Risultati che parlanoL’asma del sindaco di Londra e la promessa di una città con un’aria respirabile

Nel libro “Respirare – Fermiamo insieme l’emergenza climatica”, pubblicato in Italia da Egea, Sadiq Khan racconta le politiche che stanno cambiando il volto della capitale inglese (sempre meno autocentrica)

AP Photo / LaPresse

Una buona regola di vita è diffidare dei libri «scritti» dai politici, perché sono frettolosi, noiosi, sciatti e insinceri. Ecco un’eccezione: il memoir ecologista del sindaco di Londra Sadiq Khan – pubblicato in Italia da Egea – è un buon libro, con un bel titolo: “Respirare”. Il sottotitolo è: “Fermiamo insieme l’emergenza climatica”, e ci ricorda che nella biodiversità delle figure politiche i sindaci tendono a piacerci più degli altri non solo per il loro senso pratico o per la prossimità tra azione di governo e voto, ma perché sono degli ottimisti. 

Khan è diventato sindaco di Londra nel 2016, è stato rieletto nel 2021 e ci riproverà per un terzo mandato nel 2024. Se vincesse, avrebbe fatto la storia e avrebbe dimostrato il punto centrale del suo libro: «Il contrasto ai cambiamenti climatici non è la kriptonite dei politici». Si può governare una città come Londra su una piattaforma ecologista, portando cambiamenti sostanziali nello stile di vita dei suoi abitanti, senza necessariamente perdere consenso. 

“Respirare” non è un libro di visione (la mancanza di ispirazione è spesso una delle cose che vengono imputate a Khan) ma di strategia politica, micro e macro. È un testo agile, che si legge in un solo viaggio in treno, ed è strutturato su sette capitoli, ogni capitolo è un ostacolo: fatalismo, apatia, cinismo, deprioritizzazione, ostilità, costi e stallo. Sono quelli che lui ha affrontato come sindaco, ma è uno schema utile anche a livelli di governo più complessi di una città, o più piccoli. Anche un attivista può dividere, come fa il sindaco di Londra, le cose che affronta nella sua vita tra fatalismo, apatia, cinismo, deprioritizzazione, ostilità, costi e stallo. Se l’azione per il clima fosse un videogioco, questi sarebbero i sette livelli da affrontare. 

L’informazione politica più importante del libro è che Sadiq Khan a 43 anni, dopo aver corso la prima maratona della sua vita, ha scoperto di avere una forma di asma che non aveva mai sperimentato nella sua vita e che gli rendeva difficile correre, camminare o parlare. Il medico gli ha detto che la causa di quell’asma era l’aria che aveva respirato per allenarsi all’aperto nella sua città. A quel punto Khan si è curato, e ha imparato una cosa nuova: le questioni ambientali e climatiche sono temi generali, alti, da idealista ben intenzionato, finché non toccano il tuo corpo (o la tua casa, il tuo lavoro), a quel punto diventano la cosa più personale che ci sia. 

L’asma è la origin story di Khan, come quelle dei supereroi, come l’assassinio dei genitori che avvia la trasformazione da Bruce Wayne a Batman. Nel suo caso, scoprire di essere un adulto non più così sano a causa dell’inquinamento di Londra lo ha trasformato da politico attento ai diritti umani e civili ma distratto sull’ecologia a sindaco del clima, da «proprietario di Land Rover a evangelizzatore delle bici elettriche». 

C’è un’altra storia che Khan intreccia al suo racconto personale di risveglio ecologista, ed è quella di una bambina di nome Ella Adoo-Kissi-Debra. Aveva l’asma, Ella, ed è stata meno fortunata di quello che, se lei avesse vissuto abbastanza a lungo, sarebbe diventato il suo sindaco. Nel 2013, Ella è morta per un attacco epilettico causato dall’asma. Ci sono voluti studi e ricerche, ma sette anni dopo è stato appurato che la gravissima forma di asma di cui soffriva la bambina era causata dall’inquinamento di Londra. Un team di legali ha provato che tutte le sue crisi coincidevano con i picchi di tossicità dell’atmosfera. Nel 2020, quando Khan si apprestava a correre per la rielezione, Ella divenne la prima persona nel Regno Unito ad avere “inquinamento atmosferico” scritto sul certificato di morte. Uccisa dall’aria che respirava, a nove anni. 

Un altro concetto chiave di “Respirare” è che «le soluzioni per l’inquinamento dell’aria e i cambiamenti climatici sono spesso le stesse, affronta una e affronterai anche l’altra». Come detto, Khan compensa la mancanza di immaginazione politica con pragmatismo e ottimismo. Tra le sue ispirazioni cita Anne Hidalgo (che però ha avuto la carriera politica a pezzi dopo la trasformazione della mobilità di Parigi), Michael Bloomberg, Claudia Lopez, sindaca di Bogotà e l’economista Mariana Mazzucato. Con questo pantheon in formazione, nel 2016 Khan vinse le elezioni contro Zac Goldsmith, l’ambientalista Tory più credibile, che però si fece convincere a impostare la campagna elettorale contro Khan su una serie di toni apertamente razzisti. Anche per questo perse la corsa a sindaco: una buona dimostrazione di come ecologia e questioni sociali si possono difficilmente scindere. 

Nel 2018 ha dichiarato l’emergenza climatica. Nel 2019 ha creato la Ulez, Ultra-low emission zone, uno dei più ambiziosi processi di restrizione del traffico di auto in una grande città globale. Ha anche designato Londra come città parco nazionale, ed è a capo di C40 Cities, il network di metropoli in prima linea contro la crisi climatica. Le prossime sfide, quelle a cavallo tra l’attuale mandato e l’eventuale rielezione, sono una massiccia riforestazione della città, l’implementazione di stazioni di ricarica per i veicoli elettrici e un miglioramento del trasporto pubblico, che è nel suo dna, visto che suo padre era un autista di bus. La vera data chiave però è il 29 agosto di questa estate: quel giorno la Ulez verrà estesa dal centro di Londra e dai quartieri più prossimi a tutta la città. Quel giorno inizia il vero stress test per il pragmatico ottimismo descritto da Khan in “Respirare”. 

L’opposizione a Londra per l’estensione della Ulez è maggioritaria, soprattutto nella città metropolitana (addirittura settanta per cento). I motivi sono quelli strutturali di ogni politica di mobilità urbana aggressiva: i costi per le persone più povere, quelle che vivono nelle aree coinvolte e che non possono permettersi di cambiare auto e che sono serviti da trasporti ancora non all’altezza. Khan ha descritto questa espansione come «una delle decisioni più difficili da quando sono in politica», ma ha aggiunto: «Non metterò mai ragioni di opportunità davanti alla salute pubblica». 

I risultati parlano per lui: da quando c’è la Ulez il numero di veicoli elettrici è quadruplicato, il numero di auto diesel è diminuito di un quarto, la qualità dell’aria è migliorata. Khan metterà sul piatto centodieci milioni di sterline di agevolazioni per gli abbonamenti ai trasporti pubblici e per nuove rotte di autobus. Durante la prima estensione della zona a basse emissioni, nell’ottobre del 2021, al suo fianco c’era Rosamund, la madre di Ella, la bambina morta di asma a nove anni a causa dell’inquinamento. Rosamund ed Ella sono le figure centrali del libro, quel giorno la donna disse ai giornalisti: «Questo è solo l’inizio, tutta Londra dovrà essere così». Ad agosto accadrà una cosa non comunissima per un sindaco o un politico in generale: una promessa mantenuta. 

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