È salito a duemilaquattrocento il bilancio dei morti a causa dei terremoti che hanno sconvolto l’Afghanistan nella giornata di sabato. Secondo le Nazioni unite, «i partner e le autorità locali prevedono che il numero delle vittime aumenterà man mano che gli sforzi di ricerca e salvataggio continueranno. Alcune persone potrebbero essere intrappolate sotto gli edifici crollati».
Stando al ministero per la Gestione dei disastri, i feriti sarebbero circa diecimila. Più di milletrecento, invece, le abitazioni distrutte o danneggiate. Secondo Abdul Wahid Rayan, portavoce del Ministero dell’Informazione e della Cultura, il sisma ha raso al suolo sei villaggi interi.
Nella zona occidentale del Paese, vicino a Herat, l’Istituto geosismico statunitense (Usgs) ha scritto che per due volte è stata registrata una magnitudo di 6.3. L’epicentro del sisma è stato a circa quaranta chilometri a nord-ovest di Herat, terza città del Paese per popolazione, vicino al confine con l’Iran. A seguire, si sono verificate almeno sette scosse di assestamento.
Il sistema sanitario afghano, che dipende quasi interamente da aiuti esteri, è in grave affanno. Da quando i Talebani hanno preso il potere nell’estate del 2021, infatti, il settore è stato messo in ginocchio da tagli pesantissimi. In più, tanti donatori stranieri – preoccupati dalla violenza dei fondamentalisti islamici – hanno ritirato il loro appoggio finanziario. Un esempio? Ad agosto, scrive l’agenzia Reuters, un portavoce del Comitato internazionale della Croce rossa ha detto che «probabilmente» avrebbe interrotto il suo sostegno economico a venticinque ospedali afghani.
Nel frattempo, Medici senza frontiere ha allestito cinque cliniche mobili nei pressi dell’ospedale regionale di Herat. E Irfanullah Sharafzai, portavoce della Mezzaluna Rossa afghana, ha detto che sono in arrivo squadre di soccorso da otto province vicine.