Fino al 9 settembre all’ A+B Gallery di Brescia sarà visitabile Andreae, la mostra contenente la serie di High Performance Paintings di Tiziano Martini. Classe ’83, nato in Germania a Soltau, l’artista vive e lavora in Val di Zoldo, consegue poi un Master all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 2008 il suo lavoro viene esposto in vari spazi e mostre pubbliche e private, oltre che in diverse fiere italiane e internazionali.
Nelle sale della galleria d’arte contemporanea bresciana, sette dipinti raccontano un momento di svolta nel suo percorso di esplorazione creativa. Un nuovo ciclo pittorico che, proponendo un cambio di direzione espressiva, riflette sulla possibilità di un’arte indiretta. Andreae è il nome del filtro per gli abbattimenti dei fumi che si trova nello studio di Martini. Oltre alla sua funzionalità pratica di setaccio delle particelle rilasciate dalle bombolette spray durante i processi di verniciatura, il meccanismo offre un interessante spunto di riflessione. Anche l’artista, in un certo senso, ricopre un ruolo simile. Durante il processo creativo ha infatti il compito di distillare idee e intenti espressivi, per decidere se, come e in che misura agire sulla tela.
Vernici poliuretaniche bi-componenti dai colori naturali, freddi, fluo e metallizzati sono le protagoniste indiscusse delle tele, dove si presentano sotto forma di macchie, composizioni fluide e indefinite. Nonostante la sensazione possa essere quella di trovarsi davanti a un lavoro dettato da un approccio spontaneo o addirittura caotico, nulla è veramente lasciato al caso. L’apparente anarchia creativa cela infatti un lavoro scrupoloso di ricerca e dedizione per l’arte.
La tecnica, infatti, è uno degli aspetti predominanti nella poetica di Martini. Forte delle competenze acquisite lavorando nel mondo dei motori, la sua “pittura scolpita” lascia trapelare un’indole perfezionista ed esigente. L’artista si fa tassello di un ingranaggio meccanico, funzionale a una catena di produzione performante ed efficiente, ma senza correre il rischio di alienazione. Soggettività, sensibilità e intuizione rimangono infatti i capisaldi della sua produzione, che gli permettono di percorrere nuove strade e lasciarsi attrarre da stimoli diversi. Alti standard di esecuzione, una minuziosa ricerca di tecniche e materiali e svariati anni di studio accademico fanno di Martini la personificazione dell’artista al servizio della pittura.
Le vernici utilizzate nelle composizioni vengono stese e stratificate manualmente. Dopo averle fatte essiccare attraverso dei processi chimici, gli strati cambiano fattezze, restituendo una materia dura ma malleabile, che viene lavorata attraverso strumenti meccanici robo-orbitali o roto-eccentrici, togliendo e tagliando gli spessori, che talvolta nascondono sezioni inaspettate.
Seguendo la sua intuizione, Martini ferma le immagini, le cancella, le ripristina e infine le immobilizza, chiudendole in un trasparente alto solido, per poi farle lucidare e renderle così accessibili e fruibili al pubblico. Il risultato è una superficie densa, complessa e stimolante. Iperdefinita e allo stesso del tutto fuori fuoco.