Distrazione climaticaSunak fa greenwashing politico per cercare di rimontare sui laburisti

La sua reputazione non cambierà grazie a qualche contentino per gli agricoltori, un parco nazionale e vaghi annunci su come migliorare l’accesso alla natura per i bambini. Con lui, di fatto, la leadership climatica e ambientale del Regno Unito è definitivamente crollata

Rishi Sunak ad Atreju 2023 (Cecilia Fabiano/LaPresse)

Nel 1988, Margaret Thatcher divenne la prima leader mondiale a prendere una decisa posizione nella lotta contro il cambiamento climatico. L’ex premier britannica, morta nel 2013, aveva studiato chimica prima di entrare in politica, ed espresse la sua posizione in un affollato incontro del più prestigioso organismo scientifico del Paese, la Royal Society, dove disse all’assemblea: «Stiamo creando una trappola di calore globale che potrebbe portare all’instabilità climatica», promettendo inoltre azioni per frenare il riscaldamento globale e raggiungere una «prosperità stabile».

Più di venticinque anni dopo, l’attuale governo conservatore, guidato dal primo ministro Rishi Sunak, ha stracciato un consenso trasversale sulla questione che era sopravvissuto a otto elezioni generali e lo ha sostituito con un attacco populista a quelle che erano state le politiche ambientali del suo stesso governo.

Fin dall’inizio della sua carica, Sunak ha iniziato quello che molti considerano un ritiro dalla leadership climatica del Regno Unito. In primis, prendendo come scusa la crisi energetica causata dall’invasione della Russia in Ucraina, il governo ha proposto una politica volta a “massimizzare” la produzione petrolifera, dando il via libera allo sfruttamento del più grande giacimento petrolifero della Gran Bretagna nel Mare del Nord. Il tutto in nome della sicurezza energetica e di un prezzo più basso per le bollette. 

È proprio sull’impatto economico della transizione ecologica che Sunak ha fatto leva a settembre per annunciare il ridimensionamento degli obiettivi ambientali e climatici del Paese. Il primo ministro ha infatti messo in atto diversi cambiamenti, tra cui il rinvio del divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel dal 2030 al 2035 e l’allentamento dell’obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a gas e petrolio entro il 2035. Il leader dei conservatori ha inoltre annullato un’importante espansione della rete ferroviaria ad alta velocità del Paese a favore di investimenti più favorevoli per i mezzi a motore privati. 

A inizio ottobre, durante la conferenza annuale del suo partito a Manchester, Sunak ha insistito nel sottolineare che le nuove politiche climatiche rappresentano un approccio «pragmatico, proporzionato e realistico per raggiungere le emissioni nette zero» entro il 2050. Tuttavia, la maggior parte degli analisti politici ha interpretato la mossa del primo ministro come un tentativo di ammorbidire i critici di destra all’interno del Partito dei Tory e, allo stesso tempo, sedurre quegli elettori diffidenti riguardo i potenziali costi dell’azione per il clima in vista delle elezioni generali del prossimo anno.

Gli ambientalisti e gli scienziati climatici del Paese si dicono inorriditi: «Sulla scena mondiale, questi cambiamenti politici mostrano che il Regno Unito sta voltando le spalle a una posizione di leadership globale», ha scritto sulla rivista Nature Joeri Rogelj, direttore della ricerca presso il Grantham institute for climate change and environment presso l’Imperial college di Londra. «Il primo ministro sta giocando una politica populista con il futuro della vita sulla Terra», ha commentato il naturalista della Bbc Chris Packham.

Ecco perché il recente annuncio di Sunak in merito alle nuove iniziative ambientali del Regno Unito, presentate durante la Cop28 a Dubai, ha suscitato notevole interesse e dibattito. Proprio in quei giorni, Graham Stuart, ministro di Stato per il Cambiamento climatico, ha lasciato la conferenza sul clima in anticipo rispetto alla chiusura delle trattative (esattamente come Gilberto Pichetto Fratin per l’Italia). Una mossa che, in linea con il titolo di Politico, è stata fatta «per salvare la pelle di Rishi Sunak». 

Il pacchetto di misure presentato comprende la ricerca per l’ubicazione di un nuovo parco nazionale, che il governo ha affermato si troverà in uno dei luoghi naturali «più belli» dell’Inghilterra e che sarà scelto pensando all’accessibilità per tutti. È improbabile, tuttavia, che Downing street possa mantenere tale impegno prima delle prossime elezioni generali. 

Tra i piani presentati c’è anche un aumento di finanziamenti di quindici milioni di sterline per i parchi già esistenti e gli spazi naturali di importanza nazionale, insieme a una strategia per le foreste pluviali dotata di settecentocinquantamila di sterline per la ricerca. Saranno inoltre stanziati 2,5 milioni di sterline per migliorare l’accesso alla natura per i bambini, anche se ad ora non sono stati forniti dettagli su come ciò verrà realizzato. Stando alle parole di Sunak, queste iniziative mirano ad accelerare il ripristino della natura, promuovere sviluppi sostenibili e migliorare l’accesso agli spazi naturali. 

Tuttavia, in molti hanno immediatamente espresso scetticismo, mettendo in dubbio la sincerità e l’efficacia di queste misure. Un gruppo di ambientalisti britannici ha etichettato le iniziative come un atto di greenwashing e un tentativo da parte del primo ministro di resettare la sua reputazione internazionale dopo essersi precedentemente opposto a svariate misure ambientali. 

Alcuni organi di stampa britannici hanno infatti riferito che la popolarità del primo ministro era crollata dopo l’annuncio del ridimensionamento delle politiche ambientali a settembre. La stragrande maggioranza degli elettori conservatori è infatti a favore di azioni per la salvaguardia dell’ambiente. Un recente sondaggio ha rivelato che il settantatré per cento degli intervistati sostiene l’obiettivo delle emissioni nette zero. Altri sondaggi mostrano che la crisi climatica è una delle tematiche che più sta a cuore ai cittadini d’oltremanica, con l’ambiente che si classifica al quarto posto tra i problemi più sentiti dalla popolazione. 

Non è quindi una sorpresa che Sunak cerchi in tutti i modi di attirare verso sé quegli elettori con nuove iniziative che non hanno né arte né parte. I politici britannici, tutti quanti, in vista delle elezioni del prossimo anno, stanno cercando di bilanciare l’importanza di affrontare il cambiamento climatico e il bisogno di accaparrarsi qualche voto in più. Tuttavia, per Sunak sarà difficile scrollarsi di dosso un certo tipo di reputazione con qualche contentino per gli agricoltori e un parco nazionale. Trovandosi indietro di venti punti rispetto ai Labour nei sondaggi ufficiali, è molto probabile che il leader conservatore perderà le elezioni generali. Siamo però ormai certi che non si arrenderà senza prima sferrare qualche colpo populista di greenwashing. 

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