In Italia ogni nuova giornata inizia con un rito: quello del caffè. E se è vero che molti in casa preparano questa bevanda con la classica moka, è anche vero che le macchine da espresso per uso domestico stanno pian piano sostituendo i metodi più classici di produzione. Sta di fatto che gli italiani amano il caffè e raramente se ne privano.
Secondo una ricerca recente, pare che in Italia si consumino oltre nove milioni di caffè, con un consumo procapite di circa sei chili all’anno. E i quasi centocinquantamila bar italiani servono in media al giorno circa 175 caffè. I numeri ci restituiscono un quadro abbastanza chiaro: non siamo i primi al mondo per consumo di caffè (la Finlandia è al primo posto), ma il nostro espresso con la cremina è un unicum e invidiato da nord a sud del pianeta.
Per questo è interessante conoscere qual è la storia delle moderne macchine da espresso, come si è arrivati ad avere una consistenza così particolare di questa bevanda e come sia cambiata anche la sua preparazione tra le pareti domestiche.
Dall’Expo sino alle nostre case
La prima macchina da caffè espresso fu presentata all’Expo di Torino del 1884 dall’imprenditore Angelo Moriondo, che lasciò a bocca aperta il pubblico con una macchina a vapore in grado di fare trecento tazzine di caffè all’ora, in un’epoca in cui per berne una tazza ci volevano almeno cinque o sei minuti. La macchina aveva la forma di una colonna e utilizzava il vapore per estrarre il caffè.
Da allora le cose sono cambiate profondamente e la vera rivoluzione si deve a un giovane che, nella Milano degli anni Trenta, lavorava nel bar di famiglia e intuì quanto i gusti delle persone stessero cambiando e si avesse bisogno di un qualcosa di diverso. Il caffè dell’epoca era amaro, forse poco attraente, e lui lo paragonò simile a un «camminare in una Milano nebbiosa». Il giovane era Achille Gaggia, nome destinato poi ad essere conosciuto in tutto il mondo come inventore dell’espresso con crema naturale con le sue bellissime le macchine da espresso professionali, ma anche per aver aperto le porte di case a un nuovo sistema di preparazione dell’espresso.
Dopo aver sperimentato nuovi sistemi di estrazione nei momenti di pausa dal lavoro, nel magazzino del bar, Achille nel 1938 inventa il sistema a torchio, conosciuto anche come Lampo. Un meccanismo del tutto nuovo che mette fine all’utilizzo del vapore e che permette ai baristi di gestire la preparazione attraverso l’uso dell’acqua calda sotto pressione. Ed ecco la vera rivoluzione. Con il brevetto depositato ottantacinque anni fa, il 5 settembre 1938, che dà il via alla storia dell’espresso italiano come la conosciamo oggi. Quella dell’espresso con la crema naturale.
Ovviamente prima che questo sistema riuscisse a penetrare nel mercato industriale, ci vollero nuovi aggiustamenti e altri brevetti. Tra cui quello del 1947 che permise ai baristi di ottenere un espresso cremoso in soli 25-30 secondi grazie ad un sistema a leva, a pistone. Ed ecco che nel 1948 Achille Gaggia diede vita alla sua prima macchina per espresso: una vera e propria novità, sia nel funzionamento che nel design, che fece partire la moda dell’espresso e quel rito a cui oggi moltissimi proprio non possono rinunciare.
Anche all’epoca era così. Gaggia e le sue macchine entrarono di diritto nei bar più raffinati delle principali città italiane, ma non solo: fu un viaggio mondiale, che permise all’espresso con la crema di diventare una bevanda iconica anche in altri Paesi, come ad esempio in Gran Bretagna, in America, in Australia. Era la bevanda degli artisti, delle attrici più famose, degli scrittori. Quando usiamo la parola moda, infatti, non lo facciamo per caso. E, come ogni cosa di successo, dall’estero all’uscio di casa il passo è breve: nel 1977 nasce la Baby Gaggia, prima macchina a uso domestico prodotta a livello industriale e su larga scala. Diventa subito un must have, che dà un tocco di eleganza alla cucina e regala un espresso cremosissimo e buonissimo, proprio come quello del bar.
L’espresso, una storia tutta italiana
Una storia lunga, quella di Gaggia, che coincide con quella dell’espresso all’italiana e ne definisce i contorni stilistici e di gusto. E che, in qualche modo, anche oggi guarda al passato come simbolo di una tradizione che segna la strada per il futuro.
Una storia anche affascinante, che racconta senza dubbio una faccia importante dell’italianità. Tanto che oggi l’evoluzione delle macchine per espresso professionali si può ammirare all’interno delle sale del Mumac a Milano, luogo che si trasforma in un viaggio nel tempo, dove sono conservate le migliori macchine per espresso dal primo dopoguerra a oggi. Il fatto che spesso questo museo realizzi delle mostre temporanee anche all’estero ci fa capire quanto un’invenzione tutta italiana sia riuscita a imporsi in un immaginario mondiale, senza confini e al di là delle diversità culturali.