Un Pride straordinarioLa figuraccia della destra e il clamoroso autogol sulla gpa da parte di chi dovrebbe difenderla

La Giunta Rocca si è comportata in maniera grottesca sull’organizzazione dell’evento tenuto a Roma sabato scorso. Ma chi sfilava aveva rivendicazioni soprattutto sulla gestazione per altri, spendendo tempo ed energia in una battaglia del tutto collaterale rispetto alle istanze delle persone Lgbt+

Credits: Francesco Lepore

Quello di Roma è stato un Pride straordinario. Una marea umana, colorata, festosa si è riversata sabato in piazza della Repubblica, per poi percorrere le arterie principali dei rioni Castro Pretorio, Esquilino, Celio, Campitelli. In piazza, ancora una volta, e quest’anno più che mai, l’orgoglio delle persone Lgbt+, che hanno rivendicato a gran voce la piena parità dei diritti. Si è marciato tra slogan, balli, canzoni sparate dai trentacinque carri presenti all’interminabile corteo arcobaleno. E lo si è fatto favolosamente a dispetto del mancato patrocinio della Regione Lazio.

Ma proprio lo spettro del patrocinio, prima concesso e poi penosamente ritirato dal governatore Francesco Rocca, si è rimaterializzato più penosamente al Pride sotto forma di inutili recriminazioni. Sulla gravità delle parole dell’ex presidente della Croce Rossa che, alla guida della Regione Lazio dal 2 marzo, è arrivato a definire il Pride una manifestazione volta «a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto», non ci piove. Lo stesso dicasi dell’assoggettamento in tale faccenda alle pressioni velatamente minatorie dei torquemada di Pro Vita & Famiglia, che poi, giustamente spernacchiati durante la marcia dell’orgoglio Lgbt+, hanno subito vestito i panni della vittima e gridato, loro principi dell’intolleranza e della discriminazione, contro «la vera natura intollerante e discriminatoria del Pride».

D’altra parte, ci voleva tutto il loro genio e quello della Giunta Rocca, per far conoscere il verboso e noioso documento politico del Roma Pride – che, al pari di tutti i manifesti programmatici delle varie marce dell’orgoglio Lgbt+, non legge pressoché nessuno – e portare la generale attenzione su un solo passaggio di esso: «Vogliamo una legge che introduca e disciplini anche in Italia una gestazione per altri (gpa) etica e solidale, che si basi sul pieno rispetto di tutte le persone coinvolte, sulla scorta delle più avanzate esperienze internazionali e in un’ottica di piena e autentica autodeterminazione».

È questa, d’altra parte, una richiesta che, a ben guardare, ha poco da spartire con le istanze rivendicative delle persone Lgbt+, diversamente da quella del riconoscimento del legame di filiazione tra bambine e bambini nati mediante tecniche di procreazione medicalmente assistita, compresa la gpa, e i genitori intenzionali.

Sotto questo punto di vista, rispondente all’intangibile principio del miglior interesse del minore, il movimento arcobaleno sa bene di essere pienamente in linea coi recenti richiami al legislatore da parte della Corte costituzionale (sentenze 32 e 33/2021). Eppure, mentre si dovrebbe insistere prioritariamente sul riconoscimento dell’omogenitorialità, sull’uguaglianza di tutti i nati a prescindere dalla modalità di concepimento, sulla riforma della legge sulle adozioni, aperte anche alle coppie di persone dello stesso sesso e a single, tempo ed energia vengono invece spesi in una battaglia del tutto collaterale e ai più incomprensibile. È infatti noto che a ricorrere annualmente alla gpa, laddove è normata e consentita, sono in larghissima maggioranza – oltre il novanta per cento – coppie eterosessuali.

Non ci si rende conto che, alla fine, si sta facendo il gioco delle destre, la cui campagna di sostegno al ddl Varchi e, dunque, al monstruum giuridico del reato universale della «surrogazione di maternità», già vietata peraltro dalla legge 40/2004, va ben al di là del solito giochetto di distogliere l’attenzione dai grandi problemi correnti e dall’inettitudine del Governo nell’affrontarli. Rincorse sin da subito su un terreno minato, le destre hanno saputo abilmente spostare il focus della discussione dal tema principale della capacità genitoriale delle persone omosessuali a quello secondario, ma fortemente divisivo anche a sinistra, della gestazione per altri. Sulla quale si potrà pure esprimere ferma contrarietà, come dimostrano i recentissimi casi di Anna Finocchiaro e del cardinale Matteo Maria Zuppi, senza che ciò implichi necessariamente posizioni negatorie dell’omogenitorialità o, peggio ancora, mentalità omolesbobitransfobiche.

Lo stesso dovrebbe forse dirsi anche del presidente Francesco Rocca, che nella lettera indirizzata a Il Messaggero il giorno prima del Pride ha cercato di smorzare i toni, invitando al dialogo e sottolineando di aver «lottato una vita contro ogni forma di discriminazione, per l’inclusione e il rispetto dei diritti, in ogni contesto e circostanza, anche quelli più delicati e difficili».

A che pro, dunque, urlare nei discorsi finali del Pride espressioni del tipo: Cazzo di patrocinio; Destra stronza; Le scuse sapete dove potete infilarle? Non si è mica in un vascio né tantomeno a un sex party, dove male parole e scurrilità hanno più di un senso. A che pro, soprattutto, parlare dello sgangherato disegno di legge sul reato universale nei termini di «sterilizzazione di Stato, la stessa che hanno applicato i nazisti nel ‘900»? Al di là di iperboli grossier, che pongono un inopportuno paragone con chi subì realmente tale inumana violazione fisica – primo passo, spesso, verso lo sterminio nei campi di concentramento –, è l’identificazione della genitorialità/omogenitorialità con le diverse tecniche di pma a dar da pensare e non poco.

Sensate, invece, le dichiarazioni del segretario di Più Europa Riccardo Magi, che, partecipando sabato al Pride, ha affermato: «Le ultime rilevazioni ci dicono che una maggioranza importante degli italiani è a favore del matrimonio egualitario e delle adozioni per le coppie omogenitoriali e per i single. Noi oggi manifestiamo con loro e per loro. Se il governo vorrà tornare indietro sui diritti civili useremo tutti i mezzi democratici per fermarli». È inoltre notizia di ieri che il senatore Ivan Scalfarotto (Italia Viva) ha presentato uno specifico disegno di legge per regolamentare l’accesso alla gpa solidale. Redatto principalmente dall’associazione radicale “Luca Coscioni”, il disegno di legge prevede l’estensione dell’accesso a tutte le tecniche di fecondazione assistita a coppie dello stesso sesso e single. Tra le altre cose il testo introduce una specifica ipotesi di reato per chi, abusando d’una condizione di necessità, induce una donna a portare avanti una gravidanza per altri. Ma questa è tutta un’altra storia.