Sopravvivere al dolorePark Eun Sun è lo scultore della resilienza umana

Tra pochi giorni, il 3 ottobre, in Corea del Sud si festeggerà il Gaechenjeol, una festa nazionale in ricordo della formazione del primo Stato coreano del Gojoseon. Per l’occasione approfondiamo la figura di un artista coreano, secondo cui la crepa è metafora della storia dell’essere umano. Siamo tutti feriti, ma resistiamo e non crolliamo. Come le sue opere

Park Eun Sun, Courtesy of Ernani Orcorte II, 768x513

Park Eun Sun è annoverato tra i principali artisti coreani viventi. Nato nel 1965 in Corea del Sud a Mokpo, si trasferisce giovanissimo a Seoul. All’inizio dei suoi studi si avvicina alla pittura, per poi diplomarsi in scultura presso la prestigiosa Università di Kyung Hee. Se la tridimensionalità e la materia sono da sempre sue compagne di viaggio, l’artista dimostra la propria maestria con materiali molto diversi: dall’iniziale uso della creta, al marmo e successivamente al granito. Nel 1993 si trasferisce a Pietrasanta (LU), dove prosegue gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. L’Italia e la Toscana sono oggi la sua seconda casa e al nostro Paese, complice anche un lungo sodalizio con la Galleria Contini, deve la ribalta internazionale. Le sue sculture sono state esposte in musei e luoghi pubblici di tutto il mondo: dal Museo Marino Marini, al National Museum of Contemporary and Modern Art di Seoul, all’Università di Leicester, ai Fori Imperiali di Roma.

Park Eun Sun, Roma.

Park Eun Sun fonde nella sua arte le proprie origini orientali con la tradizione scultorea italiana, dando vita a opere contemporanee che indagano la precarietà del nostro vivere. L’equilibrio tra le parti che compongono la scultura è uno degli elementi formali e sostanziali che caratterizza tutta la ricerca artistica di Park: l’artista lavora marmo, granito e bronzo con il fine di dare vita a sculture dalle forme geometriche sinuose e levigate, sostenute da equilibri insoliti ma al contempo leggiadri e armonici.

Park Eun Sun, portrait.

In tutte le opere c’è sempre una crepa che non si trasforma mai in un collasso strutturale, ma che anzi diventa opportunità di rivedere con occhi diversi il cielo e nuovi orizzonti: l’artista infatti finisce sempre con il deformare attraverso le proprie opere la percezione dell’ambiente circostante. Ciò è possibile proprio perché le sue sculture diventano una lente attraverso cui lo spettatore rivede la realtà: i tanti vuoti di cui sono composte queste opere portano lo sguardo dello spettatore sempre al di là dell’opera d’arte. Park, come prima di lui Alberto Giacometti, ritrae un essere umano ferito, che riesce a resistere e rimanere in piedi nonostante tutto, interiorizzando e sopravvivendo al dolore, che rimane nell’aria e nella memoria di ciò che prima era un pieno.

Park Eun Sun, dettaglio.

Non a caso, l’artista prima lavora la materia con precisione maniacale creando masse piene. Le singole parti vengono poi ultimate attraverso un processo di abrasione che scarnifica e spacca la materia. Eppure, l’opera finale non è drammatica e sembra anzi esser pervasa da una forte energia vitale. Tutto in Park si erge verso l’alto e dà l’idea che la precarietà sia solo alla base di una prossima trasformazione della forma. Tale dinamismo è reso spesso attraverso lo stratagemma pittorico di impiegare il colore nella scultura: spesso ritroviamo così anche nelle opere di grandi dimensioni due colori alternati, quasi come se le sculture di Park nascessero dai dipinti del grande maestro dell’optical, Victor Vasarely. Il risultato sono opere quasi vivaci e sinuose che sembrano riprodurre infinite file di DNA in un’ascesa infinita verso l’alto che richiama fortemente la Colonna senza fine (1938) del maestro della scultura Brancusi.

Park Eun Sun, Simmetria – Combinazione, marmo nero e grigio, cm60x32x26, 2017

Possiamo perciò concludere dicendo che il lavoro di Park sia quasi processuale: il gesto artistico finale ricompone le inevitabili ferite che caratterizzano la vita di ciascuno di noi e che non possono essere evitate. Ma dalle ferite l’essere umano può ripartire con una nuova visione della realtà e … la possibilità di arrivare al cielo.

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