Gioielli di cartaQuel piccolo mondo antico tra i vicoli di Roma

Un tempio per appassionati lettori, studiosi e bibliomani: “900 di carta” è il luogo dove ritrovare le parti smarrite di sé, «perché ciascuno conserva memoria fisica di un libro avuto»

Libreria '900 di carta, Roma. Foto di Valerio Millefoglie

Due gradini al civico 9/b di via Acqui, Roma, conducono dal presente marciapiede a “900 di Carta”, nome della libreria che indica anche la dimensione a cui si accede. «Questa copia è mia come poche cose al mondo», si legge nella dedica scritta a penna su Vicolo del Cardello di Luigi Chiarini, (Laterza, 1977), esposto sul bancone. Questa libreria è sua come poche cose al mondo? Risponde Archie, il libraio, un passato romanzesco – giornalista culturale, bibliofilo, investigatore privato nella Fox Investigazioni da lui fondata: «In un certo qual modo sì, è nata dal nulla, o meglio, dalla mia passione che nasceva dal nulla perché in famiglia sono stato io l’iniziatore alla lettura. Si comincia sempre da Il mestiere di vivere di Pavese, avevo 14 anni». Su uno scaffale, accanto alla riproduzione del biglietto di addio che Cesare Pavese scrisse prima di suicidarsi, c’è una copia de L’arte della fuga di Giuseppe Pontiggia. Qui si trovano edizioni rare, usate, fuori catalogo ma non fuori dal tempo.

Libreria ‘900 di carta, Roma. Foto di Valerio Millefoglie

«Tutti libri che provengono da un altrove», dice Archie. «Abbiamo una predilezione per gli autori italiani caduti ingiustamente nel dimenticatoio. Alcuni in venti anni non ci sono mai stati chiesti ma li abbiamo lo stesso, come Carlo Bernari o Michele Prisco. Spesso chi viene qui ricerca parti smarrite di sé: libri prestati e mai tornati indietro, un libro regalato dal primo amore quasi sicuramente perduto, un sussidiario; è un luogo di recupero tattile, perché ciascuno conserva memoria fisica di un libro avuto». I volumi nascondono una cassaforte nel muro, eredità dell’attività precedente: una gioielleria. «E sul soppalco c’era un laboratorio di orologeria. Nel 2002 ero in crisi di identità, lessi il cartello “Affittasi” e pensai di aprire la libreria. In fondo si tratta sempre di preziosità, nel nostro caso gioielli di carta, che hanno percorso una loro attualità e ora sono memoria».

Libreria ‘900 di carta, Roma. Foto di Valerio Millefoglie

Le vetrine sono monografie dedicate ogni volta a un autore diverso. «Ma i libri in vetrina non sono in vendita, provengono dalla mia biblioteca personale. Una volta un cliente mi prestò la sua collezione di Émile Zola. Però poi mi procuro le copie che metto a scaffale». In un album conserva le foto di tutte le vetrine allestite: da Giovanni Arpino a Beppe Fenoglio, dagli anniversari di Linus e degli Oscar Mondadori all’autocelebrazione del libro e del libraio, «con solo libri sul libro», all’ultima su Ennio Flaiano. La libreria stessa si può leggere; le parole fuoriescono dai volumi e lo sguardo incontra voci d’autore anche alla cassa, dove c’è una lettera originale di Guido Ceronetti: «Caro Archie, il breve scritto che chiedi eccotelo illustrato, così lo metti nelle tue raccolte, pezzo di Novecento anch’io. La Cultura, con gente come te, gli sputa in faccia ai distruttori. L’Antropos è sempre più malvagio e ingovernabile. Seguo gli eventi per non capirli».

Libreria ‘900 di carta, Roma. Foto di Valerio Millefoglie

Ceronetti qui era di casa, «Ora non ho sottomano la sua scheda», rivela Archie, «ogni cliente che compra tre libri non è più occasionale e redigo la scheda dei suoi acquisti». Dall’esterno giungono suoni: un autolavaggio, una moto, i passanti. «Rumori estranei all’ambiente, arrivano da un altro mondo. Io sono circondato da autori del ’900 e sono in perfetta compagnia.