Export nel domaniIl futuro del Made in Italy nel mondo

Transizione ecologica, rivoluzione tecnologica e protezione della catena del valore sono le sfide che hanno intrapreso le imprese nazionali, con coraggio. A loro l’ultimo report di Sace offre una guida per orientarsi tra geografie e settori di maggiore opportunità

AP/Lapresse

Dal “disgelo” post-pandemia agli sconvolgimenti geopolitici della guerra in Ucraina, il mercato internazionale sembra riassettarsi in modo nuovo e positivo per l’esportazione di beni italiani, con un’entrata di oltre seicento miliardi prevista per quest’anno, secondo i dati raccolti nell’ultimo Rapporto Export di Sace.

Giovedì a Palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari a Milano, Sace (Servizi Assicurativi del Commercio Estero) ha presentato il suo nuovo report sulle esportazioni per il 2023, “Il futuro è adesso, insieme”. La relazione annuale, ormai la diciassettesima elaborata dalla società, propone strumenti e soluzioni a supporto della competitività degli imprenditori italiani all’interno dei confini nazionali e all’estero. In particolare, lo studio di quest’anno offre un approfondimento su investimenti green e nuove tecnologie, i settori di mercato con maggior potenziale consolidato.

A moderare la conferenza c’è Ilaria Iacoviello, giornalista di SKY TG24, che ha introdotto il report per la prima volta in presenza dopo quattro anni da remoto. Presenti all’evento, per raccontare i loro nuovi progetti, anche le aziende Made in Italy, recenti partner di Sace, Planet Farms, Dedem, Fantic, Varvaglione e Aboca.

Sace, gruppo assicurativo-finanziario italiano gestito in parte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, è attivo sul territorio da oltre quarant’anni. Al fine di rafforzare l’export come motore di crescita e competitività nel tessuto economico del Paese, Sace affianca, inoltre, anche il sistema bancario per facilitare alle aziende l’accesso al credito.

«In un contesto sicuramente non semplice, la performance dell’export italiano, pur in fisiologico rallentamento, quest’anno e il prossimo si conferma robusta», ha spiegato Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace. Il report infatti prevede per il 2023 una crescita nelle esportazioni di beni del 6,8 per cento, superando i seicentosessanta miliardi di euro.

Si conferma una buona performance anche per quanto riguarda l’export di servizi che, dopo aver superato nel 2022 i valori pre-pandemia, manterrà una crescita robusta anche quest’anno (del sette per cento), superando i centoquaranta miliardi di euro. La maggiore spinta continuerà a essere registrata nel settore del turismo.

Anche quest’anno Germania, Stati Uniti, Francia e Cina rimangono le maggiori geografie di riferimento per le vendite italiane. La Cina, in particolare, in completa riapertura dopo anni di restrizioni anti-Covid, è attesa come maggiore importatrice di prodotti italiani, con una crescita del diciassette per cento nel 2023. Oggetto della spinta cinese anche quei Paesi ben inseriti nelle sue catene di approvvigionamento, quali Vietnam (8,1 per cento nel 2023), India (+10,3 per cento nel 2023) e Tailandia.

Ma nello scacchiere internazionale si registrano anche importanti cambiamenti. Oltre alla Croazia (+14,4 per cento), new entry dell’Eurozona e porta d’ingresso alla regione balcanica, l’insorgere del conflitto russo-ucraino ha favorito le economie del Golfo con effetti positivi anche per la domanda di beni italiani. In particolare, in Arabia Saudita (+15,6 per cento) ed Emirati Arabi Uniti (+10 per cento) l’export italiano mostra tassi di crescita a doppia cifra quest’anno e non inferiore al 5 per cento per il 2024.

Messico (+8,4 per cento) e Brasile (+7,2 per cento) sono tra gli Stati dell’America Latina con prospettive di domanda più favorevoli. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, si prevede che le imprese italiane potranno beneficiare (+6 per cento) della legge IRA (Inflation Reduction Act), non solo investendo direttamente nel mercato statunitense, ma anche allacciando contratti di fornitura in loco.

In uno scenario economico sempre più globalizzato e interconnesso e in cui l’industria affronta le sfide ormai preminenti di evoluzione informatica, transizione ecologica e preservazione della catena di valore, anche quest’anno Sace propone agli investitori una guida alle nuove opportunità di impresa e allo sviluppo internazionale.

«Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione sono anche quelle che esportano, di più e meglio», ha commentato Alessandra Ricci, Amministratore Delegato di Sace. Come evidenziato anche da recenti indagini del Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere, ad esempio, circa il sessantasette per cento delle aziende che investe nelle tecnologie digitali esporta, contro il quarantaquattro per cento di quelle che non investono. Inoltre, le imprese che investono nel 4.0 e innovano il proprio modello di business hanno il triplo delle probabilità di esportare, del 14,5 per cento, rispetto a quelle che investono senza modificare il proprio modello, cioè del 5,2 per cento.

Il digitale diventa uno strumento sempre più strategico e imprescindibile per la crescita delle compagnie e quelle italiane sembrano pronte a usufruirne sempre di più. L’Italia, infatti, presenta già una forte specializzazione nella combinazione dell’IA con sistemi fisici, come impianti di automazione e robot. Secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, inoltre, il nostro Paese vede un buon grado di applicazione anche nei servizi, dalla sanità alla ricerca e alla finanza fino ai trasporti.

«Ecco perché quest’anno abbiamo voluto analizzare per la prima volta i flussi internazionali di beni legati alla trasformazione digitale che è ormai constatato sia un acceleratore della competitività delle imprese, anche internazionalizzate», ha spiegato Terzulli. «E alla transizione energetica, in cui in Europa l’Italia è seconda solo alla Germania».

Il Rapporto Export 2023, infatti, a differenza delle precedenti sedici relazioni annuali, ha analizzato anche le esportazioni di beni ambientali, categoria in cui rientrano sia beni connessi alla protezione dell’ambiente sia quelli “adattati” a un minore impatto, come biocarburanti, batterie senza mercurio e auto ibride ed elettriche. Lo studio mostra come i forti investimenti in corso, anche alla luce delle politiche europee di sostegno alla transizione, spingeranno l’export italiano di beni ambientali a crescere del 9,3 per cento quest’anno e del 9,7 per cento nel 2024, accelerando poi a circa quattordici per cento di media all’anno nel periodo 2025-26.

In linea con quanto confermato dal report, lo slancio verso la transizione ecologica investe e giova a tutti i settori, primo fra tutti uno dei più rilevanti in Italia, ossia l’agricoltura. «Investire in sostenibilità significa essere più resilienti e competitivi nel tempo», ha detto infine Ricci.

L’evento si è concluso con un messaggio di Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari Esteri, che ha espresso la sua gratitudine a Sace per il sostegno nell’internazionalizzazione delle imprese italiane, «un obiettivo strategico per un Paese come l’Italia naturalmente vocato all’export», ha dichiarato il ministro.

Tajani ha poi ringraziato Sace per la collaborazione proficua anche e soprattutto in scenari di crisi, dal supporto alle compagnie italiane nella ricostruzione dell’Ucraina o gli interventi a favore degli imprenditori dell’Emilia-Romagna e di tutti i territori colpiti dalle recenti alluvioni.

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