Nella cucina di un tipico appartamento parigino del nono arrondissement una donna esce dalla lavatrice con movenze feline. Con un balzo, si accovaccia sui fornelli per ispezionare circospetta una gelatina rossa e una blu sul pavimento. Come una ballerina, in punta di piedi raggiunge il lavandino, prima di dirigersi in salotto.
Questo non è che l’incipit di un monologo intimo sulla confusione. Wildflower, in italiano “fiore selvatico”, è un fiore che cresce spontaneamente, in maniera selvaggia. È anche il titolo che Chiara Sabatini ha scelto per il cortometraggio che conclude la trilogia di Soeur (2019) e Carbonara Kids (2021). Il progetto è nato nell’estate 2022: «Riflettevo sui concetti di realtà e finzione, avevo voglia di raccontare la confusione e lo smarrimento di una donna come chiave d’accesso ai suoi istinti, a uno stato mentale incontrollato e disabitato», ci confida la regista di origini romane con un trascorso che l’ha vista districarsi tra Los Angeles, Parigi e Milano. «Mentre scrivevo la storia c’è stato l’incontro con Rilievi, un’azienda artigianale bolognese che con i suoi ricami fatti a mano rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo».
Simona Finelli, la co-fondatrice dell’azienda, era pronta a supportare un progetto artistico e a confezionare dei ricami speciali per raccontare una nuova storia. « Quando mi hanno mostrato i loro ricami e quello che potevano realizzare è stato evidente che il lavoro di Rilievi si sposava perfettamente con i temi che avrei affrontato in questo corto: il vero e il falso come simboli nella società». Storicamente denunciato come “lavoro da donna”, il ricamo non è mai stato preso sul serio come mezzo artistico. Oggi, Chiara Sabatini lo eleva a originale mezzo di espressione per la narrazione, sostenendone la rinascita femminista.
Come in un sogno, Wildflower mette in scena lo stato di confusione di una donna, la cui anima selvaggia cerca di emergere, forse di prevalere. «In psicoanalisi si parla dell’esperienza onirica come una delle vie privilegiate di accesso all’inconscio, mi affascinava descrivere il momento in cui davanti al disorientamento si abbandona la razionalità e ci si affida all’istinto, agli impulsi, come quando sogniamo. Ciò di cui abbiamo bisogno è il pensiero selvaggio». Mettendo in scena piccoli gesti ripetuti in maniera quasi ossessiva, la regista si interroga sul rapporto tra realtà e finzione, una domanda a cui a volte si tenta di rispondere con l’aiuto di un terapeuta. «Capita di dire che le cose vere quando sono molto belle sembrano finte. Al contrario, le cose finte quando sono belle sembrano vere. La relazione tra realtà e finzione, tra realtà e società è destabilizzante».
È questa perdita di lucidità che interessa Chiara Sabatini. Con abilità crea una sorta di tessuto dove immagine, suono ed emozioni si fondono: «la materia per me è l’elemento sensibile che introduce l’emozione. Così, per affrontare questo tema oltre ai ricami ho utilizzato (ancora una volta dopo Carbonara Kids) il cibo, mia grande passione». Il cibo si relaziona al piacere in tutte le sue declinazioni e visivamente è un ottimo mezzo per lavorare sulla materia. L’incontro con i ricami di Rilievi e l’idea delle gelatine sono state una conseguenza fluida che ha permesso a un’idea di concretizzarsi. «I ricami sono poggiati sulle gelatine preparate dallo chef e food designer Stefano De Carli, talmente belle da sembrare finte. Ho lavorato con Stefano perché era fondamentale che il cibo fosse vero e che i ricami si sposassero e confondessero tra loro. E poi c’è l’uovo blu che viene direttamente da un sogno».
Sin da piccola Chiara Sabatini ha sempre sognato in maniera dettagliata, ancora oggi ricorda quasi sempre tutto al risveglio. «Rispetto molto i sogni, anche quando sono scomodi – racconta -. Spesso le idee migliori mi vengono mentre dormo; quelli premonitori sono tra i miei preferiti» . Aguzzando la vista, immergendosi in Wildflower si coglieranno sottili rimandi all’opera del sociologo e filosofo francese Jean Baudrillard, la pillola rossa e la pillola blu delle sorelle Wachowski, Chungking Express, i gatti, Lanthimos, così fan tutte di Mozart.
Forse sono state anche queste sfumature intellettuali ad attirare l’attenzione della Galleria Continua di Parigi che l’estate scorsa gli ha dedicato un’installazione artistica. Oltre che a una sala di proiezione, l’allestimento prevedeva una serie di scatti che la fotografa Laura Villa Baroncelli aveva immortalato sul set. Dopo questa piccola trilogia da regista, Chiara Sabatini ha deciso di fermarsi un attimo per ascoltarsi. Per ora ci fermiamo qui con lei e aspettiamo con impazienza l’uscita del suo prossimo film.