Caracas: basta il nome e subito ci sovviene il suo tumulto, il suo immaginario esotico, decadente, dalle tinte vagamente inquietanti. Caracas rappresenta il panorama sovversivo per eccellenza, una sorta di Babilonia contemporanea, dove tutto è il suo contrario e gli esseri umani contengono in sé moltitudini infinite, come scriveva Walt Whitman. Il fatto che l’atelier di questa giovanissima coppia di designer abbia scelto proprio Caracas per denominare il proprio studio, il proprio lavoro, la propria identità ci dice molto di entrambi: si definiscono, tanto per cominciare, “designer del tutto”, laddove il tutto è inteso in senso olistico, trasversale, pratico. Dal 2015 si occupano di design, attaccandolo, aggredendolo, smantellandolo. «Ci piace mettere in discussione cultura “alta e bassa”. Condividiamo l’affinità con il mondo della moda, il cinema e l’interior design come punti di riferimento per l’ispirazione durante il processo di progettazione», spiegano Julio Kowalenko e Rodrigo Armas, venezuelani, architetti e amici.
Il loro approccio punta a disfarsi del concetto stesso dell’abitare. Che cosa significa oggi appropriarsi di un luogo? Bastano davvero una camera da letto, un bagno, una cucina, un ingresso? Questi elementi che abbiamo sempre creduto ovvi, scontati appartengono in realtà a una tradizione che, sembrano dirci i due designer, può essere rimessa in discussione in ogni momento.
Il loro progetto New Coherency, ad esempio, si appropria di oggetti di uso quotidiano, volutamente impersonali e declassati, come il secchio per pulire i pavimenti, le credenze e i cassetti pieni di ciarpame, tutte cose che attribuiamo intuitivamente alle attività domestiche e ai quali non prestiamo nessuna reale attenzione. Ed ecco che, grazie a loro, si trasformano in medium che evocano frammenti dell’attuale cultura pop e di un presente volto al consumo, dove tutto è commerciabile e attualizzabile in un unico, identico piano orizzontale: Hulk, un pallone da basket, il sacchetto stropicciato di Kfc, il materassino a forma di coccodrillo. E la spa pensata e studiata per Caracas è ispirata a 2001: Odissea nello spazio, per ribadire il concetto che un luogo di silenzio, di cura e di calma in una città rumorosa, concitata e irruenta come quella deve, per forza, collocarsi in un altrove, al di là di questo mondo.
Una Ferrari si riflette distopicamente nelle pareti rivestite da pannelli prefabbricati in acciaio inox per il progetto Facility Service. Un modo di esasperare il rapporto odierno tra l’uomo e l’automobile. Le case e gli spazi devono riappropriarsi di un’atmosfera ambivalente, complessa, che procede su più strati, proprio come Caracas, simile a una scatola ne contiene altre, via via più piccine.