Cioccolata e tacchino Il gusto dolce e un po’ salato del Natale in Ecuador

Qui l’avvento profuma di peperoni, di cannella, di cioccolato e di achiote: una festa da celebrare e un momento speciale da condividere con la famiglia

Foto di Alexander Schimmeck su Unsplash

Il Natale in Ecuador è una festa colorata, che si celebra tra processioni e danze all’aperto: perché qui il bianco Natale è lontano. Non ci sono fiocchi di neve, candide distese e abeti luccicanti di brina, ma anche in un clima radicalmente diverso da quello che ci consegna l’iconografia tradizionale, il senso profondo della festività è immutato.

E la sera della Vigilia, il 24, “nochebuena”, si va alla Santa Messa. Solo dopo ci si ritrova per scambiarsi auguri e regali, in famiglia, e per mangiare insieme. «Ma a cucinare si inizia con anticipo, perché alcune preparazioni sono complesse». Maira è in Italia da vent’anni, ma per lei il Natale ha il sapore del suo Paese, quello della cioccolata calda e del tacchino, del riso e delle spezie. Questi sono gli elementi che non mancano mai in tavola.

Cuenca, foto di Jonathan MONCK-MASON su Unsplash

«Un piatto tipico è il riso “navideño”, di Natale. Ha una consistenza simile a quella del riso alla cantonese: e il riso va cotto così, come quello all’orientale, deve essere bianco, asciutto e compatto, non morbido come un risotto. Si prepara un soffritto di cipolla e pancetta, a cui si aggiungono peperone rosso e giallo, a pezzetti; a parte, in un’altra padella bella calda si fanno tostare le noci a pezzetti, poi si mescolano tutte le componenti con il riso».

Altro grande protagonista della tavola di Natale è il tacchino, che si cuoce al forno e si serve con un “ripieno” ricco e delizioso: questo si serve in genere a parte, non si usa per farcire il tacchino «perché non a tutti piace. A me ad esempio non piaceva quando abitavo in Ecuador. Ma ora che sono qui, a Natale lo preparo. È un procedimento abbastanza lungo. Si fa un soffritto con aglio, cipolla e achiote, una spezia colorante molto diffusa da noi, che regala una sfumatura simile a quella dello zafferano. A parte si mette ad ammorbidire l’uva passa nel vino rosso, e in un’altra scodella si fanno ammollare nel latte il pane dolce e i biscotti secchi a pezzetti. Intanto che queste cose riposano, si fa cuocere il petto di pollo in una pentola con sedano e porro. Quando è cotto si uniscono tutti gli ingredienti nella padella con il soffritto “giallo”, che deve essere bella grande: petto di pollo a pezzettini, prosciutto cotto a cubetti, uva passa ammollata, si mescola bene e si lascia cuocere piano piano, aggiungendo vino rosso, oppure rum o whiskey, perché non deve attaccare al fondo della padella, non deve fare la “crosticina”».

E se del tacchino dovesse avanzare, nessun problema, lo si serve come farcia di panini, sandwich che si gustano accompagnati dalla cioccolata calda: «Anche quella a Natale è sempre presente. La facciamo con le tavolette di cioccolato – racconta ancora Maira – o con la polvere di cacao, ma più spesso con una “sfera” di cioccolato che viene grattugiata e stemperata nel latte. È un prodotto molto particolare, che non si trova nei supermercati, ma che si compra dai contadini che coltivano il cacao e che la preparano direttamente. Alla cioccolata aggiungiamo zucchero di canna, pepe dolce e poca cannella». Una delizia amatissima da grandi e piccoli.

I bambini sono stati protagonisti già dalla Messa: sono loro a portare, per ogni famiglia credente, le statuette di Gesù Bambino in chiesa, prima della messa, lasciandole ai piedi dell’altare; al termine della celebrazione il prete le benedice e le rimanda alle loro case.

Vilcabamba, foto di Kiyoshi su Unsplash

Ma la messa è lunga, e la cena si protrae fino a tardi: se riescono a rimanere svegli, i piccoli possono scartare i regali, se no aspettano la mattina del 25, quando si esce nelle strade e si vanno a cercare i parenti che non si sono visti la sera prima, per lo scambio di auguri.

E il giorno di Natale o santo Stefano, bambini e adulti iniziano a dedicarsi alla preparazione dei pupazzi di paglia per Capodanno: «Si prendono pantaloni, maglie e camicie vecchie, si riempiono di paglia, poi si cuciono sugli orli perché tutto resti bene dentro, formando il corpo del pupazzo. Poi si attacca al corpo una testa di cartone dipinta, colorata: in genere si comprano, e possono essere teste di persone, ma anche cartoni animati. Si mettono in strada e alla mezzanotte del 31 dicembre i pupazzi vengono incendiati con dei petardi. È uno spettacolo, ed è anche un modo per dire addio al vecchio anno, per lasciarsi alle spalle le cose brutte e dare il benvenuto al nuovo. E poi si balla, e si fa festa». Perché l’importante, in tutto il mondo, è la gioia dello stare insieme.

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