A Ficuzza ci si va per raccogliere le castagne, i funghi e regalare ai bambini giornate in mezzo a una natura incontaminata. Ma a Ficuzza si va anche per salvare dalla morte i tanti animali selvatici, uccelli e non solo, che per vari motivi hanno bisogno di cure particolari.
Il piccolo borgo, situato a pochi chilometri da Corleone, nasce nel 1799 per volontà del re Borbone Federico III di Sicilia per farne sede della sua residenza di caccia: la Real Casina di Caccia.
Ficuzza fa poco meno di 150 abitanti, ma in inverno, momento meno “turistico”, non arriva a quaranta residenti. Tra questi quaranta residenti ci sono Giovanni Giardina e Maria Waldhart, che dal 26 dicembre del 1996, ininterrottamente, guidano fieramente il centro Lipu che a oggi è l’unico Centro regionale recupero fauna selvatica della Sicilia. Qui, da ogni parte della Sicilia, viene portata tutta la fauna selvatica in difficoltà per essere curata, riabilitata e, dove possibile, rimessa in libertà.
Giovanni e Maria da 27 anni non conoscono pause, ferie, vacanze, vanno a lavorare al centro ogni giorno, tutti i giorni dell’anno, festivi compresi: gli animali mangiano ogni giorno, le aree dove stanno gli animali devono essere pulite ogni giorno, e ogni giorno arrivano animali, soprattutto uccelli, feriti dai bracconieri o che hanno urtato una pala eolica o, più semplicemente oggetto di sequestro.
Sì, perché come ci sono persone che hanno il piacere di tenere per casa dei felini di grossa taglia, ci sono anche quelle che posseggono collezioni di falchi, aquile e gufi. Questa ultima categoria è tra quelle più sfortunate, perché si tratta quasi sempre di animali cresciuti in cattività, che non hanno alcuna idea di come poter vivere in natura.
Dunque vengono ospitati a vita in questo centro, curati, coccolati, accuditi e utilizzati a scopo educativo. Infatti il centro, tra le varie attività necessarie al sostentamento, accoglie le scolaresche e mostra ai bambini gli animali da vicino.
Per dare l’idea dell’impegno che ci vuole per gestire un ospedale come questo, ecco alcuni numeri: 1800 gli animali accolti nel 2022, il 45 per cento dei quali sono stati riabilitati e rilasciati in natura. Questi numeri ci raccontano quanta dedizione e impegno ci vogliono per andare avanti, con le proprie forze, quelle dei pochi volontari che accettano di passare del tempo in questo piccolo borgo in mezzo al nulla. Un po’ di aiuto il centro lo riceve dalla Regione Siciliana, ma è una minima parte, non garantisce la sussistenza dell’ospedale.
Oggi Giovanni ha 70 anni, sua moglie Maria, che dall’Austria per amore si è ritrovata a Ficuzza, ne ha di meno (non si chiede l’età alle signore), ma sicuramente le forze sono sempre meno e gli acciacchi sempre di più. Il futuro di questo luogo è sempre, purtroppo, legato a decisioni politiche, ma la dedizione di queste due persone fa pensare che una soluzione verrà trovata.