La guerra tra Israele e Hamas sarà lunga. Tel Aviv ha messo in conto che pagherà un prezzo altissimo a livello mediatico. Ma se Hamas avesse avuto in questi anni il potenziale bellico di Israele, non ci sarebbe più un ebreo in Palestina. Lo dice il ministro della Difesa Guido Crosetto in un’intervista alla Stampa. Al terzo giorno delle operazioni terrestri di Israele in terra di Gaza: «Gli europei non si illudano, la guerra purtroppo sarà lunga».
Israele, dice Crosetto, «sta facendo quello che ha detto da giorni di voler fare. Andranno avanti. Vedremo quali potranno essere le conseguenze politiche. Certo, Israele non è Hamas. E, quindi, la reazione di Israele, per quanto dura, è la reazione dura di uno Stato democratico e di diritto che vuole colpire i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese. A chi in questi giorni mi dice che Israele di questo passo diventa come Hamas, rispondo una cosa molto semplice: se Hamas avesse avuto, in questi anni, il potenziale bellico di Israele, Israele non esisterebbe più e non ci sarebbe più un ebreo, in Palestina. Questa è la differenza fondamentale. Hamas vuole la distruzione totale, in qualunque modo, di Israele e di tutti gli ebrei. È questo il loro scopo».
E «chiunque conosca Israele, avendo visto i massacri di civili inermi opera di Hamas, sapeva che la reazione sarebbe stata durissima. Israele ha la necessità di mostrare la sua forza perché la sua stessa sopravvivenza è legata alla capacità di deterrenza nei confronti di vicini ostili che, dalla sua nascita, lo vogliono distruggere. Hanno la necessità di lanciare un messaggio di forza dopo una brutta ferita che ne ha rivelato una debolezza che nessuno si aspettava. L’ingresso dentro Gaza fa parte di questo “copione” obbligato».
Ma, avverte, «la storia ci dimostra che, durante una guerra, le operazioni “chirurgiche” sono molto difficili, se non impossibili… Per cui è drammaticamente scontato, purtroppo, che ci siano e che ci saranno delle conseguenze civili, anche drammatiche». E la situazione disastrosa a Gaza è sotto gli occhi di tutti, con Hamas che combatte la guerra anche con i social. Per Hamas, prosegue il ministro, «è un punto cruciale: può sperare di sopravvivere in questo scontro fortissimo, che lei stessa ha voluto, soltanto se riesce ad infiammare le piazze musulmane e spaccare l’opinione pubblica mondiale».
Certamente, «quella di Israele è un’azione tecnicamente molto difficile perché a Gaza non c’è un “quartiere” di Hamas che puoi isolare dal resto dei siti abitati. Hamas ha il controllo totale di tutta la Striscia e delle sue città. E abbiamo capito tutti che coesistono due città: una in superficie, abitata da gente normale, fatta di civili, uomini donne e bambini; e poi c’è una seconda città, nascosta nelle viscere delle prime. Gli israeliani non possono raggiungere l’una se non attraverso l’altra. Questo è il dramma». E «gli israeliani hanno messo in conto il fatto che pagheranno un prezzo altissimo, umano e mediatico». Mentre, diece, «gli ostaggi sono un’ossessione soprattutto di noi occidentali. Un’ossessione che ci serve per mostrare che noi conserviamo ancora un senso di umanità, quella che Hamas non ha. E ci serve per mostrare un ramoscello di ulivo verso Israele».
Crosetto racconta poi che la settimana scorsa aveva deciso «di inviare una nave militare su Cipro perché pensavo fosse necessario avere una nave in zona, in caso di peggioramento della crisi». Adesso «sono state mandate altre due navi cariche di aiuti umanitari. Ci siamo impegnati fin dalla sera in cui è partito l’attacco di terra, sia con i voli dell’aeronautica, sia riempiendo queste navi, nell’aiutare Gaza con medicinali, tende e viveri. L’Italia aiuterà i palestinesi che sfolleranno verso il Sud di Gaza. E così si stanno impegnando anche altre nazioni. Vorrei che l’Onu stessa e anche la Nato si impegnassero in questo senso».
Ma Crosetto non è ottimista. «Il capo di Hamas vive in un hotel a cinque stelle con vista Golfo Persico. Questo per dire la differenza con Arafat». dice. «Temo che le cose siano andate troppo in là e non è oggi il momento di interlocuzioni tra Israele ed Hamas. Sarà guerra. E dico a tutti, agli italiani, agli europei, che sarà una guerra lunga. Molti pensano solo a come costruire le condizioni per la prossima settimana di vita. Per noi occidentali questo problema, come altri, va risolto subito. Il dente va tolto e si pensa subito ad altro. Invece questo è un dente che non riusciremo a toglierci. Dobbiamo iniziare a ragionare sulle conseguenze di questa guerra, come pure di quella in Ucraina, per l’Europa, per il mondo, per la ricomposizione delle alleanze mondiali, nel medio e lungo periodo e non nel breve».