Il nuovo decreto contro il caro energia varato dal governo è un pacchetto di misure da 1,3 miliardi di euro. Contiene otto articoli in tutto e ha l’obiettivo di contenere i costi del gas e dell’energia: è simile ad altri già approvati in precedenza, ma prevede l’introduzione di alcune nuove misure.
C’è una proroga per il quarto trimestre del 2023, da ottobre e fino al 31 dicembre, delle agevolazioni già esistenti sulle tariffe per la fornitura di energia elettrica e di gas ai titolari del bonus sociale – cioè i nuclei familiari con Isee fino a quindicimila euro –, un sostegno che vale circa trecento milioni e, da quanto si legge nel documento ufficiale, sarà «crescente con il numero di componenti del nucleo familiare». Inoltre vengono prorogati fino al 31 dicembre l’azzeramento degli oneri di sistema sulle bollette del gas ed il taglio al cinque per cento dell’Iva sul metano. Viene anche rifinanziata la card “Dedicata a te” per acquistare carburante e con dodici milioni aggiuntivi per l’abbonamento ai mezzi pubblici – anche questo per chi ha un Isee sotto i quindicimila euro. Il decreto stabilisce anche una sanatoria su scontrini e fatture, che il governo rivendica spiegando che questa mossa «scongiura la chiusura di oltre cinquantamila piccoli esercizi commerciali: chi effettua il ravvedimento operoso sarà esentato dalla sanzione accessoria della sospensione della licenza». Nel pacchetto varato c’è poi un incremento di 7,5 milioni di euro del fondo integrativo per le borse di studio universitarie.
«Il via libera, che ha preceduto la riunione della cabina di regia sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, e che anticipa di 48 ore la riunione a Palazzo Chigi dedicata all’approvazione della nota di aggiornamento del Def, il documento con gli ultimi dati sul quadro di finanza pubblica necessario per predisporre la prossima legge di Bilancio», scrive Andrea Ducci sul Corriere della Sera.
La presidente del Consiglio vuole far passare l’idea che interverrà ancora per frenare il caro energia: si tornerà a discuterne nella riunione di domani dedicata alla Nadef anche con un nuovo decreto, di «proroga di termini normativi e versamenti fiscali». A preoccupare la premier è l’ipotesi di probabili aumenti nel corso dell’autunno di beni come petrolio e gas, e degli effetti che avranno sui trasporti e sull’inflazione.
Intanto, dopo il via libera della Commissione europea al versamento della terza rata da 18,5 miliardi del Pnrr, ieri è tornata a riunirsi la cabina di regia del ministro Raffaele Fitto. In agenda ci sono gli obiettivi della quarta rata da 16,5 miliardi che il governo conta di sbloccare entro novembre e, infine, della quinta rata. Come spiega ancora il Corriere della Sera, ieri a Palazzo Chigi la premier Meloni, insieme con Fitto e gli altri ministri, ha incontrato i rappresentanti degli enti locali per discutere degli obiettivi del piano e dei rischi legati ai ritardi di alcuni progetti. «La cabina di regia è stata utile per prendere atto di quello che occorre fare per mettere a terra i progetti e assicurare la completa realizzazione del Pnrr. Nei prossimi giorni attendiamo la terza rata, nei giorni scorsi abbiamo richiesto la quarta, stiamo lavorando — ha spiegato Meloni — per raggiungere gli obiettivi della quinta e per la revisione del Piano, che include il Capitolo RepowerEU». Una nota di Palazzo Chigi ieri ha confermato, in merito alla quinta rata, che le proposte di modifica prevedono il differimento di tredici obiettivi e l’eliminazione di sei obiettivi del Pnrr.