Al ballottaggioIn Argentina Sergio Massa contiene la valanga dell’ultra-destra di Javier Milei

Al primo turno vittoria netta del candidato del governo, che è andato meglio delle aspettative, nonostante la disastrosa crisi economica. Lo sfidante di La Libertad Avanza è secondo e fa appello alla destra moderata di Patricia Bullrich, arrivata terza

(La Presse)

In Argentina ha prevalso la paura dell’ultra-destra. Si andrà al ballottaggio il 19 novembre per decidere il prossimo presidente.

Nelle elezioni presidenziali di domenica 22 ottobre, la coalizione peronista di centrosinistra guidata dall’attuale ministro dell’Economia, Sergio Massa, ha superato le aspettative ottenendo il 36,68 per cento dei voti e risultando la più votata. L’economista ultraliberista e di estrema destra Javier Milei, dato come favorito, ha preso invece il 29,98 per cento, mentre la candidata di centrodestra Patricia Bullrich – ex ministra alla Sicurezza – è arrivata terza con il 23,83 per cento.

Per essere eletto al primo turno, un candidato avrebbe dovuto prendere almeno il 45 per cento dei voti, o il 40 per cento con dieci punti di vantaggio sul secondo. Si andrà quindi al secondo turno. E il vincitore entrerà nella Casa Rosada il 10 dicembre, a quaranta anni esatti dal giuramento di Raul Alfonsìn nel primo governo democratico dopo gli anni della dittatura.

L’Argentina sta attraversando la peggiore crisi economica degli ultimi vent’anni, con l’inflazione che a settembre è arrivata al 138 per cento su base annua e la soglia della povertà è oltre al 40 per cento. L’attuale governo ha ereditato una situazione in cui il peso era a 60 a uno con il dollaro. Il venerdì prima delle elezioni il mercato parallelo della moneta dava il dollaro a oltre 1000 pesos. I cittadini vedono evaporare i loro risparmi. E i negozi sono pieni perché chi ha denaro lo spende, sapendo che il giorno dopo potrebbe valere molto meno. Sui social media, il giorno prima delle elezioni, sono state condivise le immagini di chi faceva scorta nei supermercati e nei centri commerciali.

I due candidati hanno due visioni opposte su come risolvere questa situazione. Nonostante Massa negli ultimi 14 mesi sia stato a capo del ministero dell’Economia senza riuscire a migliorare la situazione, Massa ha promesso politiche più attente ai mercati e tagli delle spese, ma con riguardo verso gli effetti sulla popolazione. Milei, invece, promette di rendere effettiva la dollarizzazione, ossia l’abbandono della moneta nazionale a favore del dollaro, e sostiene di voler «bruciare la Banca Centrale argentina», simbolo degli errori nella gestione economica e finanziaria del Paese.

Sono elezioni su cui hanno pesato la paura e la rabbia. La paura verso un candidato outsider, Milei, che tra le varie cose si dice contrario all’aborto ed è revisionista sui numeri dei morti e dei desaparecidos. Ma c’è anche la rabbia verso un governo che ha trascinato la popolazione nella peggiore crisi economica dal 2001. Probabilmente sono state le esagerazioni di Javier Milei a salvare il candidato del governo.

Resta fuori la candidata del centrodestra. E infatti Javier Milei ha immediatamente fatto appello alla destra di Bullrich: «Due terzi degli argentini hanno votato per il cambiamento. Abbiamo un nemico comune, se lavoriamo insieme possiamo mettere fine alla casta. La scelta è tra il kirchnerismo al governo e la libertà».