Energie da Tel AvivLa forza e la libertà del popolo ebraico in scena al Teatro Parenti

Il 16 ottobre inizia la rassegna “Israele: tradizione e creatività”, di cui Linkiesta è media partner, con la supervisione artistica di Roy Chen. «È un’occasione per guardare nel profondo della cultura ebraica, guidati dalla curiosità», dice Andrée Ruth Shammah, direttrice del teatro

Immagine tratta dal sito del Teatro Franco Parenti

«Il teatro non dà risposte, è un luogo di domande. E io credo che in questo momento, in cui il mondo è un reparto chiuso, il teatro possa avere il compito di guarire». Sono rasserenanti le parole di Roy Chen, scrittore e drammaturgo israeliano, alla presentazione di “Israele: tradizione e creatività. Energie da Tel Aviv”, la rassegna teatrale del Teatro Franco Parenti che si svolgerà nei prossimi tre mesi, e di cui Chen è supervisore artistico. Il festival è supervisionato da Rav Alfonso Arbib, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, mentre Linkiesta sarà media partner.

L’obiettivo è guardare con interesse alla scena teatrale e performativa contemporanea della città israeliana di Tel Aviv, facendosi trasportare e ispirare soprattutto da una forza e una vitalità uniche. «Anni fa, alla prima edizione di questo festival, rimasi colpita da quanto il popolo ebraico fosse libero, energico e pieno di vita – ha raccontato Andrée Ruth Shammah, regista teatrale nonché direttrice e anima del Teatro Parenti –. Non si indaga mai nel profondo della cultura ebraica e dunque questa è un’occasione per farlo, guidati dalla curiosità».

Il pensiero alla drammatica situazione contemporanea di Israele aleggia nell’aria. Shammah non lo ignora, infatti chiarisce subito: «Noi siamo soldati dell’arte, delle idee, della cultura. E per questo i fatti attuali, gravissimi, non hanno influenzato il nostro lavoro». Parole che trovano pieno appoggio da parte del supervisore artistico Chen, in tele collegamento da Israele: «Questo festival è un omaggio per me e per tutti noi, ci convince che non siamo soli. Il teatro scatena un’energia liberatrice, proprio come quella di Tel Aviv, una città aperta a tutti, moderna, liberale».

Proprio la cultura sarà al centro delle cinque conferenze sulla tradizione ebraica, che arricchiranno il calendario del festival accanto agli spettacoli. «Ci siamo occupati di cultura in ogni momento, anche nei più terribili – ha spiegato il rabbino Rav Arbib –. Anche se adesso stiamo vivendo tempi terribili, la tradizione ebraica ci insegna che anche nei momenti più bui c’è spazio per lo studio, sia della Tōrāh, sia quello più generale».

Programma del festival
Il primo appuntamento della rassegna sarà lunedì 16 ottobre con il Concerto di Yakir Arbib, un pianista conosciuto come «il re dell’improvvisazione». Figlio di un rabbino, Arbib è ipovedente e ha la capacità di percepire i suoi come se fossero colori. Per questo approccia la musica come un quadro astratto, che metterà in scena sotto il titolo “The classical trasgressive”.

A partire da martedì 17 sarà in scena “Pizzeria kamikaze», uno spettacolo basato sul libro di Etgar Keret, scrittore, attore e regista israeliano. Francesco Brondi, uno dei tre protagonisti in scena, si è occupato anche di adattare il testo: «Pensavo che Keret mi assomigliasse un po’, per la leggerezza che ha nel toccare temi anche molto difficili». Si fa riferimento alla raccolta di Keret, da cui lo spettacolo prende il titolo, ambientata in un mondo parallelo, quello dei suicidi.

Keret stesso interverrà al Parenti domenica 22 ottobre, in dialogo con Wlodek Goldkorn, scrittore e giornalista. Lo scrittore per molti critici è considerato il fondatore della corrente letteraria israeliana che si caratterizza con una scrittura moderna e personaggi surreali emblematici.

In occasione dell’uscita del volume “La questione ebraica nella società post moderna: un itinerario tra storia e microstoria”, l’autore Emanuele Calò dialogherà con Claudia Fellus giovedì 26 ottobre alle 18:30. Condurrà Alessandro Litta Modignani, giornalista e presidente dell’Associazione italiana pro Israele.

Sabato 11 e domenica 12 novembre ci sarà “The most boring show in the world”, uno spettacolo che dà spazio alla noia come opportunità per far succedere delle cose tra il pubblico e chi è in scena, nello specifico tre ballerine.

Il “mimo e clown del futuro”, l’israeliano Kulu Orr, incanterà il pubblico martedì 12 e mercoleì 13 dicembre con le sue arti magiche, in uno spettacolo che mescola tecnologia digitale e abilità di giocoliere.

Il supervisore artistico Roy Chen sarà al teatro di persona domenica 17 dicembre, per lanciare lo spettacolo “Chi come me” ispirato al suo romanzo “Anime”, il più letto in Israele nel 2020. Lo scrittore poi condividerà il suo percorso creativo e artistico nato dall’esperienza di Chen con alcuni adolescenti fragili.

Chiude la rassegna teatrale “Grannies”, il 19 e il 20 dicembre, un drag show immensamente divertente sulla vecchiaia dal Jerusalem Khan Theatre, il teatro con il maggior repertorio creativo di Gerusalemme e che secondo la critica ha prodotto i lavori più pionieristici degli ultimi anni.

X