Lo spettro dell’armocromia è molto largo ma evidentemente non comprende il tema pur fondamentale per un partito che aspira al governo, la sicurezza dello Stato. Infatti, stranamente nessuno lo ha notato, Elly Schlein ha rotto una ovvia e consolidata prassi: su ben ventuno titolari della sua segreteria, non ne ha nominato nemmeno uno al fondamentale dipartimento dei “Problemi della Sicurezza”.
Non c’è bisogno di ricordare l’importantissimo ruolo svolto da Ugo Pecchioli nel Partito comunista italiano e nel controllo parlamentare dei Servizi per rimarcare una ovvietà: i problemi della sicurezza, in primis la gestione e il controllo dei e sui Servizi Segreti, Forze dell’Ordine, Cybersicurezza e delle stesse Forze Armate, sono di capitale rilievo sia per la gestione del governo, sia per quelli di un grande partito, ancor più se all’opposizione.
Un tema sul quale il Partito democratico, con tutti i suoi numerosi segretari, ha sempre dato prova – sino alla Schlein – di una grande serietà. Spesso seguendo la lezione del presidente Francesco Cossiga, in una dimensione bipartisan di difesa degli interessi nazionali. Ma ora la logica tutta movimentista della Schlein esclude i problemi della sicurezza dagli interessi prioritari del Partito democratico nell’intenzione evidente di non dedicarvi neanche un minuto del proprio tempo.
Contemporaneamente e non a caso, la segreteria ha assegnato il dicastero della Cultura del Partito democratico a Sandro Ruotolo, il cantore della demenziale teoria della trattativa tra Stato e Mafia, l’entusiasta estimatore di Massimo Ciancimino le cui denunce sono state tutte smentite e stracciate da un mare di sentenze. Sorge così il sospetto che ci sia una relazione tra la cancellazione del dipartimento problemi della sicurezza e il ruolo assegnato a un Ruotolo teorico del ruolo dei “poteri occulti” e coautore della campagna sulla trattativa che ha colpito tutti quelli che, invece, la mafia l’hanno colpita veramente. Se il cuore dello Stato è occupato dall’Antistato – Ruotolo dixit – è bene starne lontano e denunciare, denunciare, denunciare a fare tante belle manifestazioni di piazza.
Dunque, una concezione tutta “di movimento” del partito e dello Stato, che disdegna di occuparsi di temi evidentemente considerati compromettenti e inquinanti le coscienze. Con l’aggravante che al posto del dipartimento problemi della sicurezza, Elly Schlein ha introdotto un nuovo dipartimento “per il Contrasto alle mafie, la legalità e la trasparenza”, affidato a Vincenza Rando, già presidente di Libera.
Di nuovo, la scelta della segretaria del Partito democratico di rinverdire la teoria del «doppio Stato» e di appiattirsi sui pm palermitani che hanno sciaguratamente condotto il processo sulla trattativa Stato-Mafia, appoggiati con entusiasmo da Rando che iscrisse Libera come parte civile contro il generale Mario Mori e il nucleo di ufficiali e politici che, invece, hanno inferto durissimi colpi alla mafia con l’arresto di Salvatore Riina.
Ora, alla luce di tutto questo e del rifiuto della segretaria di occuparsi dei problemi della sicurezza, prendono un significato particolare le recenti dimissioni dal Partito democratico di Enrico Borghi, già responsabile dei problemi della sicurezza nella segreteria dì Enrico Letta, e il suo contemporaneo passaggio a Italia Viva di Matteo Renzi, che del controllo dei Servizi ha invece il pallino.
In questo modo il Partito democratico nel Copasir, la commissione bicamerale di controllo parlamentare dei Servizi Segreti, perde il suo secondo commissario – Borghi, appunto – e resta col solo presidente della Commissione, Lorenzo Guerini. Il quale peraltro è tra gli esponenti del Partito democratico più lontani dalla linea politica della segretaria.
Di nuovo, praterie aperte al governo da parte del più grande partito di opposizione e assenza totale e voluta del Partito democratico dall’intensissimo dibattito che coinvolge in queste settimane i Servizi. Dibattito che ruota sul tema della Intelligence Economica che ormai occupa una grandissima parte della loro attività.
In un recente forum organizzato da Giovanni Orsina e dalla Luiss, aperto da una complessa relazione del generale Mario Mori (che Sandro Ruotolo accusava delle peggio infamie della Trattativa Stato-Mafia) e concluso dal sottosegretario Alfredo Mantovano, si è appunto discusso dell’enorme rilevanza che ha l’Intelligence Economica per il sistema Paese – e non solo a fronte del pericolo cinese, vedi golden power esercitata sulla Pirelli e soprattutto vigilanza sulle sanzioni alla Russia – e sulla necessità o meno di dotarsi di una nuova struttura dei Servizi (ipotesi rifiutata) o di rafforzare l’impegno senza cambiamenti strutturali dell’Aise e dell’Aisi. Temi fondamentali per il Paese, ma non interessanti per il Partito democratico di Elly Schlein.