Essere temporaneoEsplorare nuovi possibili mondi racchiusi nel corpo di Madame Nielsen

Un tempo era Claus Beck-Nielsen, ma questo non è molto rilevante. Perché per lei l’identità non esiste: siamo creature fluttuanti tra diverse opportunità che la nostra materia ci offre. Come dire che la vita è una metamorfosi continua o una perlustrazione incessante di diverse forme dell’esistenza

A journey into monstrous spaces, Madame Nielsen. Courtesy of C. Clougart

La sua vita è fatta per realizzare cose bellissime, grandiose forse, con cui segnare cambiamenti epocali. Artisticamente è scrittrice, poetessa, musicista, attrice, drammaturga e artista performativa. Naturalmente non ama nessuna di queste definizioni (tutte troppo identitarie), ma al festival altrettanto poco etichettabile di Transart si esibirà in diversi momenti (oltre a quello che si è svolto il 15 settembre alla Fondazione Antonio Dalle Nogare).

Sul palco c’è lei, Madame Nielsen, identità temporanea nel corso incessante del cambiamento che rappresenta la sua vita sulla terra. Venerdì 22 settembre alle ore 18.00 nella OASIE di Transart a Bolzano, l’artista si farà conoscere da vicino in un dialogo aperto con Rudolf Frey, direttore artistico di Vereinigte Bühnen. Una lettura personale e intima delle poesie di Norbert Conrad Kaser, invece, andrà in scena lunedì 25 settembre al Museo Eck di Brunico, a partire dalle 20.30. Un programma denso, quanto lo è lei, Madame Nielsen, anima vulcanica racchiusa in un corpo esile e leggero, nato in Danimarca, dove ora risiede a seguito di varie peregrinazioni. Abbiamo un appuntamento telefonico per l’intervista – niente videochiamate, non le ama – e subito entriamo nel vivo del discorso.

A journey into monstrous spaces, Madame Nielsen. Courtesy of C. Klougart

Vorrei parlare di identità.
Oh, no, parliamo della mia arte piuttosto!

Certamente, ma penso che il discorso sull’identità abbia qualcosa in comune con il suo fare arte, no?
Si, forse però dovremmo parlare dell’assenza di identità.

L’identità che le ha dato la sua famiglia è morta?
Sì, quella è stata dichiarata morta nel 2001. Poi c’è stato un fluttuare. Dopo di che penso ci sia stato un corpo senza nome, che ha lavorato per un’azienda per dieci anni e poi si è dispiegato in un altro essere umano. Cioè, in uno spazio limitato di infinite possibilità. Io sto solo cercando di individuare questi possibili modi di essere che sono nel mio corpo, nei miei geni e nella mia anima. In questo momento mi chiamo Madame Nielsen, ma potrebbe presto finire.

The world saviouresse, Verdensfrelserinden. Courtesy of Aarhus Teater – Emilia Therese

In effetti in una sua precedente intervista diceva di desiderare diventare un uccello…
Sì, beh, non so se mi piace diventare un uccello, ma penso che lo diventerò.

Perché?
Ho spesso pensato di somigliare molto a un uccello. È una lenta trasformazione, ma nell’ultimo mese ho pensato che forse finirò come un insetto. Sono morta diverse volte e ogni volta sono stata ricreata. E potrebbe essere bello, un giorno, scoprire di essere stato un essere umano: una specie di uomo, una specie di donna, qualcosa a metà e poi un uccello e un insetto. Non credo che diventerò mai un pesce.

Come mai?
Non lo so perché, ma sento di non avere il potenziale per diventare efficacemente un pesce.

Certamente lei è vicina a un uccello almeno per il peso: è leggerissima!
Il mio peso è così, io e l’insetto siamo portati per qualcosa che ha a che fare con la fragilità e l’agilità. Sono anche molto, molto mobile, sa, al contrario dei pesci … forse non conosco bene i pesci, certamente sono il contrario dell’elefante!

The world saviouresse, Verdensfrelserinden. Courtesy of Aarhus Teater – Emilia Therese

A Transart ha diversi appuntamenti, ma vorrei parlare dello spettacolo che farà allo Showgirl Discosexy di Bolzano. Perché ha scelto questa location?
Non l’ho scelta io, ma l’ho trovata una scelta interessantissima. Questo perché il mio spettacolo, The world saviouresse, è una performance femminista in cui sono sul palco con quattro eccellenti suonatrici d’archi, tutte vestite di nero con lunghi capelli bianchi e argentati, a metà tra un robot e un combattente giapponese, mentre io, sempre in nero, creo una sorta di comunità con il pubblico per discutere di come possiamo salvare questo pianeta dalla catastrofe climatica in corso. Attraverso la musica seducente, io mi sposto in qualcosa di simile a una cellula terroristica femminista. Ecco, non è male inserire questo spettacolo in un posto che nel 2023 si chiama Showgirl Discosexy… In scena prendiamo il controllo di questo posto e lo trasformiamo in qualcosa di completamente diverso, quasi come dopo la rivoluzione russa i bolscevichi trasformarono le chiese: trasformiamo qualcosa di terribile in qualcosa di bello, forse anche pericoloso.

Un luogo per uomini completamente rivoluzionato dalle donne, dunque.
Sì, userò i palchi dove le ragazze ballano e danzerò anche io portando il mio discorso sul clima. Un po’ come Cristo nel tempio, mandando tutto in pezzi, in modo che la gente chieda: “Che cazzo ci fai qui?”

The world saviouresse, Verdensfrelserinden. Courtesy of Aarhus Teater – Emilia Therese

Uno spettacolo che ha a che fare con la metamorfosi, anche dello spazio che lo ospita?
La metamorfosi è centrale nel mio lavoro. La mia vita è una trasformazione di identità o non identità e quando prendo possesso dello spazio con la performance, la performance stessa si trasforma, insieme al luogo e così cambiano anche il tempo e il pubblico. È come una ruota dove avvengono le più strane metamorfosi, proprio come nel classico di Ovidio.

Nei suoi lavori, spesso compare il tema della morte. Ha per caso visto il film Barbie?
No.

Mi viene in mente questo film, da poco nelle sale, perché parla della crisi della bambola (e del crollo del suo mondo). Ma la crisi ha inizio perché Barbie fa improvvisamente pensieri di morte. Allora si mette in cerca della sua identità. La morte può essere, metaforicamente, un passaggio per capire veramente chi siamo?
Non penso che nessuno abbia una personalità autentica. Ognuno ha nel proprio corpo, nella propria mente e nella propria anima molte possibilità che si possono manifestare nel tempo, ma non ce n’è una più vera delle altre. Quando ero senza nome ero esattamente io o non io come quando ero un ragazzino e mi chiamavo Claus e come sono ora. Voglio dire che non è che siccome ora sono Madame Nielsen sono finalmente me stessa. Sono, semplicemente. Né credo nella felicità: è hollywoodiano pensare che trovare sé stessi significhi essere felici.

The world saviouresse, Verdensfrelserinden. Courtesy of Aarhus Teater – Emilia Therese

Che cos’è l’arte per lei?
Non so se sia importante per me definire cos’è l’arte. Voglio solo realizzare cose che siano fantastiche e che trasformeranno il mondo e le persone che leggono i miei libri o vedono le mie performance o le mie foto o ascoltano la mia musica o mi parlano al telefono. Voglio trasformarti! Abbi cura di te, abbi cura di te.

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