Il patto anti-inciucio per l’Europa proposto da Matteo Salvini è una acrobazia gattopardesca che starà sicuramente divertendo Giorgia Meloni e anche noi. Lo show sovranista è solo all’inizio e promette bene in Italia e nel Continente spazzato dai venti freddi di destra che scendono dalla penisola scandinava e soffiano caldi da quella iberica. Auguriamo ai patrioti di tutte le risme ogni male elettorale possibile nelle urne del 2024, ma promettono di regalarci uno spettacolo divertente. Il prologo di Matteo Salvini è una garanzia di divertimento.
Nell’intervista di ieri sul Corriere della sera, il Capitano in debito di voti vuole tutto il centrodestra al governo dell’Unione europea. «Nessuno escluso», precisa. Quindi non solo la Lega ma anche i suoi amici di Identità e Democrazia ovvero madame Marine Le Pen e l’estrema destra di Alternative für Deutschland (Afd) – data al venti per cento nei sondaggi tedeschi – davanti ai socialdemocratici della Spd.
Sulla base di questa potenziale performance e di quella del Rassemblement national (primo partito in Francia), il leader leghista prenota un posto al piano nobile di Palais Berlaymont. Immagina di partecipare al nuovo patto di potere a Bruxelles con i Popolari, non accetta discriminazioni. Ovviamente il messaggio è dritto dritto a Giorgia Meloni, che ha però già i suoi grattacapi con gli amici serpenti di Varsavia, quelli che l’altro giorno con il premier Mateusz Morawiecki le hanno rovinato il presepe, rifiutando l’obbligo della ripartizione dei migranti.
Quindi, già la premier deve vedersela con i suoi compagni del Partito Conservatore e immagina cosa potrebbe succedere se insieme andranno al governo europeo, magari pure ballando il valzer del bel Danubio blu con Viktor Orbán. Spettacolo, per l’appunto, e tante smorfie amare su quello che questa compagnia potrebbero combinare, di negativo.
Per rassicurare i potenziali alleati europei, Salvini precisa che Afd si è rinnovata, ha cambiato i vertici, personale politico, non sono mica i neonazisti di una volta, ma no, figuriamoci. E comunque, precisa il leghista, con i tedeschi il Carroccio ha solo un rapporto politico recente, per cui, sembra dire, buttarli a mare non sarà un problema se i Popolari tedeschi non vorranno sentirne parlare. E così è. Marine però non si tocca, con lei il legame è inossidabile, di antica data. La francese, che Salvini incontrerà oggi, dovranno accettarla anche i polacchi che non l’hanno mai voluta tra i piedi per i vecchi trascorsi con i russi.
I rapporti di forza, cioè i numeri nell’europarlamento, saranno il discrimine. Ma lo sarà anche la situazione in Ucraina.
Ma la risata sonora della premier nella masseria pugliese, dove sta riposando dopo il vertice europeo, si sarà sentita fino a Otranto quando ha letto la proposta di Salvini. «Sono pronto – ha detto al Corsera – a proporre un patto scritto, prima del voto: niente compromessi con la sinistra. Tutto il centrodestra unito, senza i socialisti. La sfida è questa: evitare a tutti i costi che la sinistra possa restare nel governo europeo dopo tutti i danni e gli scandali». In sostanza oggi Salvini propone un patto anti-inciucio, proprio quello che lui aveva sempre rifiutato di sottoscrivere.
Meloni glielo propose nel 2018 alla vigilia del voto: aspettò inutilmente che il leghista e Silvio Berlusconi si presentassero al cinema Cavour ma i due alleati diedero forfait. Lei, sotto la pioggia, andò sola all’Altare della Patria a Piazza Venezia a giurare che mai avrebbe fatto un governo con il Partito democratico. L’indomani del voto i leghisti convolarono a nozze con i Cinquestelle e diedero vita al primo governo Conte. Quella scelta segnò il rapporto tra i due giovani leoni del centrodestra e il destino dell’inversione della curva dei consensi che ha portato Fratelli d’Italia, dall’opposizione, a risucchiare milioni di voti alla Lega e a Forza Italia. Fino a diventare il primo partito e conquistare Palazzo Chigi.
Adesso quel patto anti-inciucio lo propone lui, a parti invertite, per partecipare al colpo grosso in Europa. Giustificando la contorsione con il fatto che «il tempo delle emergenze è finito». Sarà chiaro con gli elettori, questa volta: «Eviteremo fibrillazioni e sospetti nel nostro campo». L’importante per la Lega è battere la sinistra nelle urne, evitare che i «perdenti rientrino dalla finestra grazie a giochi di palazzo e tradimenti come con il Conte II».
Il Conte I è invece solo un pallido ricordo, gli anni dell’underdog emarginato/a un errore di percorso, l’unità nazionale con Mario Draghi uno scivolone passeggero. Acqua passata sotto tutti i ponti. Escludere qualcuno del centrodestra sarebbe «miope», afferma l’ex Capitano. Escludere semmai i liberali di Emmanuel Macron, a maggior ragione i socialisti e i Democratici del commissario Frans Timmermans e Paolo Gentiloni, «troppo spesso critico e poco collaborativo».
Queste le grandi aspettative di Salvini, che sente la vittoria alle europee in tasca a undici mesi dal voto. La stessa certezza che aveva alle elezioni del 25 settembre del 2022. E infatti allora sottoscrisse un programma che prevedeva il patto anti-inciucio rifiutato quattro anni prima. Non ha fatto però il calcolo che la situazione politica italiana dopo la caduta di Draghi non può essere sovrapposta automaticamente a quella europea. E soprattutto non è detto che Meloni questa volta voglia sottoscrivere il patto che le propone. Le variabili sono tante, i numeri ancora incerti, il campo di un centrodestra ampio ha confini da definire. La compagnia che vuole imbarcare Salvini dovrebbe governare a Bruxelles avendo all’opposizione il governo di Macron e quello di Olaf Scholtz, Francia e Germania. Un’illusione. Con chi pensa Salvini (e Meloni) di portare a casa la riforma del Patto di stabilità e le prossime rate del Pnrr?
Meloni bifronte grida in Italia all’opposizione divisa perché può permettermelo, ma quando oltrepassa le Alpi con i dossier bollenti nella valigia di presidente del Consiglio sta molto attenta a giocare con il fuoco e l’interesse nazionale tanto caro. Vedremo che campagna elettorale farà per le europee. C’è ancora molto tempo, anche per firmare patti anti-inciucio che potrebbero ritorcersi contro nei prossimi mesi e anche dopo il voto europeo. Potrebbe trovarsi costretta a sostenere un’altra maggioranza Ursula o simile con gli odiati liberali e socialisti.
Mettiamoci comodi che lo show è appena iniziato. Ma non per per la segretaria del Partito democratico.