Classico desiderioIl dialogo senza tempo tra gli scatti di Mapplethorpe e Wilhem von Gloeden

Fino al 14 febbraio, le stanze del museo Novecento di Firenze saranno animate da “Beauty and Desire”, il progetto fotografico che mette a confronto due esponenti fondamentali della fotografia del secolo scorso

Clifton ,1981. Courtesy of Robert Mapplethorpe Foundation

Da una parte, la ricerca dal nudo scultoreo e il richiamo alla classicità di Robert Mapplethorpe (New York, 1946-Boston, 1989), dall’altra le atmosfere di un mondo passato che trapelano dalle immagini realizzate dal barone Wilhem von Gloeden (Wismar, 1856- Taormina, 1931), il tutto accompagnato da una selezione di fotografie dall’archivio Alinari.

Un legame tra passato e presente che interroga il visitatore e la visitatrice sulla contemporaneità, proponendo un immaginario estetico e artistico inquieto, erotico, irriverente. Del resto, sessualità e desiderio sono i due concetti cardine su cui si sviluppa l’intera produzione di Mapplethorpe. Fin da giovanissimo, infatti, entra in contatto (in modi più o meno originali e legali) con il mondo della pornografia gay, interesse che più avanti proverà a rinnegare e a nascondere, esternando un atteggiamento machista spinto e fittizio.

Wilhelm von Gloeden , Caino , 1900 ca. Courtesy of Archivi Alinari – Archivio von Gloeden, Firenze

Comportamento che cambierà radicalmente tra il 1963 e il 1969, dopo gli anni dei movimenti della liberazione sessuale e l’avvento del femminismo di seconda ondata, che cambiarono per sempre la storia degli Stati Uniti, e anche quella di Robert. Nel 1970, infatti, inizierà a realizzare i primi scatti con una Polaroid, e pochi anni dopo inizierà ad accettare la sua omosessualità, impegnandosi in una relazione con il curatore e collezionista americano Samuel Jones Wagstaff, che contribuirà al successo del compagno innanzitutto omaggiandolo con una Graflex 4×5 pollici. Con la macchina il fotografo inizierà a muovere i primi passi nel mondo della fotografia, approfondendo le angolature e il tipo di scena che stava cercando.

Derrick Cross, 1983. Courtesy of Robert Mapplethorpe Foundation

Attraverso la sua lente, Mapplethorpe dedica la sua vita a raccontare il corpo liberato, l’umanità erotica, la tensione sessuale non performativa, non spettacolarizzata, né stereotipata, ma sincera e spesso violenta. Così, dall’essere dei frammenti di momenti, le sue foto diventano altro: partecipano alla scena manipolando attivamente la luce, che si trasforma nel medium perfetto per dare forma all’immagine finale. Un risultato tangibile, a dimostrazione del fatto che «in fondo, la fotografia è un modo più sbrigativo di fare scultura».

Fratelli Alinari, Calla Aethiopica, ante 1896. Courtesy of Archivi Alinari – Archivio Alinari, Firenze

Tra i suoi lavori più celebri, quello che fece più scandalo è “The X portfolio”, un progetto fotografico che raccoglie scatti di scene sadomaso, ritratti di personaggi noti e nature morte, dove si percepisce chiara e forte l’influenza di maestri come Man Ray e von Gloeden. Un oltraggio, un affronto deliberato al perbenismo: scene esplicite di bondage che altro non erano che un tentativo di spingersi ai limiti della fotografia artistica, avvicinandosi progressivamente a un tipo di scatto quasi commerciale, destinato al mercato pornografico. Il bello artistico e il sesso, con Mapplethorpe, non sono mai stati così compenetranti. Grazie a lui il più grande dei tabù ben presto trovò le immagini adatte per essere raccontato, convincendo il grande pubblico e conquistando anche le gallerie d’arte.

Fratelli Alinari, Torso Gaddi, 1880 ca. Courtesy of Archivi Alinari – Archivio Alinari, Firenze

Nonostante la sua produzione abbia contribuito a sdoganare il nudo fotografico, pochi anni prima della sua morte (avvenuta all’età di 43 anni per AIDS) i suoi lavori contestatari e irriverenti furono oggetto di una forte controversia sollevata da enti conservatori e religiosi, riguardante gli investimenti pubblici che finanziavano la realizzazione dei suoi scatti, che «inducevano all’oscenità». Questo, tuttavia, non è bastato a soffocare l’eredità lasciata dall’animo trasformativo e rivoluzionario di Robert Mapplethorpe.

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