La Francia schiera quarantamila agenti per riprendere il controllo della situazione, dopo giorno di guerriglia urbana e proteste. Nanterre, nella periferia ovest di Parigi, è l’epicentro di manifestazioni e scontri con le forze dell’ordine da quando, martedì, un diciassettenne è stato ucciso dalla polizia a un posto di blocco.
Il governo, in una riunione d’emergenza, ha cancellato tutti i viaggi dei ministri. Il presidente Emmanuel Macron, di fronte alle immagini della morte di Nahel M. (il cognome non è stato diffuso) ha scelto la fermezza: ha detto che fatti del genere sono «inspiegabili» e «imperdonabili».
Per cercare di sedare tensioni, il ministro dell’Interno Gerald Darmanin ha detto che in tutto il Paese sono stati mobilitati quarantamila agenti. Le proteste ricordano, anche nelle immagini degli incendi urbani, quelle del 2005, quando due giovani (Zyad Benna e Bouna Traoré) vennero uccisi mentre cercavano di scappare da un posto di blocco, nella banlieue di Clichy-sous-Bois.
Durante le contestazioni e i disordini, sono state arrestate più di centottanta persone. Macron invita, nuovamente, alla calma. Il presidente si stava, faticosamente, lasciando alle spalle le piazze roventi (e politicizzate) contro la sua riforma per abbassare l’età pensionabile a sessantadue anni, quando è esploso un nuovo caso. Peraltro, è andato a Bruxelles per il Consiglio europeo.
C’è chi specula. Il leader della sinistra populista, Jean-Luc Mélenchon, ha twittato qualcosa come «I cani da guardia ci ordinano di calmarci, noi chiediamo la giustizia». All’Eliseo sanno quanto velocemente possono propagarsi le proteste, in un Paese dove la polizia è nota per i metodi brutali e il piglio antagonistico quando c’è da caricare o disperdere con la forza le manifestazioni.
Il presidente ha scelto un messaggio di calma e riconciliazione: ora deve riuscire a farlo ascoltare, anche alla politica.