È praticamente certo che la Corte internazionale di giustizia dell’Aia emetterà, a carico di Israele, misure cautelari sulla scorta della denuncia sudafricana per genocidio. Se sarà così, come appunto si ritiene probabilissimo, potrebbe trattarsi di provvedimenti rivolti a contenere – o sul fronte degli approvvigionamenti, o più direttamente su quello delle operazioni belliche – la pressione israeliana sulla Striscia.
Il fatto che queste misure provvisorie siano adottate dalla Corte non implica il riconoscimento definitivo della fondatezza delle accuse di genocidio rivolte a Israele dal Sudafrica: questa infatti è una questione di merito, che non viene decisa ora. Ma è chiaro che, se fossero emessi quei provvedimenti d’urgenza, vorrebbe dire che la denuncia sudafricana rinvia a una situazione sul campo che i giudici ritengono almeno potenzialmente idonea a ricadere nel perimetro della Convenzione contro il genocidio, e dunque suscettibile di un intervento della Corte.
In questo quadro, è possibile che il trasferimento in sede giudiziaria del conflitto adempia a un ruolo – forse anche contro le intenzioni dei denuncianti – di gestione politica della crisi, con un depotenziamento del tratto oltraggioso che l’accusa di genocidio assume per la parte – Israele – che ne è destinataria. Il fatto, cioè, che i provvedimenti della Corte non abbiano in questa fase un segno formalmente condannatorio, e possano assumere, dal punto di vista comunicazionale, un profilo protettivo/preventivo, attenuerebbe lo strepito dell’accusa e gli appetiti di giustizia dell’ampio fronte che, nell’azione sudafricana, vedeva meno uno strumento di protezione della popolazione civile di Gaza che un mezzo esemplare per inchiodare Israele a una responsabilità infamante e incancellabile.
Naturalmente è anche possibile che la Corte, nel motivare i provvedimenti cautelari che parrebbero in via di emissione, adoperi argomenti che in modo più esplicito e convinto sottolineino la probabilità che la situazione denunciata ricada nell’ambito normativo della Convenzione contro il genocidio, e dunque giustifichi un intervento. Altro infatti è decidere in urgenza perché la situazione è ritenuta di plateale violazione, altro è decidere con analoghi provvedimenti ma sul presupposto di una violazione ritenuta verosimile, e per limitarne l’aggravamento. Non si esclude che il maggior impegno della Corte stia registrandosi su quest’ambito motivazionale, più che sulle concrete misure da adottare.