FanatismiIl fallimento del governo a Lampedusa consoliderà il pregiudizio (e la rendita) anti-migratoria

La tragedia a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni produrrà un effetto controintuitivo: per molti questa vicenda sarà una conferma delle teorie cospiratorie piuttosto che una loro smentita

LaPresse

Rimarrà deluso chi pensa che la guerra intestina nella destra italiana sul dossier migratorio ne incrinerà la compattezza o che i numeri record degli sbarchi e la catastrofe di Lampedusa risveglieranno l’elettorato dall’incantesimo sovranista. Quel che si vede e fino alle europee continuerà a vedersi con crescente frequenza e intensità non sarà una gara per dissociarsi da un disastro, ma la competizione per raccogliere un consenso – sulla necessità delle maniere forti per rispondere all’invasione, agli «atti di guerra», alla «sostituzione etnica» del sacro suolo della patria – lungamente coltivato in anni di predicazione fanatica e destinato a produrre ancora abbondanti messi, nell’ubertoso subconscio politico di un’Italia concimata di fantasie cospiratorie dal letame nazionalista.

D’altra parte, l’eccezione o l’orgoglio nazionale è il filo rosso di ogni forma di fanatismo politico contemporaneo, a destra come a sinistra e laddove non si esercita nella discriminante cultural-religiosa – il cui campione incontrastato rimane Matteo Salvini, col suo rosario minacciosamente agitato come un tirapugni – o nella difesa dell’uomo bianco – Joe Formaggio non è solo un volgare mestierante dell’odio razziale, è una vera categoria dello spirito nazionale – diffonde i propri fumi nel cospirazionismo economico-sociale o politico-strategico, legando in un solo fascio di vergogna atlantismo ed europeismo, bellicismo e liberismo, come usa fare il progressista collettivo “campolarghista”, nelle sue multiformi divise post-democratiche e vetero-grilline.

Anche da questo punto di vista, più che esagerato è riduttivo lamentare una rinascenza neo-fascista in un’Italia in cui il contagio nazionalista – quindi anti-occidentalistico e anti-globalistico –negli ultimi decenni è stato ideologicamente ibrido e pandemico, ben oltre i confini della storia nera nazionale.

Abbiamo avuto antifascismi orgogliosamente anti-democratici, ne abbiamo di altrettanto nazionalisti, come insegna la parabola del populismo double-face di Giuseppe Conte, che è potuto transitare da un estremo all’altro dello spettro ideologico perfino rivendicando un segno di coerenza.

Tornando agli sbarchi, a Lampedusa e a tutto ciò che si muove attorno al grottesco e impotente poliziottismo anti-migratorio della destra italiana, questo spettacolare fallimento sarà presentato e sarà largamente accettato come una conferma e non come una smentita del teorema cospiratorio, che da parecchi anni dimostrerebbe l’esistenza di un complotto contro l’Italia.

Proprio come i fanatici no Covid e no vax morivano soffocati dal virus, convinti di essere stati avvelenati dal siero sperimentale o dal polonio di Big Pharma (non ammazzati da una malattia che non esisteva e quindi non poteva ammazzare nessuno), così i fanatici dell’immigrazione zero sono convinti che a muovere la lunga fila di barchini e bagnarole che affollano il Mediterraneo non siano i disordini del mondo e del continente africano, ma gli ordini impartiti a da qualche grande vecchio di passaporto straniero e progetto anti-italiano. Nei cortocircuiti del fanatismo, l’ossessione si nutre di fallimenti, non di successi.

Da questo incantesimo, da questo impazzimento di massa non si esce in avanti, buttando lo sguardo su una realtà che però il pregiudizio non consente di vedere, di capire e di accettare, ma all’indietro, risalendo spietatamente e dolorosamente alla radice di questo pregiudizio e alla catastrofe intellettuale e morale che porta con sé. Non si esce come da un brutto incubo, ma come da una dipendenza.

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