Enologia ibrida Vini della Maremma francese

La Toscana internazionale di Matthieu Taunay e i vitigni di Monteverro si svelano nella terza puntata di Conversazioni in Vigna, la serie di Gastronomika sulla vendemmia del 2023

La realtà di Monteverro nasce dalla mente dell’imprenditore tedesco Georg Weber nel 2003. Si tratta di una tenuta di sessanta ettari nel territorio di Capalbio, in bassa Maremma, la cui produzione, commercializzata dal 2008, viene certificata biologica circa quattro anni fa. Non si sarebbe potuta trovare collocazione migliore per un’attività vinicola: a est, l’esposizione continua alle correnti marine dà respiro alle viti riducendo il rischio di proliferazione della peronospora mentre il suolo saturo di argilla trattiene molto bene l’acqua; un terroir naturalmente ricco di nutrienti e il raggiungimento del giusto equilibrio tra superficie coltivata e vegetazione spontanea completano questo quadro eccezionale.

Credits: @Leif Carlsson

Alla guida della produzione troviamo Matthieu Taunay, enologo di Monteverro e grande conoscitore dell’enogastronomia mondiale. Taunay nasce nella Loira e si forma tra Borgogna e Champagne, ma la vera scuola la fa nelle cantine che frequenta in giro per il mondo, dal Sud-Africa, agli Stati Uniti alla Nuova Zelanda, dove affina le sue conoscenze fino ad approdare nella parte più meridionale della Toscana.

La tenuta, che prende il nome dall’animale simbolo delle aree boschive in questa zona, il cinghiale, lavora principalmente vitigni rossi bordolesi, con una minoranza di vitigni bianchi come Chardonnay e Vermentino. Più importanti per l’azienda sono di fatto le varietà di rosso quali Cabernet Franc, Syrah, Grenache e Cabernet Sauvignon e che, fatta eccezione per il Merlot, crescono particolarmente bene sulle pendenze ghiaiose della costa toscana.

Credits: @Leif Carlsson

Nonostante le piovosità eccezionali di questa primavera, che hanno minacciato la diffusione di agenti infestati proprio nella finestra più delicata della vita delle piante, cioè subito prima e subito dopo la fioritura, il team di Monteverro si è dichiarato estremamente soddisfatto. A fronte di una perfetta gestione dei rovesciamenti di fine agosto, che hanno dato il giusto sprint di maturazione all’uva, la vendemmia di quest’anno attesta un’ottima annata e l’esito positivo degli accorgimenti adottati dall’azienda nel corso degli anni.

Il raccolto non è più quello delle origini di Monteverro, lo Chardonnay non si vendemmia a metà settembre ma quasi un mese prima, causa il cambiamento climatico e la mano dell’uomo, che ha effettuato delle scelte consapevoli per ottenere un prodotto diverso. Ad esempio, ci si è concentrati su una concimazione mirata del terreno e si è ridotta la potatura con il fine di preservare i grappoli (e quindi l’acidità degli acini) dal sole cocente di agosto. Taunay ha corretto il tiro anche in fase di vinificazione, realizzando che il perfetto bilanciamento tra acidità e freschezza che fa un buon Chardonnay si raggiunge mediante assemblaggio di lotti diversi, di cui solo alcuni hanno effettuato la fermentazione malolattica.

Credits: @Leif Carlsson

Il cavallo di battaglia dell’azienda in ogni caso sono i vini rossi, quattro pregiate etichette che nascono da un assemblaggio dei vitigni coltivati in tenuta. Monteverro, il prodotto che meglio ne rappresenta l’identità, è il risultato di un blend classico di bordolesi tra cui Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, con l’aggiunta di una piccola percentuale di Merlot e Petit Verdot. Lo stesso vale per il fratello minore, Terra di Monteverro, che si distingue dal primo unicamente per le parcelle da cui provengono le uve e per l’uvaggio, che può variare leggermente. Verruzzo, della medesima composizione, viene miscelato con una lacrima di Syrah mentre si differenzia il Tinata, una chicca che mira a esaltare freschezza ed essenza fruttata con una base di Syrah e Grenache invecchiata in legno e cemento.

Credits: @Leif Carlsson

Consapevole della necessità di assecondare gli effetti del riscaldamento globale, Taunay sta lavorando ad alcuni esperimenti che utilizzano il raspo, l’organo della pianta che consente il collegamento degli acini al fusto e che, per le sue proprietà chimiche, è tra i candidati ideali a preservare l’aspetto tannico e la freschezza del vino.

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