Dai primi anni in tournée con la band art rock These New Puritans, Maria Chiara Argiró si fa spazio nel giro contemporary jazz UK, fino a debuttare come solista nel 2016. Nella capitale britannica si lascia trasportare da sonorità dalle molteplici sfaccettature, tra jazztronica e beat ambient. Il suo è un affascinante percorso di ricerca che combina solide basi classiche e jazz a contaminazioni elettroniche sperimentali volto a toccare il pubblico. Nascono così The Fall Dance (2016), a cui seguono Hidden Seas (2019), Flow, con Jamie Leeming, e l’ultimo concept record Forest City (2022), oltre che i lavori firmati Moonfish, in duo con Riccardo Chiaberta.
Poco a poco Maria Chiara Argiró cattura l’attenzione degli addetti al settore oltre che la invitano sulle scene di festival reputati come il Glastonbury o emergenti, come Fiore Verde, il primo festival che celebrerà la nuova musica e la cultura italiana al parco della Villette di Parigi dal 15 al 18 giugno dove si esibirà al fianco di Liberato, Giorgio Poi, Emmanuelle, Post Nebbia, Lorenzo Senni, Cosmo. L’abbiamo intercettata per saperne di più sulle sue tracce sognanti di vera musica suonata. Incontro.
Parlaci del tuo CAOS.
Tutti viviamo in un caos generale. La mia professione è già particolarmente ingarbugliata e tendo ad aggiungere caos alla mia vita con svariati progetti. Per affrontare tutto ciò il mio trucco è cercare di non essere troppo caotica. È un tema che mi è molto vicino da una parte ma che, dall’altra, affronto in maniera contraria, provando a fare ordine. A livello artistico non è semplice, riordinare il caos è quasi una sfida.
Una città particolarmente caotica a cui sei affezionata?
Roma! È la città più caotica che conosco. Londra al contrario è più frenetica, c’è una differenza sostanziale tra le due!
Sei a Londra da 12 anni. Come ci sei arrivata?
Ho iniziato a studiare pianoforte classico a 7 anni. Il mio percorso è sempre stato alternativo, non lineare. Mia mamma è stata fonte di ispirazione nell’intraprendere gli studi musicali. Era docente dell’accademia nazionale di danza a Roma e fin da piccolissima con lei ascoltavo tantissima musica classica. Intorno ai 12 anni ho iniziato a scoprire altri generi, in particolare il jazz, il progressive rock inglese, il folk fino ad approdare in modo abbastanza organico alla musica elettronica. L’aspetto del suono mi ha sempre interpellata e mi ha portata a studiare musicologia prima ancora di buttarmi nel mondo della pratica. La chiave di lettura è stata trasferirmi a Londra, dove volevo fare musica suonandola e dove mi sono iscritta a un conservatorio jazz. Subito dopo il diploma sono partita in tournée con i These New Puritans, una band art rock sperimentale, che mi ha dato modo di affacciarmi al mondo della music industry appena terminato il college.
Dove scovi nuova musica?
Tramite i live in primis. Ho la fortuna di abitare a Londra, una città che offre molto dal punto di vista culturale, in particolare i concerti e festival in cui ho avuto occasione di suonare. L’anno scorso per esempio abbiamo suonato a Glastonbury e mi sono divertita a scoprire gruppi pazzeschi sentendoli suonare dal vivo.
Parliamo di processi creativi. Come nasce una tua composizione?
Non è mai un processo lineare ma essendo pianista di formazione sono spesso portata a cercare le melodie che a volte arrivano un po’ da sole. Mi sento molto legata all’aspetto più intimo della composizione: piano-voce in modo puro piuttosto che iniziare dalla parte più tecnologica dove tutto comincia dal computer. Ultimamente sto scrivendo musica molto più elettronica. Il fatto di avere accesso a sintetizzatori o programmi come Ableton sicuramente facilita il processo creativo, ma nella maggior parte dei casi il mio punto di partenza è il pianoforte, lo trovo un processo catartico, nudo e puro. Preferisco iniziare così.
Sei una giovane artista italiana molto conosciuta all’estero, forse più che in Italia. Trovi che ci sia una differenza tra quello che fai oggi e quello che avresti potuto fare restando in Italia?
È un argomento che mi sta a cuore. Qui ho avuto modo di suonare con musicisti che provengono da tutto il mondo. Spesso mi sono immaginata la mia vita se fossi restata a Roma rendendomi conto che le opportunità di crescita a Londra, non solamente da un punto di vista musicale, ma anche umano e culturale, sono impareggiabili. A livello di generi musicali c’è molta più sperimentazione e contaminazione, purtroppo in Italia si risente una chiusura generale dovuta all’artista stesso ma anche al contesto culturale. È una questione di educazione musicale dell’audience: il pubblico va esposto ad un certo tipo di musica. Da sempre a Londra un settantenne e un quindicenne si possono incontrare allo stesso concerto. Contrariamente al Regno Unito, dove le occasioni economiche e la voglia di osare sono maggiori, temo che in Italia ci sia un po’ meno voglia di rischiare sia nella musica che nella composizione.
A giugno ti esibirai al Trabendo a Parigi in occasione di Fiore Verde al fianco di Giorgio Poi, Lorenzo Senni, Cosmo, Her Skin, Emmanuelle, Donato Dozzy. Cosa ne pensi di questo festival che celebra la musica italiana transalpina senza concepirla come un cliché?
Ho un legame molto forte con Parigi, una città culturale che come Londra è un polo importantissimo per gli artisti italiani. Lì conosco la realtà jazz, per esempio ho collaborato con Leila Martial, sperimentatrice indescrivibile, o il produttore di musica elettronica Crayon. Per quanto riguarda il festival Fiore Verde, è un onore rappresentare il mio paese in questa occasione. Come dicevamo, a parte le superstar, la musica italiana si ritrova spesso chiusa dentro all’Italia, per gli artisti italiani può risultare difficile accedere alla scena internazionale, ben vengano iniziative come questa che mi auguro un giorno possano approdare a Londra, Berlino ma anche in realtà cittadine più piccole per contribuire alla crescita umana e culturale di un paese.
Da chi è composta la tua formazione?
Riccardo Chiaberta alla batteria, sintetizzatore e basso e alla tromba elettronica lo scozzese Christos Stylianides e io. Siamo tutti basati a Londra.
Come ti prepari a un concerto?
La formazione attuale prevede un set tecnologico che ha richiesto svariate prove. Il processo non sempre è semplice: spesso siamo costretti ad abbandonare determinate idee per capire come tradurre un album in un live setting. È come se nel live si aprissero nuovi mondi, è uno dei momenti che apprezzo di più nella mia professione. Prima del concerto mi piace stare tranquilla, esercitarmi anche se il jazz mi ha insegnato a lasciarmi andare, non sono una control freak!
Cosa ascolteremo di tuo quest’estate?
A marzo è uscito Unreal, un nuovo brano che fa parte del Forest City Bonus, e nel frattempo sto collaborando con altri artisti. Usciranno un po’ di cose interessanti, in particolare con Moonfish, in duo con Riccardo Chiaberta a cui si aggiunge il chitarrista Jamie Leeming. Sto anche lavorando al mio prossimo album che è già a buon punto, sono molto soddisfatta. Dal release di Forest City mi sento molto ispirata, l’aspetto del live mi ha dato una carica in più per sviluppare un nuovo discorso che ritroveremo nel prossimo album, mi sta divertendo tanto e mi sta facendo confrontare con un aspetto molto personale.
Cosa ascolti in questo momento?
Ho ascoltato tantissimo l’album Continua di Nosaj Thing, un artista produttore che seguo da sempre. Per quanto riguarda la musica italiana mi è piaciuto parecchio l’album Spira di dell’artista sarda Daniela Pes, prodotta da Io Sono Un Cane.
Tre festival da non perdere nei prossimi mesi?
In Inghilterra, Glastonbury è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita, così come l’End of The Road Festival a Dorset, o il Lost Village Festival dove suoneremo a fine Agosto, un boutique festival in una foresta per gli appassionati di musica elettronica. In Italia sono molto divertenti il Viva! Festival in Puglia a cui parteciperemo, last but not least consiglio di cuore il Jazz:Re:Found in Piemonte.
Qui trovi la playlist caos di Maria Chiara Agiró per Linkiesta Eccetera. Per altre sorprese, dovrete attendere il 15 giugno per l’uscita del nuovo numero cartaceo del nostro magazine dedicato al lifestyle.