Il candidato di MonzaLa discesa in campo di Cappato per il seggio di Berlusconi spacca le opposizioni (e Galliani festeggia)

L’esponente radicale ha il sì di Più Europa, Verdi-Sinistra e Calenda, ma Gelmini e Carfagna hanno già preso le distanze. Il Pd non si esprime, Italia viva neanche. A mandare in crisi i partiti sono le battaglie su fine vita e cannabis. Eppure, avrebbe potuto essere un’occasione per i Dem anche per fare i conti con la tematica dell’eutanasia

(LaPresse)

Marco Cappato ha il sì di Carlo Calenda, di Più Europa e di Verdi-Sinistra, ma il Pd non sarà della partita. Scappa da Cappato.

Il nome dello storico esponente radicale, protagonista da anni di tante battaglie, tra le quali soprattutto quella sul fine vita, è in pista per contendere ad Adriano Galliani il collegio di Monza dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi nelle elezioni che si terranno il 22 e 23 ottobre. Ancora niente campo largo, dunque, malgrado quello di Marco Cappato sia un nome forte, una persona molto stimata per la sua coerenza.

Ma proprio la coerenza su una questione “etica” come la battaglia per il suicidio assistito e la “morte dolce” appare paradossalmente il suo punto debole. Il tema dell’eutanasia è infatti tra quelli che maggiormente dividono l’opinione pubblica e persino i partiti al loro interno. Basti guardare a cosa è successo dentro Azione. Dopo che Calenda ha dichiarato «noi ti daremo una mano», Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna hanno immediatamente dichiarato la loro contrarietà: due dissensi molto pesanti che in teoria potrebbero anche costringere Calenda, se non a un ripensamento, quantomeno a una discussione interna non facile. Che è poi il rischio che Matteo Renzi vuole evitare a casa sua, Italia viva, dove per questa ragione ancora non ci si esprime.

E se c’è discussione in un piccolo partito laico come Azione, figuriamoci quello che potrebbe succedere nel Pd. La segretaria Elly Schlein opportunamente non si è espressa, anche perché altrimenti verrebbe accusata di decidere tutto lei da sola, ma soprattutto perché sa che il Pd non può appoggiare un uomo politico che ha quelle idee su eutanasia, cannabis e quant’altro.

Ma l’opposizione a Cappato non è venuta, come era da aspettarsi, da esponenti cattolici (non ce n’è stato bisogno), ma dall’ala riformista che per sua natura non ama candidature considerate minoritarie come quella dell’esponente radicale. Alessandro Alfieri ha subito messo in guardia dalle «fughe in avanti»: per lui in Brianza sarebbe meglio scegliere un candidato civico espressione del mondo produttivo e delle imprese di quel territorio per evitare di fare «testimonianza». I Dem poi non dimenticano che alle comunali di Monza dell’anno scorso Cappato appoggiò una lista che stava con la destra (poi il centrosinistra vinse ugualmente), uno sgarbo che a quanto pare brucia ancora, mentre qualcuno si spinge persino a ricordare con malizia l’appoggio del Pd (segretario Bersani) alle Regionali del Lazio del lontano 2010 a Emma Bonino che perse malamente contro Renata Polverini.

La battaglia a Monza di Marco Cappato avrebbe potuto essere un’occasione per i Dem anche per fare i conti con la tematica dell’eutanasia, che il radicale propone da anni attraverso il sostegno specifico e autodenunciato a persone che scelgono di morire: famoso il caso di Dj Fabo per il quale Cappato venne assolto, mentre successivamente la Consulta dichiarò incostituzionale l’articolo 580 del Codice Penale, quando la persona che è stata aiutata a porre fine alla sua vita «sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli». Vedremo comunque se qualcuno al Nazareno aprirà la questione in modo forte, ma in ogni caso la fine è nota: il Pd cercherà un altro candidato. E per Adriano Galliani va bene così.

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