Ultime trattativeDal taglio alle pensioni alla cedolare secca, il governo cerca 2 miliardi per la manovra

Oggi incontro tra Meloni, Salvini e Tajani. Il testo è ancora aperto: Forza Italia chiede tre modifiche. La premier vuole evitare misure scomode. Si va verso un codice identificativo per chi affitta un appartamento

(La Presse)

Oggi la legge di bilancio dovrebbe essere sigillata dal centrodestra prima dell’avvio della discussione in Senato, fissata per domani pomeriggio. L’obiettivo dichiarato è quello di non avere emendamenti di maggioranza. Ma se così sarà, dipende solo da un faccia a faccia tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il vicepremier di Forza Italia Antonio Tajani e il vicepremier della Lega Matteo Salvini. L’incontro è previsto per oggi, ma nelle ultime ore le questioni si sono complicate.

Perché, nonostante quanto detto da Meloni, la manovra ancora non è chiusa. Non solo per le fibrillazioni nella maggioranza, ma anche per il tentativo di cancellare due misure scomode come il taglio delle pensioni a una parte dei dipendenti pubblici e l’aumento dell’Iva, dal 5 al 22 per cento, sui pannolini. In tutto, servono due miliardi. E non è facile trovarli.

Forza Italia, prima di impegnarsi sulla manovra a «scatola chiusa», vuole garanzie su almeno tre punti. Il primo è la cedolare secca sugli affitti, che il governo vuole portare dal 21 al 26 per cento, anche se solo dalla seconda casa in locazione. «Noi pensiamo che aumentare la cedolare secca sia un errore, abbiamo visto che il problema vero è il nero», ha detto il portavoce azzurro Raffaele Nevi. E dunque la proposta di Forza Italia è «l’introduzione di un codice identificativo nazionale (Cin), attraverso il quale tracciare tutti quelli che affittano un appartamento». Secondo Nevi, «in Grecia ha aumentato di dieci volte il gettito. Aumentare la tassa sulla cedolare secca può invece incentivare il nero». Per Forza Italia, così potrebbe aumentare il gettito fiscale «di almeno un miliardo».

Ma il nodo degli affitti brevi non è l’unico. Il taglio da 90 a 70 euro del canone Rai, una delle bandiere della Lega, agli azzurri non piace. L’idea è che nessun intervento debba mettere a rischio il sistema Rai.

E infine, le pensioni. Il sottotesto di tutte le dichiarazioni di Forza Italia è un certo fastidio per il metodo leghista delle «bandierine» da piantare su alcuni temi e la relativa condiscendenza di Palazzo Chigi. Il ritorno a Quota 103 si accompagna infatti a una serie di aggiustamenti a danno soprattutto dei dipendenti pubblici. «La Lega forse pensa più al Nord, ma soprattutto a Roma sono migliaia i cittadini a rischio», è una delle voci raccolte dal Corriere tra i forzisti.

Tajani chiederà di riaprire il pacchetto sulle pensioni, includendo la super rivalutazione delle pensioni minime per gli over 75, un aumento degli assegni, sempre minimi, per chi ha più di 65 anni, oltre al ritorno della rivalutazione al 90% (nella bozza della manovra è all’ 85%) per le pensioni tra 2.100 e 2.600 euro lordi. A completare le richieste anche una proroga, di 2-3 mesi, del Superbonus per i condomini che ad oggi registrano un avanzamento dei lavori pari al 60-80%, in modo da scavallare la scadenza del 31 dicembre.

Il fuoco amico di Forza Italia non piace affatto a Fratelli d’Italia. «Qualcuno dice che stiamo massacrando la casa. Se lo dice la Schlein, posso ritenere che non l’abbiamo vista arrivare e non l’abbiamo vista capire. Ma se lo dice qualche esponente di centrodestra, mi preoccupo di più… », ha sbottato ieri il capogruppo alla Camera Tommaso Foti. Con un richiamo a non piantare bandierine: «Non servono a nulla. Se la coalizione va bene, van bene tutti. Se va male, van male tutti».

Ma la verità è che i tecnici della Ragioneria dello Stato stanno ancora cercando di far quadrare i conti. Il tema è trovare risorse tra le pieghe del bilancio per cancellare il taglio delle pensioni a una parte dei dipendenti pubblici e l’aumento dell’Iva sui pannolini. Ma evitare quel taglio il prossimo anno a 30 mila “pensionandi” – dipendenti degli enti locali, sanitari, insegnanti delle scuole paritarie, ufficiali giudiziari – costerebbe almeno 2 miliardi nell’orizzonte triennale della legge di bilancio. Ben più alti i risparmi a regime: 7-8 miliardi generati da 700 mila pensioni tagliate. Alla fine, la norma resterebbe.

Diverso il discorso sui pannolini. I tecnici della Ragioneria stanno ancora simulando i costi necessari per evitare un rialzo di 17 punti di Iva nel 2024.

In ballo c’è una sconfessione, per Giorgia Meloni, delle politiche per la famiglia sbandierate nella conferenza stampa del 16 ottobre, quando ha festeggiato il via libera alla manovra. Manovra che, come è evidente, è tutt’altro che chiusa.

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