Venerdì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ospitato a Camp David il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-Yeol in uno storico incontro trilaterale, il primo in assoluto tra leader dei tre Paesi, nato con l’obiettivo di sviluppare una partnership militare ed economica in grado di affrontare le crescenti minacce nel Pacifico e l’instabilità geopolitica provocata dall’invasione russa dell’Ucraina. Nella storica residenza presidenziale nel Maryland si è discusso anche di scambi commerciali e cooperazione tecnologica ma ovviamente è stata la collaborazione su difesa e sicurezza a catalizzare l’attenzione. «Ci siamo tutti impegnati a consultarci rapidamente l’un l’altro in risposta alle minacce a uno qualsiasi dei nostri paesi da qualunque fonte si verifichino», ha spiegato Biden «Ciò significa che avremo una hotline per condividere informazioni e coordinare le nostre risposte ogni volta che c’è una crisi nella regione o che colpisce uno qualsiasi dei nostri paesi».
Un passo in avanti molto importate soprattutto nelle relazioni tra i due Paesi asiatici che dalla colonizzazione giapponese della Corea nel periodo 1910-1945 hanno faticato a costruire rapporti diplomatici ottimali, anche se negli ultimi anni c’è stato un lento miglioramento. Biden ha voluto accelerare questo percorso favorendo la cooperazione tra Tokyo e Seoul, due alleati strategici degli Stati Uniti, i cui leader hanno capito l’importanza di collaborare in una fase in cui la Cina sta continuando ad alzare la tensione nella regione e la Corea del Nord è una scheggia impazzita guidata da un dittatore a cui piace giocare con i missili.
Sebbene il presidente americano abbia ribadito più volte come il vertice riguardasse una strategia di sicurezza internazionale più ampia, il messaggio dei tre leader è chiaramente rivolto a Pechino con toni anche piuttosto duri per gli standard diplomatici. «Condividiamo le preoccupazioni per azioni incoerenti con l’ordine internazionale basato su regole, che minano la pace e la prosperità regionali- si legge nel comunicato che ha seguito l’incontro di Camp David, Ricordando la posizione pubblicamente annunciata di ciascuno dei nostri paesi in merito al comportamento pericoloso e aggressivo a sostegno di rivendicazioni marittime illegali a cui abbiamo assistito di recente da parte della Cina nel Mar cinese meridionale, ci opponiamo fermamente a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo nelle acque dell’Indo-Pacifico».
Il comunicato della Casa Bianca scende ancora più nel dettaglio, condannando la militarizzazione della regione che si declina anche nelle attività coercitive della guardia costiera di Pechino. Alla Cina viene chiesto di rispettare le sentenze internazionali sul Mar meridionale cinese, una questione sulla quale di recente si è espressa anche la Commissione europea. Poi ovviamente c’è la partita di Taiwan su cui i tre Paesi auspicano una risoluzione pacifica delle controversie che garantisca la pace e la stabilità. Il messaggio a Xi Jinping è quindi molto chiaro e va a toccare tutti i temi più sensibili per il dragone. Non si è fatta attendere la risposta di Pechino, che tramite il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin, ha detto di voler opporsi a questi raggruppamenti di esclusione – una sorta di “mini NATO del Pacifico”- che minano la sicurezza strategica degli altri Paesi.
Dalla Cina si è poi passati alla Corea del Nord le cui esercitazioni missilistiche preoccupano sempre di più le vicine Seoul e Tokyo, considerata anche la difficoltà di trasformare in azioni concrete gli sforzi diplomatici fatti nel tentativo di far ragionare il dittatore Kim Jong-un. «Condanniamo fermamente il numero senza precedenti di lanci di missili balistici da parte della Corea del Nord – si legge nel comunicato della Casa Bianca – inclusi lanci multipli di missili intercontinentali e azioni militari convenzionali che rappresentano una grave minaccia per la sicurezza nella penisola coreana e oltre. Esprimiamo preoccupazione per le attività informatiche illecite della Corea del Nord che finanziano i suoi programmi illegali di armi di distruzione di massa. (…) Il Giappone, la Corea del Sud e gli Stati Uniti restano impegnati a ristabilire il dialogo con la Corea del Nord senza precondizioni ».
La preoccupazione per le future mosse di Kim, che continua a lanciare missili nel Mar del Giappone come fossero coriandoli, resta molto alta. L’incontro trilaterale di Camp David segue un’esercitazione di difesa missilistica di deterrenza nei confronti di Pyongyang, a cui hanno partecipato i tre eserciti nel mese di luglio. Le operazioni di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud non hanno lasciato indifferente nemmeno l’asse Pechino-Mosca le cui truppe in tutta risposta hanno condotto pochi giorni dopo operazioni militari marittime e aree congiunte dimostrando, ancora una volta e nonostante tutto, la vicinanza di Xi Jinping a Vladimir Putin.
La regione si regge su equilibri molto delicati in varie zone. Per questo la sfida di Biden, Kishida e Yook sarà molto delicata. Qualche problema potrebbe già nascere anche internamente visto che una buona parte del popolo coreano, che nel 2024 sarà chiamato a rinnovare l’Assemblea nazionale, si oppone a questo tipo di gestione e che in Giappone molti temono possano esserci ritorsioni da parte della Cina, principale partner commerciale di Tokyo. Dall’altro lato però il miglioramento dei rapporti con gli USA dopo l’era Trump è una buona notizia per due Paesi che si trovano a poca distanza da Russia, Corea del Nord e Cina. Anche se probabilmente occorreranno ulteriori sforzi diplomatici per stabilizzare una zona che da anni vive costantemente sulla soglia di un’escalation.