Stallo in Sahel L’Ecowas mobilita le forze di pronto intervento per il Niger

Sulla carta il blocco ha meno di tremila soldati: sembra uno strumento di pressione sui golpisti, che minacciano di uccidere il presidente deposto Bazoum. Al summit nella capitale nigeriana, però, è stato ribadito che restano prioritari i mezzi pacifici

Il presidente nigeriano durante la riunione dell'Ecowas
Il presidente nigeriano durante la riunione dell'Ecowas (AP Photo/Gbemiga Olamikan)

La priorità resta la diplomazia. Ma l’Ecowas, che già lo aveva minacciato nell’ultimatum (scaduto domenica) ignorato dai golpisti, conclude il summit nella capitale nigeriana di Abuja ordinando il dispiegamento forza di pronto intervento «per ripristinare l’ordine costituzionale in Niger», come ha ribadito il presidente Omar Touray.

Della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale – l’Ecowas, appunto – fanno parte quindici Paesi, ma Mali e Burkina Faso sono stati sospesi dopo i colpi di Stato che hanno subìto. E così il Niger, dove il 26 luglio i militari di Omar Tchiani hanno deposto il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum. Ecco, secondo le agenzie di stampa, il regime avrebbe chiarito che lo ucciderà in caso di interventi per riportarlo al governo.

Sulla salute di Bazoum, che da due settimane è rinchiuso senza acqua né corrente e costretto a comunicare all’esterno con il cellulare, è forte la preoccupazione di Europa, Usa e Onu. In un editoriale sul Washington Post l’ex sindacalista aveva chiesto l’arresto dei ribelli. «Nella regione instabile del Sahel, il Niger è l’ultimo bastione di rispetto per i diritti umani tra i movimenti autoritari che si sono impadroniti dei nostri vicini: questa tragedia dei nigerini può avere conseguenze devastanti oltre i nostri confini».

Non sono chiare le tempistiche della mobilitazione del contingente di emergenza. Il vertice si era aperto con le parole del presidente della Nigeria, principale potenza dell’Ecowas e quella senza il cui esercito ogni operazione sarebbe velleitaria, che hanno definito l’uso della forza «l’ultima spiaggia».

Se la Costa d’Avorio è pronta a fornire un battaglione di almeno mille uomini, la riunione non ha fornito dettagli sull’assetto della missione. Secondo i documenti ufficiali, le forze di pronto intervento dell’Ecowas non superano i duemilasettecento effettivi. L’impressione è che sia un ulteriore strumento di pressione sui golpisti di Niamey, che però tirano dritto e pochi giorni fa hanno nominato un nuovo governo da ventuno ministri, guidato dall’economista Lamine Zeine.

L’ultimo intervento militare dell’Ecowas risale al 2017, in Gambia, una nazione che però ha un’estensione pari all’un per cento di quella del Niger.

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