Nuovo poloL’alternativa LibDem è autonoma sia dalla destra sia dalla sinistra

Alessandro De Nicola spiega su Linkiesta che il movimento liberaldemocratico non guarda ai conservatori del Ppe, ma lavora per presentare una lista unica di Renew Europe alle elezioni europee, per poi creare un partito aperto e contendibile. Una formazione simile per valori alla FDP tedesca, o ai liberali olandesi, belgi, danesi

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Caro direttore,

l’articolo di Beppe Facchetti sull’iniziativa di Letizia Moratti mi ha divertito e poiché è un commento relativo a posizioni di cui non può essere completamente edotto, ho pensato di cogliere l’occasione per cercare di riassumere, spero nei termini più chiari possibili, dove di collocano i LibDem Europei, formazione nata a gennaio per favorire la creazione di un nuovo partito unitario liberaldemocratico.

Prendendo spunto dalla dichiarata vicinanza (o manifesta intenzione di aderire) di Letizia Moratti al Partito Popolare Europeo, i partecipanti al tavolo che si è riunito lunedì 29 a Milano vengono descritti come «una bella compagnia variegata, persino pittoresca e oggettivamente pulp», e a tal proposito l’autore si chiede se una svolta epocale come quella che si sta prospettando in Europa la si può contrastare con le truppe «Librandi-De Nicola-Signorile», con il «vetusto democristiano Giuseppe Fioroni e il non più creativo Gaetano Quagliarello». Chi glielo va a spiegare  – ci si chiede retoricamente – a Emmanuel Macron che in Italia c’è un tavolo che lancia ami al declinante ed ex glorioso Partito Popolare?

Tutto molto simpatico, benché basato, perlomeno per quanto riguarda me e i LibDem Europei, su informazioni un po’ incomplete.

In primis, a quella riunione erano presenti tutti i partiti che si rifanno a Renew Europe (il gruppo liberale del Parlamento Europeo): Italia Viva, con Matteo Renzi, Azione, con Mariastella Gelmini e +Europa con Paolo Costanzo. Erano stati cortesemente invitati e – come i LibDem- hanno cortesemente partecipato.

Personalmente ho espresso tre concetti e cioè che la nostra formazione, che non è un partito, lavora per una lista unica di Renew Europe in Italia, che il nostro obiettivo di medio termino rimane un partito liberaldemocratico aperto e contendibile e che non siamo disposti a sottoscrivere nessun programma-melassa, anzi, il primo punto del nostro rimane “meno spesa pubblica” (e ammetto che qualche sopracciglio perplesso si è alzato). Quindi niente Partito Popolare e niente formazioni troppo variegate.

Ho stima di Letizia Moratti e avendola votata per ben tre volte non potrebbe essere altrimenti. Ritengo sarebbe stata un’ottima presidente della Regione Lombardia e che molte delle sue idee siano compatibili con quelle dei LibDem, ma la nostra prospettiva politica è diversa.

I LibDem sono nati a inizio anno per iniziativa di quattro fondatori, Giuseppe Benedetto, Oscar Giannino, Sandro Gozi e chi scrive, unendo ben quindici sigle liberali e il loro  programma è molto netto: meno spesa pubblica, meno tasse, meno debito e deficit, privatizzazioni, liberalizzazioni, merito nella Pubblica Amministrazione, nella giustizia e nella scuola, concorrenza anche per i servizi pubblici, mercato del lavoro flessibile, garantismo, separazione delle carriere, diritti civili (con un approccio non talebano: non pensiamo che chi esprime dubbi sulla GPA (gestazione per altri) sia un reazionario oscurantista e chi a favore un mercante di schiavi), sistema previdenziale a capitalizzazione, europeismo, atlantismo, rispetto del diritto internazionale contro le aggressioni, politiche migratorie umanitarie ma realistiche, ecologismo che accetti sia i termovalorizzatori che il nucleare. Già cosi abbiamo un certo numero di differenze con il Terzo Polo e + Europa, non c’è bisogno di introdurre altro contenzioso programmatico. Comunque possiamo dire che «LibDem, e sai cosa bevi».

Inoltre, la nostra prospettiva è quella di un partito liberaldemocratico anche per l’Italia, come la FDP tedesca, i liberali olandesi, belgi, danesi, austriaci o svizzeri. Se non si tirano le fila con una lista alle Europee che riunisca i partiti di Renew Europe e non sia la riedizione 2.0 del pentapartito non andremo mai in questa direzione.

Per noi deve inoltre essere chiaro che il futuro Polo LibDem italiano dovrà essere autonomo, non c’è nessuno sguardo voltato né a sinistra né a destra. I liberali tedeschi solo a seguito delle elezioni hanno per senso di responsabilità accettato il governo semaforo con Verdi e SDP, dopo aver peraltro espresso la loro preferenza a un’alleanza con la CDU. E, se le circostanze, la fortuna, l’audacia e la capacità lo permetteranno, non c’è una legge storica ineluttabile che impedisca di far si che in Italia si possa ricreare un fenomeno Renaissance, un aggregazione politica liberale che sia dominante nel quadro politico. Ma per aspirare a questo non si può avere la mentalità di cespugli nascondendosi dietro la legge elettorale semi-maggioritaria.

Se ci invitano a un tavolo a contribuire con idee e ad ascoltare, i LibDem sono disponibili. Ma, pur essendo una buona cosa, non basta non essere Elly Schlein o Matteo Salvini, Giuseppe Conte o Giorgia Meloni, per formare una forza politica. Quelle che durano prescindono dal liderismo (il che non impedisce di avere leader, pensiamo al nostro amico Mark Rutte) e hanno un solido cemento ideale. Per noi è la tradizione liberale anglosassone, europea e italiana, quella di Camillo Benso conte di Cavour, Carlo Cattaneo, Giovanni Amendola, Piero Gobetti,  Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Ugo La Malfa, Giovanni Malagodi, Giovanni Spadolini e ci sentiamo a posto così.

È un programma difficile da realizzare? Ebbene sì, ma non abbiamo che le nostre catene dello statalismo da perdere.

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