Repubblicani allo sbandoI trumpiani sfiduciano lo speaker della Camera McCarthy

Accusato dal suo stesso partito di aver evitato lo shutdown con il sostegno dei dem e di avere un accordo segreto con Biden per finanziare l’Ucraina. Non era mai successo nella storia americana. Intanto Biden ha riunito i principali alleati per rassicurarli sul sostegno americano a Kyjiv

(La Presse)

Gli Stati Uniti non hanno più lo speaker della Camera dei rappresentanti. Per la prima volta nella storia americana, il repubblicano Kevin McCarthy è stato sfiduciato. La mozione, presentata dal deputato trumpiano Matt Gaetz, è stata approvata con 216 sì e 210 no: otto repubblicani ribelli dell’ultradestra hanno votato insieme ai Democratici per rimuovere lo speaker, che esclude una ricandidatura.

Il leader dei ribelli, Matt Gaetz, accusava McCarthy di essere troppo moderato, perché aveva appena fatto un compromesso con i democratici per evitare lo shutdown, ossia la paralisi delle attività dello Stato. Sostenendo anche di avere un accordo segreto con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden per finanziare l’Ucraina. Data la risicata maggioranza repubblicana alla Camera (221 contro 212), per decidere la destituzione di McCarthy sono bastati appena otto voti repubblicani, uniti a quelli dei democratici presenti, che in blocco hanno rifiutato di difenderlo.

Il dilemma dei democratici era se appoggiare o meno McCarthy. Alla fine, il loro leader alla Camera, Hakeem Jeffrey, ha indicato di non opporsi alla sua destituzione affermando che lo speaker ha fallito «nel prendere le distanze dall’estremismo dei Make America Great Again».

Ma non è chiaro chi potrà davvero sostituire McCarthy e governare l’ultradestra del Gop. McCarthy ha annunciato ieri notte che non si ricandiderà.

Poche ore prima del voto alla Camera, il presidente Biden aveva chiamato i principali leader europei, per spiegare cosa sta accadendo a Washington, ribadire che gli Stati Uniti continueranno ad appoggiare l’Ucraina, e sollecitare gli alleati ad approvare nuovi pacchetti per la fornitura di armi a Kyjiv, in questa fase molto delicata della controffensiva. Alla chiamata hanno partecipato i premier Meloni per l’Italia, Trudeau per il Canada, Sunak per la Gran Bretagna, Kishida per il Giappone, Scholz per la Germania, i presidenti di Polonia e Romania Duda e Iohannis, e leader della Ue Michel e von der Leyen, e la ministro degli Esteri francese Colonna.

Quanto accaduto alla Camera, però, crea un vuoto di potere senza precedenti, che minaccia di provocare il caos, perché entro il 17 novembre il Congresso deve votare la legge di bilancio per finanziare il governo, inclusi gli aiuti militari all’Ucraina nella fase cruciale della controffensiva.

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