Lo “sperone d’Italia”, insieme al tacco salentino e alla punta calabra, identifica univocamente il Belpaese. Tutti sanno dov’è, ma pochi ne ricordano il nome, eppure – senza di lui – l’Italia non sarebbe la stessa. E di questo oblio godono tutti coloro che abitano le terre daune, e che lì amano trascorrere le tanto agognate ferie. Ma il Gargano è di tutti, e merita di essere esplorato e “assaggiato” prima che il vento cambi direzione, e anche quest’angolo di Puglia sia invaso da orde incontrollabili di turisti.
Giuseppe Ungaretti lo ha definito «il monte più vario che si possa immaginare»: foreste rigogliose, bianche scogliere scolpite dal vento e dall’acqua, lunghe spiagge sabbiose e grotte marine. Ma anche borghi montani che custodiscono culti antichissimi e borghi costieri a picco sul mare. Primo tra tutti Vieste, il comune più orientale del promontorio e dell’intera provincia di Foggia. Sorge su una piccola penisola dalla peculiare simmetria, con tre baie sabbiose separate da due lingue di terra: la pianeggiante Punta Santa Croce – a nord – accoglie il porto di Vieste, mentre Punta San Francesco – più aspra e ripida, rivolta verso est – saluta i vacanzieri in arrivo da levante.
Il faraglione degli innamorati
Vieste va conquistata, ma il viaggio tortuoso – che contribuisce a “difenderla” dai villeggianti occasionali – è ripagato da scorci incantevoli sulle baie più fotografate della costiera (a ragion veduta). Raggiunto il lungomare Mattei, all’ingresso del paese, lo sguardo è catturato dal Pizzomunno, guardiano e simbolo della cittadina: un monolite di venticinque metri che porta il nome di un pescatore, pietrificato dal dolore causato dalla perdita dell’amata Cristalda, trascinata negli abissi dalle sirene gelose. E ancora oggi – ogni cento anni – la fanciulla raggiunge il suo innamorato, che riacquista sembianze umane per vivere una notte d’amore. Questa romantica leggenda merita di essere celebrata con un bagnetto inaugurale della vostra vacanza garganica. Ma non dilungatevi troppo perché la sorte del vostro pranzo è nelle mani – anzi, nelle teglie – di un panificio, quindi meglio non tardare.
Focaccia e bagnetto
Il Fornaio Panificio Latorre inizia a sfornare alle sei del mattino, ma con un pizzico di fortuna potrete trovare un degno assortimento anche a mezzogiorno inoltrato. Dimenticate le bakery infiocchettate a prova di social: la tentazione a cui dovrete resistere non sarà quella di immortalare con mille scatti il laboratorio a vista o gli arredi di design, bensì quella di fare piazza pulita del bancone. Focaccia classica con i pomodorini, con patate e rosmarino, con i peperoni… c’è solo l’imbarazzo della scelta. E non dimenticate un sacchettino di taralli ancora tiepidi da spizzicare mentre andate in spiaggia.
Prima di addentare il vostro bel trancio di “pizza pugliese”, fate una sosta bagno nel cuore di Vieste. La baia di Marina Piccola è protetta dall’isolotto di Santa Eufemia, con il suo faro. Antico porticciolo del paese, oggi ospita una delle sue piazze più grandi, palcoscenico dei numerosi eventi serali che colorano le estati viestane. La spiaggetta (libera) sottostante – amatissima dai locals – è perfetta per le famiglie e per le nuotate improvvisate con vista sul centro storico.
Grotte marine e fiori di limone
Nel pomeriggio può valere la pena esplorare la costa da un’altra prospettiva, perché il tratto di riva da Vieste a Mattinata è uno dei più suggestivi della Puglia: alte falesie bianche, con pini e ginestre che si protendono sulle acque cristalline, si alternano a piccole insenature e spiaggette di ghiaia raggiungibili solo via mare. E tra le calette dominate dai gabbiani reali si nascondono le grotte marine, sculture millenarie dalle forme e dai nomi più disparati, che possono essere visitate a bordo delle motobarche in partenza dal porto di Vieste. Tappe irrinunciabili (e decisamente instagrammabili) dell’escursione sono Baia delle Zagare, che deve il suo nome ai fiori dei limoni che crescono nelle vicinanze, e Baia San Felice, con il suo architiello scolpito nelle rocce dalle ninfe e dai tritoni per celebrare l’amore tra Nettuno e Anfitrite.
Esplorando il dedalo di vicoli bianchi
Di ritorno dalla gita in barca dedicatevi all’esplorazione di Vieste Vecchia, che domina il mare dall’alto con la sua fitta rete di viuzze gradinate che sfociano a sorpresa su belvederi mozzafiato. L’arco a sesto acuto di Porta ad Alt dà il benvenuto nell’antico borgo medievale: il Castello Svevo Aragonese si erge su una rupe al margine del centro storico, poco distante dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta (in stile romanico pugliese).
Poco più avanti, un piccolo spiazzo ospita un monumento alla ferocia umana molto caro ai viestani: la Chianca Amara. Su questa “pietra” – secondo la leggenda – nel 1554 il corsaro saraceno Draguth Rais trucidò anziani, donne e bambini dopo aver saccheggiato la cittadina con le sue flotte. Gli uomini in salute furono invece trascinati con violenza sulle navi per essere venduti o tratti in schiavitù. E proprio a causa del costante pericolo di incursioni da parte de li turchi – strategicamente invocati dalle nonne meridionali alle prese con nipoti capricciosi – furono costruite dieci torri di avvistamento lungo la costa garganica, molte delle quali ancora visibili.
Verso Sud, via Judeca conduce nell’antico ghetto ebraico che si affaccia a strapiombo sull’Adriatico, mentre a Nord le scale di via Vesta sfociano sul belvedere del Seggio. Tappa obbligata per un aperitivo al tramonto, naturalmente vista mare, è il Carpenter, un localino walk-in piacevolmente informale, ideale per una bevuta serale con sottofondo jazz.
Street food garganico
Andare in vacanza sul Gargano e non assaggiare la “paposcia” è un po’ come tornare dalla Sicilia senza aver mangiato neppure un’arancino(a): un’eresia imperdonabile. Questo pan-focaccia cotto nel forno a legna è originario di Vico del Gargano ed è diffuso in questa zona sin dal sedicesimo secolo: più soddisfacente di un panino e meno impegnativo di una pizza, può essere farcito con ogni bendidìo, anche se la versione “classica” prevede prosciutto crudo, pomodori, rucola e scaglie di grana. E per una versione gourmet ma comunque fedele alla tradizione della “pantofola vichese” provate la paposcia di mare di Antichi Sapori: mozzarella, gamberi appena scottati, zucchine e rucola, ma soprattutto l’immancabile caciocavallo podolico.
La degna conclusione di una serata d’estate a Vieste non può che essere un peccato di gola della Dolceria Cornetteria Chianca Amara, adiacente all’omonima roccia commemorativa: cornetti (non croissant) e aragoste straripanti di crema causano file interminabili di turisti famelici. E non sono pochi i vassoi ricolmi di brioche destinate alla colazione del giorno dopo: sfornare e friggere fino a tarda notte è un equo palliativo della chiusura mattutina. Imperdibili anche i dolcetti secchi tipici del Gargano: ostie ripiene, mostaccioli, k’lustr (altrimenti detti “cartellate”) e taralli dolci glassati al imone Femminello del Gargano sono confezionati in comodi sacchettini, da portare a casa come souvenir o sgranocchiare passeggiando per i vicoli di Vieste.
Il Fornaio Panificio Latorre
Via Giovanni XXIII, 27/29 – Vieste (Fg)
Carpenter
Largo Seggio, 9 – Vieste (Fg)
Antichi Sapori
Corso Umberto I, 30 – Vieste (Fg)
Dolceria Cornetteria Chianca Amara
Via Cimaglia 4 – Vieste (Fg)