Senza bussolaLa revisione del Pnrr sta diventando un grosso problema per il governo

Il ministro Fitto ha detto alla Camera che la Commissione europea ha dato il via libera alle proposte di modifica per l’approvazione della terza e quarta rata del Piano. Ma il centro studi delle Camere ha rilevato tagli per quasi sedici miliardi

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

La revisione del Pnrr sta diventando un grosso problema per il governo, anche sul piano politico. Il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto ha comunicato alla Camera che la Commissione europea ha dato il via libera alle proposte di modifica del governo per l’approvazione della terza e quarta rata del Pnrr. Fitto ha provato a rassicurare che entro il 2023 l’Italia riceverà tutti i trentacinque miliardi di euro senza definanziamenti. «Sposteremo quei progetti su altre fonti di finanziamento» per evitare che quei miliardi vengano persi, ha detto Fitto durante le comunicazioni al Parlamento, cercando un tono rassicurante.

Ma il centro studi delle Camere smentirebbe le dichiarazioni del ministro, riportando che l’ultimo rapporto ha rilevato tagli per quasi sedici miliardi dal Pnrr. In particolare, il dossier sul “Monitoraggio dell’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza” indica che il progetto di revisione del Pnrr predisposto dall’esecutivo non specifica «quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Pnrr». In ballo c’è il destino di 15,9 miliardi di euro. Ed è un problema soprattutto per i sindaci, a cui è destinata gran parte di quei fondi.

«Secondo i tecnici di Montecitorio occorre indicare come verranno recuperate le coperture per i quasi sedici miliardi di euro che il governo si propone di definanziare, totalmente o parzialmente, dal Pnrr», scrive Andrea Ducci sul Corriere della Sera. «Nel documento viene ripetuto che la determinazione di tali strumenti e modalità di individuazione dei fondi appare opportuna soprattutto con riguardo ai progetti che si trovano in stadio più avanzato. Tale determinazione appare fondamentale, inoltre, al fine di verificare che le fonti alternative di finanziamento dispongano di una adeguata dotazione di competenza e di cassa nell’ambito del bilancio dello Stato».

Nel centrodestra c’è più di qualche nervosismo, perché il dossier pubblicato dai tecnici del Parlamento si trasforma rapidamente in un’arma nelle mani delle opposizioni. Il primo attacco è arrivato dalla segretaria del Partito democratico, Elly Schlein: «Caro ministro Fitto, ci avete fatto attendere per 10 mesi queste modifiche di cui parlate da un anno, vi abbiamo chiesto di discuterle, niente. Le abbiamo ascoltate dalla sua conferenza stampa. Il Parlamento è stato esautorato». Poi sono intervenuti anche il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte – «Dalla relazione di oggi alla Camera emerge chiaramente che sul Pnrr che serve per la nostra sanità, gli asili, lo sviluppo economico e l’ambiente è “buio Fitto” per il governo» – e il leader di Azione, Carlo Calenda: «La marea di chiacchiere, giustificazioni, recriminazioni sul Pnrr, nasconde un punto e uno solo: siamo incapaci di gestire, implementare e spendere. Per questo stiamo fallendo l’obiettivo. Fine».

Il ministro può fare poco, oltre a cercare di essere rassicurante, ma per gli enti locali è ancora poco. «Ci sono stati tolti tredici miliardi di euro su sedici e ancora non capiamo perché», ha protestato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani. A lui si è unito anche il governatore del Veneto, Luca Zaia: «Siamo tutti preoccupati». Al momento infatti sono in bilico centinaia di progetti che riguardano asili nido, opere contro il dissesto idrogeologico, piani urbani integrati e molto altro.

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