Per anni abbiamo creduto che l’Oceano Pacifico sarebbe stato per sempre il vero mare conteso. Forse perché è il teatro di scontro delle due grandi potenze mondiali che lì si affacciano, Cina e Stati Uniti, della potenza regionale che non accetta il suo status, la Russia, e della scheggia impazzita abituata a far passare sopra il Giappone i missili nucleari, la Corea del Nord. Il Mediterraneo era considerato poco più che un grande lago; aveva mostrato i suoi fasti tra Mondo Antico e Medioevo per lasciare poi centralità all’Atlantico nell’età Moderna. Come spesso succede, la storia ha avuto più fantasia degli analisti geopolitici. L’invasione russa in Ucraina del 2022 e la strage terroristica di Hamas del 7 ottobre 2023 continuano a rendere il Mediterraneo un luogo centrale nell’agenda globale. Un’area strategica anche per la Cina che cerca con tenacia di penetrare commercialmente nei porti mediterranei con la Via della Seta.
«Il carattere strategico del Mediterraneo è talmente complesso che ha bisogno di dieci mappe per essere davvero capito. L’elemento in comune di queste mappe intersecate tra loro è che l’Italia ne è quasi sempre al centro. Siamo una grande portaerei in mezzo al Mediterraneo. E le tre grandi potenze in competizione fra loro, la Russia per costruire la propria presenza nei mari del Sud, la Cina per imporre la Via della Seta e gli Stati Uniti per difendere le democrazie e l’Occidente hanno bisogno del nostro territorio, delle nostre acque. Non in maniera figurata, ma reale. Negli ultimi anni abbiamo assistito a infiltrazioni maligne di agenti russi e cinesi così frequenti nel nostro Paese perché Russia e Cina hanno bisogno del nostro spazio per costruire i loro disegni strategici», spiega Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, autore di “Mediterraneo conteso. Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno” (Rizzoli), e primo ospite della quinta edizione de Linkiesta Festival “E tutto il mondo fuori”.
«Ciò che accade sotto il Mediterraneo conta forse più di ciò che avviene in superficie. I suoi fondali sono lo spazio geostrategico attraversato da tutti i cavi più importanti attraverso i quali corrono i dati del pianeta. Collegano Asia, Africa ed Europa, ma anche l’estremo oriente al Nord e Sud America. Se uno deve mandare una informazione da Pechino a Washington lo fa attraverso il Mediterraneo perché sotto il Pacifico ancora questi cavi non ci sono. E tutti i maggiori cavi toccano la Sicilia, il cuore strategico del Mediterraneo. Gli italiani non sono consapevoli abbastanza di questo ed è opportuno discuterne nel nostro paese. Il governo italiano, indipendentemente dal colore politico, deve essere consapevole di questa situazione creata a prescindere dalla nostra volontà ma chiara a tutti gli analisti, per elaborare una strategia bipartisan che tuteli l’interesse nazionale e renda l’Italia protagonista».
Secondo Molinari la Russia ha aggredito l’Ucraina per diventare una potenza del Mediterraneo. Il culmine di una strategia che ha portato Mosca a intervenire prima nella guerra in Siria, poi a creare basi in Libia e infine insediarsi nel Sahel con il gruppo dei mercenari della Wagner. E con il pogrom di Hamas del 7 ottobre, Vladimir Putin ha visto la possibilità di distogliere l’attenzione degli Stati Uniti e del mondo libero sul conflitto e i crimini umanitari commessi contro gli ucraini. Ed è per questo motivo che si è subito schierato con il gruppo terroristico palestinese. «A Putin importa solo di Putin. La sua è una strategia regionale per indebolire l’Occidente e c’è grande preoccupazione nella amministrazione americana perché la brigata Wagner ha promesso antimissili a Hezbollah. Se li ricevessero sarebbe difficile per Israele e per gli Stati Uniti operare in Libano e in Siria».
In queste ore assistiamo alla momentanea tregua per permettere il rilascio di alcuni ostaggi rapiti da Hamas. «Per la prima volta dal 7 ottobre viviamo in attimo in cui in entrambe le parti, tutti coloro che hanno subito le violenze stanno respirando. Respirano le famiglie israeliane che stanno ricevendo gli ostaggi. Respirano i civili di Gaza usati come scudi umani da Hamas. Chiunque ha vissuto i conflitti sa che questo è un momento cruciale da vivere fino in fondo perché nessuno sa quanto ancora durerà. Potrebbe finire stanotte, domattina, potrebbe durare quattro giorni o nessun giorno», spiega Molinari.
«Viviamo un paradosso: per settanta anni abbiamo parlato di guerra arabo-israeliana ma la realtà è che gli israeliani da anni non sono in guerra con i paesi arabi. Il vero nemico è l’Iran», commenta sul palco il direttore de Linkiesta, Christian Rocca, moderatore dell’evento. «Ci sono due campi in Medio Oriente: quello della pace ruota intorno agli Accordi di Abramo, siglati da Israele con diversi paesi arabi per una riconciliazione e credo ci sia ancora spazio per allargarlo all’Arabia Saudita. Una mossa che potrebbe risolvere il conflitto israelo-palestinese con la mediazione degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Dall’altro c’è il campo della guerra: l’Iran e Hamas che vogliono far fallire questo accordo», chiarisce Molinari.
Secondo il direttore di Repubblica «L’Iran sta muovendo una serie di pedine militari per assediare Israele: Hamas dalla Striscia di Gaza, Hezbollah che lancia missili dal Libano, gli Huti, i ribelli yemeniti filoiraniani sciiti che lanciano ogni notte droni e le agguerrite milizie sciite irachene che hanno tentato di sfondare il confine con la Giordania e ora sono in Siria, avvicinandosi al Golan. Sono missili per ora intercettati dagli americani ma che hanno la capacità di polverizzare gli obiettivi. Immaginate se fossero diretti verso Tel Aviv. Questo è uno strangolamento progressivo. Teheran non ha fretta, sta cercando di premere militarmente ogni confine di Israele per far sentire in pericolo i civili. Una situazione simile alla guerra del 1948 perché ogni pezzo di Israele è potenzialmente sotto attacco. Il blocco politico degli Accordi di Abramo tiene, ma solo perché i paesi mediorientali temono l’Iran. E sanno che se l’Iran vincerà questa guerra a distanza anche loro saranno in pericolo e sotto l’influenza iraniana».
Le dimostrazioni antisemite in Europa e negli Stati Uniti, in cui i manifestani equiparano gli ebrei ai nazisti, secondo Molinari sono figli di una retorica propagandistica creata per la prima volta dal Kgb, il servizio segreto russo, quando l’Unione sovietica si schierò con i paesi arabi nella guerra dei sei giorni del 1967. «Il fatto che siano stati arrestati dei russi e dei moldavi per le stelle di David disegnate nelle case degli ebrei francesi pone a tutti noi un interrogativo atroce: nella guerra ibrida di Putin contro le democrazie per dividerle dall’interno la Russia sta giocando la carta dell’antisemitismo». Un po’ come i protocolli dei Savi di Sion, creati dalla polizia segreta russa, come ricorda sul palco Christian Rocca.
«La storia ci insegna che ogni volta che l’antisemitismo dilaga lo fa attraverso una bugia popolare. Le crociate si basavano sul deicidio degli ebrei a cui tutti credevano. Quando i cosacchi dello zar facevano i pogrom durante le feste ebraiche, il giorno dopo nella chiesa del villaggio vicino allo shtetl devastato e bruciato, il Pope di turno diceva che so lo erano meritato perché avevano rubato galline o commesso stupri. E tutti credevano alla bugia che legittimava il pogrom. I nazisti incolpavano gli ebrei del disastro della Germania nella Prima guerra mondiale. La violenza contro gli ebrei cerca sempre una legittimazione e si giustifica con le bugie storiche. Quella di oggi è la sovrapposizione di Hamas con la causa palestinese. Hamas è una organizzazione terroristica che vuole la distruzione di Israele. E il popolo palestinese è rappresentato dall’Autorità nazionale palestinese figlia degli Accordi di Oslo siglati da Yasser Arafat con Rabin e Peres, che prevedono il reciproco riconoscimento. Non è un caso che Hamas voglia anche la distruzione dell’Olp. Hamas è contro il popolo palestinese. Ma tutti credono alla bugia che i terroristi rappresentano i palestinesi. Una bugia che legittima ed esalta la violenza. Bisogna smentire queste bugie con la conoscenza, generando gli anticorpi».