Fuori dallo stalloLa vittoria ucraina passa dalle forze aeree e dai miglioramenti nella guerra elettronica

Dalle pagine dell’Economist il generale Valery Zaluzhny, comandante in capo delle forze armate di Kyjiv, spiega che cosa non ha funzionato fin qui nella controffensiva, e cosa si può migliorare per costringere la Russia a indietreggiare

AP/Lapresse

La controffensiva intrapresa dall’Ucraina cinque mesi fa non ha prodotto i risultati sperati. Il conflitto è bloccato in uno stallo che ricorda i combattimenti di trincea della Prima Guerra Mondiale. «La guerra si sta muovendo ora verso una nuova fase: quella che noi militari chiamiamo guerra “di posizione” di combattimento statico e di logoramento, come nella prima guerra mondiale, in contrasto con la guerra “di manovra” di movimento e velocità», ha scritto in un articolo pubblicato sull’Economist il comandante in capo delle forze armate dell’Ucraina, il generale Valery Zaluzhny – poi protagonista anche di un’intervista sullo stesso magazine.

Riconoscendo che le operazioni militari non sono andate, almeno finora, come sperava Kyjiv, Zaluzhny dice che nelle condizioni attuali non potrà esserci una svolta significativa della guerra, né in senso positivo (respingere i russi), né in senso negativo (subire un’avanzata russa). L’articolo e l’intervista sulla prestigiosa rivista britannica completano la valutazione più schietta fatta finora da un alto funzionario di Kyjiv sulle difficoltà della controffensiva.

L’andamento della guerra ha raffreddato le speranze occidentali di una vittoria dell’Ucraina entro quest’anno, e ha minato la convinzione di Zaluzhny di fermare l’invasione russa dissanguandone le truppe per costringere Vladimir Putin a negoziare.

«Questo è stato il mio errore. La Russia ha perso almeno centocinquantamila uomini, una perdita che in qualsiasi altro Paese avrebbe fermato la guerra», spiega Zaluzhny all’Economist, prendendo atto che per il regime di Putin la vita umana non ha lo stesso valore che ha per Kyjiv.

Ma è l’analisi militare la parte più interessante e Zaluzhny arriva a spiegare quali sono gli elementi determinanti che possono guidare Kyjiv verso la vittoria in questa guerra già troppo lunga.

«Come durante la Prima Guerra Mondiale, abbiamo raggiunto un livello tecnologico che ci mette in una situazione di stallo», afferma il generale, sottolineando che, allo stato attuale, la tecnologia moderna e le armi di precisione di entrambe le parti impediscono alle truppe di sfondare le linee difensive del nemico. Ciò significa che senza un netto balzo tecnologico di una parte, è sostanzialmente impossibile dare una svolta significativa al conflitto.

«Se guardiamo i manuali della Nato e i calcoli che abbiamo fatto», spiega Zaluzhny, «quattro mesi avrebbero dovuto essere sufficienti per raggiungere la Crimea, combattere in Crimea, tornare dalla Crimea, poi entrare e uscire di nuovo». Invece, le truppe ucraine sono rimaste bloccate nei campi minati mentre le retrovie venivano colpite dall’artiglieria e dai droni russi, bloccando lo sfondamento delle linee nemiche vicino alla zona di Zaporizhzhia, che avrebbe permesso l’avanzata fino alla costa del Mar d’Azov e la divisione della continuità territoriale dell’occupazione russa.

In quell’area le forze armate ucraine sono riuscite a spostare il fronte di appena diciassette chilometri in cinque mesi. «Quasi certamente, non ci sarà alcuno sfondamento in profondità nei territori occupati dalla Russia», ammette Zaluzhny, sottolineando però che lo stesso vale per le forze armate russe, che hanno combattuto dieci mesi per conquistare Bakhmut, una città di sei chilometri quadrati ridotta in macerie.

«Per trovare una via d’uscita dalla guerra di posizione sarebbe necessario conseguire: la superiorità aerea; il superamento in profondità dei campi minati; una maggiore efficacia del fuoco di controbatteria; la creazione e l’addestramento delle unità di riserva necessarie; il rafforzamento delle capacità di guerra elettronica», conclude il generale.

Il coordinatore del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha descritto l’intervista al generale Zaluzhny come uno degli argomenti principali a conferma dell’urgente necessità di dare una svolta all’approccio occidentale, aumentando nettamente il sostegno all’Ucraina.

Durante questo primo anno e mezzo di guerra gli Stati Uniti e gli alleati sono stati cauti nel fornire all’Ucraina le armi più potenti e tecnologicamente avanzate. Secondo molti analisti, questo fa parte di una strategia di escalation graduale, in cui si è scelto di non schierare immediatamente il massimo supporto controffensivo all’Ucraina per non innescare la massima offensiva della Russia.

«Le armi di base, come missili e proiettili, rimangono essenziali. Ma le forze armate ucraine hanno bisogno di capacità e tecnologie militari fondamentali per uscire da questo tipo di guerra. La più importante è la potenza aerea. Il controllo dei cieli è essenziale per le operazioni di terra su larga scala», scrive Zaluzhny.

Se la forza aerea è in cima alla lista di priorità, un gradino più in basso c’è la componentistica per portare avanti la guerra elettronica – ad esempio gli strumenti per il disturbo delle comunicazioni e dei segnali di navigazione. «La guerra elettronica è la chiave per la vittoria in una guerra come questa, con molti droni», si legge nell’articolo. «La Russia ha modernizzato le sue forze armate negli ultimi dieci anni, creando un nuovo ramo del suo esercito e costruendo sessanta nuovi tipi di equipaggiamento. In questo campo ci supera. Abbiamo anche bisogno di una maggiore fornitura di intelligence elettronica da parte dei nostri alleati, compresi i dati provenienti da risorse che raccolgono informazioni sui segnali, e di linee di produzione ampliate per i nostri sistemi guerra elettronica anti-drone in Ucraina e all’estero».

Come spiega l’Economist, ciò ha significato che le armi fornite dall’Occidente hanno dato a Kyjiv una forza sufficiente a sopravvivere, ma non ancora abbastanza per permettergli di vincere. Trattenere la fornitura di sistemi missilistici e carri armati a lungo raggio ha permesso a Mosca di riorganizzarsi e rafforzare le proprie difese, anche all’indomani delle sconfitte subite nella controffensiva ucraina di fine 2022 nelle regioni di Kharkiv e Kherson.

«Allo stesso modo, i caccia F-16 che dovrebbero arrivare in Ucraina l’anno prossimo saranno meno utili, in parte perché la Russia ha migliorato le sue difese aeree», dice il generale Zaluzhny, che tuttavia non si lamenta della disponibilità degli alleati. «Non sono obbligati a darci nulla, e noi siamo grati per quello che abbiamo ricevuto, sto semplicemente enunciando i fatti».

X