Svolta trumpianaJavier Milei ha vinto le elezioni e diventerà il prossimo presidente argentino

Il candidato di estrema destra, antiabortista, ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali superando l’attuale ministro dell’Economia Sergio Massa, candidato di centrosinistra

AP/Lapresse

L’Argentina ha scelto. Javier Milei, candidato di estrema destra, ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali con il 55,69 per cento dei voti, contro il 44,3 per cento del suo rivale, il ministro delle Finanze della coalizione di centrosinistra Unione per la Patria, Sergio Massa. Il prossimo 10 dicembre, quindi, Milei prenderà il posto del presidente uscente, Alberto Fernández.

Milei ha vinto anche grazie all’appoggio dell’ex presidente argentino Mauricio Macri, liberale, punto di riferimento per il centrodestra argentino, già in carica dal 2015 al 2019. Macri al primo turno aveva sostenuto Patricia Bullrich, la candidata della coalizione di centrodestra Uniti per il Cambio, che però era arrivata terza ed era rimasta esclusa dal ballottaggio.

«Oggi inizia la ricostruzione dell’Argentina. Oggi è una notte storica per l’Argentina», ha detto Milei ai sostenitori esultanti nel quartier generale della sua campagna a Buenos Aires, definendo la sua vittoria un «miracolo». Se le sue parole somigliano a quelle che potrebbe pronunciare Donald Trump dopo una vittoria elettorale, è perché tra i due ci sono evidentemente dei punti di contatto: anche lui è un populista negazionista del clima, che in Argentina è conosciuto anche con il soprannome di El Loco (il pazzo). Milei ha promesso «cambiamenti drastici» per affrontare la «tragica realtà» dell’Argentina, segnata da un’inflazione altissima e una grande povertà diffusa. «L’Argentina tornerà al posto nel mondo che non avrebbe mai dovuto perdere», ha detto Milei dopo la vittoria.

Non è un caso che l’ex presidente americano sia stato tra i primi a congratularsi con lui dopo il voto: «Il mondo intero stava guardando! Sono molto fiero di te. Trasformerai il tuo Paese e renderai davvero di nuovo grande l’Argentina». A lui si sono poi accodati Jair Bolsonaro, ex presidente brasiliano – «La speranza brilla ancora una volta in Sud America» – e Elon Musk, proprietario di X (ex Twitter).

Nell’articolo pubblicato da Tom Phillips, Josefina Salomon e Facundo Iglesia sul Guardian, ci sono le interviste agli li attivisti pro-Milei, che descrivono il candidato di estrema destra «come un visionario economico pronto a guidare l’Argentina fuori da una delle peggiori crisi economiche del Paese degli ultimi decenni». In campagna elettorale, Milei ha promesso di abolire la banca centrale e dollarizzare l’economia – cioè ancorare le valutazioni del peso argentino al dollaro americano – per superare una calamità finanziaria che ha lasciato il quaranta per cento dei cittadini argentini in povertà e spinto l’inflazione sopra il centoquaranta per cento.

Nato a Buenos Aires nel 1970 da una famiglia di classe media: il padre possedeva un’impresa di trasporti e la mamma casalinga. Si è laureato in economia ed è stato un giocatore di calcio di discreto successo. È stato poi consulente economico e professore di Macroeconomia. Qualche settimana fa Paolo Rizzo su Linkiesta descriveva così il futuro presidente argentino: «Amante dei cani, possiede quattro mastini battezzati tutti in onore di famosi economisti: Murray per Murray Rothbard, Milton per Milton Friedman, Robert e Lucas per Robert Lucas. Ci sarebbe Conan, un mastino morto con cui Milei parla attraverso di una medium. È ai cinque cani che Milei ha ringraziato per il suo recente successo elettorale. I rapporti con i genitori sono invece ormai compromessi da anni. Milei ha costruito la sua immagine pubblica collaborando con le migliori testate giornalistiche del paese per poi passare alla televisione. Debuttò in tv nel luglio 2016 e da quel momento un susseguirsi di interviste, danze e apparizioni fino alla decisione di provare l’avventura politica. Il tema principale della sua campagna è sempre stato la rottura con la classe politica: contro i peronisti, i kirchneristi e le colombe dell’opposizione. Politici definiti delinquenti da mandare via a patadas en el trastre, ovvero a calci in quel posto».

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