Matteo Salvini vorrebbe minare le certezze di Giorgia Meloni e indebolire le percentuali di Fratelli d’Italia in vista delle europee. L’obiettivo è semplice: dal giorno uno dopo il voto vorrebbe chiedere un riequilibrio nell’esecutivo, un piccolo rimpasto di governo ma con una manciata di ministri in più in quota Lega.
Da quel che ha detto Riccardo Molinari alla Verità, il rimpasto non è «un’esigenza ma non sarebbe neppure una tragedia. Siamo molto soddisfatti, come Lega, dei nostri ministri. Non so se gli alleati lo siano dei loro». È un colpo basso – indicare problemi in casa d’altri – se si pensa che la Lega dovrebbe essere il principale partner di governo di Fratelli d’Italia. Non proprio un esempio di gioco di squadra. Quindi almeno un piccolo sospetto la premier ha ragione ad averlo.
Nella ricostruzione che ne fa Tommaso Ciriaco su Repubblica, poco più di una settimana fa, in quella fase con moltissimi sbarchi a Lampedusa, in quei giorni isterici in cui la Lega preparava Pontida criticando la gestione dell’immigrazione del governo di cui fa parte, a Palazzo Chigi la premier aveva «convocato alcuni ministri di peso, da Matteo Piantedosi a Guido Crosetto – assieme ai sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano – per studiare la controffensiva politica al Carroccio e impostare una strategia d’emergenza capace di frenare gli sbarchi. In quella stanza, riferiscono, la rabbia si mescola al sospetto».
Ci sarebbero quattro nomi che secondo il Carroccio potrebbero essere sostituiti. Il primo è quello di Daniela Santanchè, oggi indebolita dalle inchieste e fin dall’inizio del mandato non tra le più amate dalla Lega. Anche perché il turismo è uno dei settori su cui spinge la propaganda salviniana più sovranista.
Poi ci sarebbe Gilberto Pichetto Fratin, in quota Forza Italia, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica: in questo caso il suo nome sarebbe un po’ più traballante se Forza Italia dovesse uscire ridimensionata dal voto delle europee – magari proprio a favore della Lega. Secondo Repubblica nel mirino del Carroccio ci sarebbe anche Adolfo Urso, candidato all’Europarlamento, ma l’ipotesi di una sua sostituzione è comunque ancora nebulosa: «Meloni, però, non è disposta a concedere il dicastero del Made in Italy al leghista. Né è disponibile a sacrificare Piantedosi, con cui Salvini è in grande freddo», scrive Ciriaco. E proprio per questo Piantedosi è il quarto nome sulla lista di Salvini.
A tirare troppo la corda, si rischia di spezzarla. E il leader leghista non ha margine di manovra illimitato, in questo momento. «Piuttosto che assecondare un progressivo logoramento dell’esecutivo, infatti, Meloni potrebbe reagire ribaltando il tavolo e imponendo una nuova conta elettorale», si legge ancora su Repubblica, in uno scenario ancora improbabile ma che potrebbe danneggiare la Lega sul lungo periodo.