Poor thingsI costumi di Bella Baxter hanno liberato sessualmente il Period Drama

L’innocenza della protagonista del nuovo film di Yorgos Lanthimos è enfatizzata dagli abiti che indossa: babydoll finemente decorati e con maniche a sbuffo, mutandine vittoriane e lunghe camicie da notte. Con il grand tour, però, si determina come una giovane donna, e insieme a lei cambia anche la palette visiva della pellicola

Courtesy of SEARCHLIGHTS PICTURES

Trasgressivi o specchi del proprio tempo, i Period Drama ci hanno raccontato ogni aspetto dell’essenza femminile, restituendoci immagini straordinarie di costumi che spaziano dall’accuratezza storica all’espressività creativa, da tradizionali e rigorosi a carismatici e vibranti di vita. Il nuovo film di Yorgos Lanthimos, Poor Things (in Italia Povere creature!), ambientato nell’epoca vittoriana, segna un passo importante nella narrazione di una moda che segue l’evoluzione e l’affermazione di una donna. In tutto questo ha avuto un ruolo centrale la costumista Holly Waddington che ha concepito gli straordinari costumi indossati da Emma Stone nel ruolo di Bella Baxter (e del resto del cast). 

Dai bustier a gabbia, che richiamano i piumini Moncler, ai cappotti evocativi dei preservativi dell’epoca, questi costumi fondono la trama del film con una spettacolare estetica visiva. Bella, una donna vittoriana il cui cervello è stato sostituito con quello di un neonato, sfoggia abiti tanto eccentrici quanto affascinanti, trascinando lo spettatore in un universo parallelo, altrettanto sorprendente e surreale. Segnata dall’esperimento bizzarro del suo tutor, il Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe), Bella rivive una seconda infanzia che le impone di reimparare a camminare e parlare. La sua fragilità e innocenza è enfatizzata dagli abiti che indossa: babydoll finemente decorati e con maniche a sbuffo, mutandine vittoriane e lunghe camicie da notte.

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Con la scoperta della sessualità, Bella si trasforma radicalmente, proprio come la palette visiva del film, che passa da toni in bianco e nero a colori vibranti e saturi. Qualcosa si è liberato, non solo in Bella, nella sua sessualità, ma anche nella narrazione. Accompagnata dal suo amante, Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), Bella compie un tour a Lisbona, Alessandria e Parigi: ciascuna città segnerà l’aumento del suo coraggio e della sua intraprendenza, la invoglierà a sperimentare col suo guardaroba abbinando gonne diafane a giacche di seta corte e impermeabili gialli vivaci a bluse color carne. La sua vita e la sua immagine, da questo momento in poi vivono una continua e inarrestabile evoluzione, dal suo dilettarsi con la filosofia, al lavoro che accetta in un bordello parigino, dall’interesse per la politica e il socialismo, fino al desiderio di diventare medico.

Holly Waddington racconta: «Sapevo che Yorgos non voleva che sembrasse un film di fantascienza o storico». Per questo motivo sono stati esclusi pizzi, perline o ricami, traendo invece ispirazione dai modelli vittoriani con silhouette esagerate, reinterpretati con tessuti moderni come plastica e lattice. Il risultato è tanto originale quanto disorientante: sottolinea perfettamente l’unicità di Bella, il suo essere un’eroina molto più avanti del suo tempo.

Emma Stone, riflettendo sul lavoro con Waddington e Lanthimos, ha elogiato la forza delle idee di Weddington, che hanno ispirato non solo lei ma tutto il cast. «Holly è arrivata con così tante tavole e così tante idee che erano semplicemente geniali. Sono volata ad Atene prima delle prove per fare una lunga prova iniziale con Holly e Yorgos. Credo che sia incredibilmente brillante, le idee che le sono venute in mente sono state molto stimolanti da realizzare». La contemporaneità si è riversata anche sui capi dei personaggi maschili, ottenendo lo stesso entusiasmo: «Potrei camminare oggi per la Fifth Avenue col mio abito e sarebbe comunque figo», racconta Jerrod Carmichael, nel film Harry Astley.

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Ma scendiamo nel dettaglio. All’inizio, Bella ci appare come una bambina, intrappolata in un’infantilizzazione forzata, enfatizzata dal suo tutore e dagli abiti che sceglie per lei. Waddington, rivela una scelta deliberata: «Non l’avreste mai vista completamente vestita», sottolineando la tendenza dei bambini a spogliarsi e disfarsi rapidamente degli abiti. Di conseguenza, negli outfit di Bella manca sempre qualcosa; indossa abiti che la vestono nella parte superiore e le lasciano scoperte le gambe e i piedi nudi. «Ci sono anche molti riferimenti alla genitalità femminile, come la camicetta che abbiamo chiamato “la camicetta vagina”, poi “la camicetta clitoride”. Hanno tutte queste aperture, una fessura nel mezzo e poi molti pieghe». 

Dopodiché c’è il confronto con uno stile Vittoriano in netto contrasto con i costumi che ci hanno fatto sognare in pellicole come Barry Lyndon, War and Peace e Dangerous Liaisons. È difficile non ricordare le creazioni di Eiko Ishioka e Gabriella Pescucci che hanno vestito una giovanissima Winona Ryder rispettivamente in Bram Stoker’s Dracula e The Age of Innocence

Nel film di Lanthimos gli elementi vittoriani vengono però reinterpretati con un approccio giocoso; basti pensare alla strana gabbia bustier, descritta da  Waddington Come un’opera d’arte, la coda di una sirena. Realizzato in seta di carta si ispira in parte ad un piumino Moncler, qualcosa di rivoluzionario che fonde in modo inedito i modelli vittoriani tradizionali all’estetica contemporanea, rinunciando dunque ad una corrispondenza esatta di materiali e modalità degli abiti di essere indossati. 

Con il grand tour di Bella, vediamo una svolta significativa: cessa definitivamente di essere una bambina e si determina come una giovane donna. Lisbona, il suo look disordinato, che combina biancheria intima in stile anni Trenta con stivali ispirati agli stivali Courrèges degli anni Sessanta, sono un grido di ribellione contro le convenzioni, una dichiarazione di vera e propria indipendenza.

Il periodo in cui vive nel bordello parigino segna un’ulteriore evoluzione. Qui Bella adotta una palette di colori neutri, evitando i soliti cliché del nero e del rosso, simbolo di lussuria e perdizione. Non dimentichiamoci che gran parte delle donne che hanno seguito le proprie passioni, citiamo per esempio Relazioni Pericolose e Anna Karenina, sono state sempre ripagate con la rovina e la morte. 

Ebbene stavolta, no! Un cappotto di lana con del lattice versato sopra emerge come simbolo di protezione e liberazione. È il «cappotto condom» indossato durante il suo primo rapporto a segnare una frattura nella rappresentazione del legame tra un personaggio femminile dell’epoca e il sesso: «Fondamentalmente volevo che evocasse il colore di un preservativo dell’epoca. Suona disgustoso ma era proprio quello a cui stavo pensando». Via anche i corsetti, considerato da  Waddington simbolo di sottomissione. Bella si copre solo con mantello, un piccolo pac-a-mac che porta con sé in caso di emergenze. 

La fase finale della trasformazione di Bella si manifesta nel suo look da “dark academia”. Mentre vive e lavora nel bordello, porta avanti i suoi studi in filosofia e si avvicina alla politica e al movimento socialista, adottando un abito più sobrio e scuro, abbinato con grandi giacconi e stivali vittoriani. «A questo punto, Bella si rende conto che diventerà medico, quindi si procura un abito appropriato», spiega Waddington. 

Tuttavia, Bella dimentica di abbinare la gonna, e quindi la vediamo sbucare tra una folla di colleghi uomini,  a gambe nude con ai piedi dei lunghi stivali vittoriani. È cambiata, ha sfidato i luoghi comuni, ha vinto sul triste destino che ha colpito mille e più donne prima di lei, ma in fondo è rimasta la stessa. E lo possiamo dire con sorriso alla Lanthimos: Poor Poor Bella, Poor Thing!

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