre il suo atelier nel 1968. Disegna manifesti, pieghevoli e brochure, si occupa di corporate identity, crea logo studiati per le imprese come per i comuni del suo cantone. Col tempo diviene uno dei grafici più conosciuti della Confederazione Elvetica che difatti gli commissiona molti stampati ufficiali. Un particolare impegno Galli lo riserverà allo studio di quella croce che è presente nella bandiera della Confederazione svizzera ma è pure il simbolo della Croce Rossa internazionale. 

Dagli oltre trecento lavori esposti ora al m.a.x. emerge uno straordinario eclettismo. Da subito Galli utilizza una pluralità di segni: sul rigore geometrico si innesta una espressività inaspettata. All’interno di spazi costruiti con linee nette appaiono fantasie lussureggianti. 

Orio Galli, Senza titolo, Patchwork, pennarello, acquarello e inchiostro su carta coperta da vernice trasparente su supporto di tela, 2005

Altro segno distintivo di Galli risulta essere la scrittura. Nella “bella scrittura” e nella calligrafia (oggi attività sempre meno praticata) Galli guarda al profilo di ogni singola lettera come a un’immagine a sé. Ma la scrittura è allo stesso tempo materia: non è la stessa cosa tracciare con uno stilo sull’argilla o graffiare con un pennino la carta variegata. Sono dunque gli strumenti di tracciatura a rendere possibile questa o quell’altra immagine. 

Da subito, dagli anni Cinquanta, Galli risolve la progettazione di molti suoi lavori con straordinaria espressività calligrafica. Ma è a partire dal Duemila che questa ricerca diviene un’attività artistica autonoma attraverso la quale elabora il suo sistema di scrittura-immagine.

Proprio la sezione dedicata a quest’ultimo periodo risulta la più densa e sorprendente dell’intera mostra. A partire dai Duemila, Galli realizza una serie di collage Senza titolo. Lo fa applicando su un supporto di tela tessere della stessa dimensione che ha dipinto con tratti a pennarello, inchiostro e acquerello su una carta coperta preventivamente da vernice trasparente. Il supporto è un rombo perfetto, così come lo sono le tessere, ma l’effetto cromatico è densissimo.

Orio Galli, Tradizione, Solidarietà e Utopia, Inchiostro su carta, 1991

Al culmine della sua ricerca, ogni singolo carattere di questa “scrittura” (ma la scrittura è per sua natura la rappresentazione di un pensiero) si liquefa, letteralmente affoga nel colore sino a perdere ogni comprensibile significato per raggiungere un ritmo che la apparenta alla musica.

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