La Bestia leghista di Luca Morisi non c’è più. Al suo posto morde Davide Crippa, il ventriloquo che Matteo Salvini usa per mandare i messaggi più urticanti, come quello violentissimo contro il direttore del museo egizio di Torino Christian Greco e in estate contro Daniela Santanchè. Ma ieri Crippa è andato oltre: delirante nei contenuti e devastante nella tempistica. Mentre a Palazzo Chigi, dopo il funerale di Giorgio Napolitano, Giorgia Meloni parla con il presidente francese Emmanuel Macron, il giovane vice segretario sgancia una bomba a grappolo che colpisce Berlino, Parigi e Roma. Accusa i tedeschi di destabilizzare il governo italiano: finanziano le ong per riempirci di clandestini e far scendere il consenso del centrodestra. Ma è il parallelismo con i nazisti l’affondo fuori misura, scandaloso, assurdo. «Ottant’anni fa il governo tedesco decise di invadere gli Stati con l’esercito ma gli andò male, ora finanziano l’invasione dei clandestini per destabilizzare i governi che non piacciono ai socialdemocratici».
Macron non ha nulla a che fare con lo scontro tra Italia e Germania. È tuttavia chiaro che Salvini apre la gabbia alla belva perché sa perfettamente cosa c’è dietro il «lungo e cordiale» colloquio durato novanta minuti, senza delegazioni. Ci sono i primi movimenti di una lunga campagna elettorale per le europee. Ci sono le alleanze per la nuova Commissione Ue.
La presidente del Consiglio italiana sta ricucendo il difficile rapporto con Parigi. Sta innanzitutto cercando sponde forti e utili per la difficilissima gestione dei migranti e per la riforma del Patto di stabilità. Da questa riforma dipende il respiro che avranno tutte le manovre prossime venture del governo di destra. La Francia, come la Spagna socialista, potrebbe essere un’alleata essenziale per l’Italia. Anche per cambiare le regole di Dublino sui Paesi di prima accoglienza.
Meloni ha anticipato al presidente francese il Piano Mattei che presenterà al vertice del 6 ottobre a Granada e al Consiglio europeo del 26-27 ottobre a Malta. Macron, domenica scorsa, in una intervista televisiva a reti unificate, aveva annunciato una proposta per aumentare gli sforzi nella lotta all’immigrazione clandestina. Meloni aveva risposto accogliendo con «grande interesse la proposta di collaborazione».
Ieri in particolare hanno discusso del progetto di realizzare, insieme con i governi dell’Africa mediterranea e subsahariana, corsi di formazione professionale per le migliaia di migranti che vogliono venire a lavorare legalmente in Europa. Che questo piano possa realizzarsi è tutto da vedere e da finanziare. Vedremo chi sgancerà i soldi per tutti questi progetti, a cominciare dagli amici polacchi e ungheresi di Meloni. Ursula von der Leyen ha detto di essere comma pronta a mettere a disposizione quindici miliardi.
Comunque, tra Emmanuel e Giorgia c’è uno strano idillio. Quei novanta minuti preoccupano Salvini. Il capo leghista è convinto che Macron si stia muovendo per irretire Meloni in vista dei giochi politici e di potere che si apriranno dopo le europee del 2024. Giochi ai quali Salvini non è invitato, anzi è tenuto debitamente alla larga perché dietro si porta Marine Le Pen, l’acerrima e temibile nemica di Macron. Il presidente francese ieri non si è messo lì a parlare esplicitamente e direttamente della prospettiva di una riedizione della maggioranza Ursula, di sostenere von der Leyen assieme ai Popolari, Conservatori, Socialisti e Liberali. Non è così grossier. Certe cose non si dicono, ma nella politica intelligente e alta si costruiscono, attraverso i fatti, convergenze su importanti dossier. Immigrazione e Patto di stabilità sono tra questi.
Certo, la chiusura del confine a Ventimiglia è stato un cazzotto, ma l’apertura francese su operazioni europee in Africa conta molto di più per Meloni. E non ha bisogno di avvelenare ancora di più i rapporti con il Cancelliere Olaf Scholz, al quale ha scritto una lettera molto dura sul finanziamento di una ong da parte di Berlino. Se la vedrà lei al vertice di Granada: non vuole che si mettano in mezzo altri. E poi in quel modo. Anche per un francese come Macron il ricordo dei nazisti occupanti è orribile. Salvini ha voluto intenzionalmente fare del male a Meloni.
Tutto si tiene nei vasi comunicanti su cui si reggono gli equilibri europei. Così, in quella breve passeggiata di Emanuel e Giorgia tra Montecitorio e Palazzo Chigi, in quegli occhi che si sono incrociati durante il colloquio riservato, Salvini ha visto la sua fine. Ha visto una rete gettata per tirare via Meloni dalle farneticazioni leghiste di una maggioranza di centrodestra a Bruxelles come a Roma.
Teme, e non ha tutti i torti dal suo punto di vista, che la sua alleata abbia imboccato una strada che la porterà a un nuovo inciucio europeo con i Socialisti di Scholz e ovviamente con Macron. Mentre lui rimane a passeggiare davanti Palazzo Berlaymont a braccetto con Madame Le Pen. Magari Meloni non si farà irretire e prevarrà l’anima sovrana. Ma che fare? Terrà l’Italia fuori dalla stanza europea dei bottoni come non è mai successo da quando esiste la Comunità europea in tutte le sue forme? Salvini ha motivo di scatenare la bestia.