I voti di Più Europa fanno gola a tutti. Sia ad Azione sia a Italia Viva, che dietro le quinte stanno lavorando alacremente a un accordo per le elezioni europee dove bisogna superare lo sbarramento del quattro per cento. Ma siccome i radicali non sono degli sprovveduti, in attesa che le decisioni maturino rilanciano se stessi e la propria parola d’ordine – gli Stati Uniti d’Europa –, curiosamente fatta subito propria sia da Carlo Calenda sia da Matteo Renzi.
Il fatto nuovo è che ieri il segretario Riccardo Magi ha annunciato una convention a metà febbraio, con Emma Bonino, aperta a personalità come Carlo Cottarelli, Marco Bentivogli, Renato Soru, Giusy Nicolini e Nathalie Tocci: l’idea di fondo è quella di presentare una piattaforma solidamente europeista in vista di una lista per le europee con chi ci sta. Un modo politicamente corretto per scansare la sensazione che sia in corso un mercato. E anche per smentire le voci di un accordo già fatto con Azione.
C’è da giurare che fino all’ultimo, come sempre, i radicali non sceglieranno, discuteranno, traccheggieranno, tratteranno. Ed è logico che una formazione che si chiama Più Europa intenda giocare un ruolo importante nella battaglia del 9 giugno che determinerà gli equilibri europei.
Nel segno della più classica tradizione dei radicali, il partito appare diviso sul da farsi. Al momento, grossomodo, il cronista individua tre possibilità.
Prima alternativa, inseguita dal presidente di Più Europa Federico Pizzarotti – componente rilevante del partito – è quella del già citato accordo secco con Calenda, che oltre alle affinità liberaldemocratiche – diciamo la verità – è considerato il mezzo migliore per raggiungere Bruxelles e Strasburgo.
Ma è un’opzione molto avversata dal gruppo che si ritrova con Benedetto Della Vedova, che insiste sulla necessità di valorizzare la propria identità, di “partire da sé”, come direbbero le femministe, e vedere chi ci sta (ma con un occhio di riguardo per Italia Civa): l’obiettivo è fare una lista per gli Stati Uniti d’Europa. Le polemiche “italiane”, secondo Della Vedova, non possono tarpare le ali di un progetto di questa portata.
In questo senso anche se complicata c’è una terza possibilità, al momento solo teorica, e cioè che Più Europa riesca nel miracolo di fare da collante tra Azione e Italia Viva riuscendo a varare un’unica lista nel segno di Renew Europe, che – non dimentichiamolo – è il partito europeo del nuovo ministro degli Esteri francese Stephan Sejourné, il quale pochi giorni fa aveva auspicato una convergenza degli italiani per superare lo sbarramento.
Renew Europe terrà un’iniziativa l’8 marzo a Firenze, la città di Renzi (anzi, proprio alla Leopolda!) per insistere nella spinta a non disperdere le forze, ma è evidente che una lista unitaria “Renew Italia” sarebbe possibile solo se Calenda cambiasse linea, trovando il modo di spiegarlo. Però al momento il leader di Azione e il capogruppo Matteo Richetti non sembrano intenzionati nemmeno a discutere («Mai con Renzi»).
D’altra parte Calenda è nemmeno cordialmente detestato dal pezzo di Più Europa che gli preferisce Renzi e rimarca tuttora il pessimo giudizio di Bonino dopo il voltafaccia dell’anno scorso, quando il capo di Azione ruppe l’intesa con Letta mettendo i radicali in una situazione drammatica.
Ovviamente la cosa più importante è cosa proporrà Emma Bonino, il cui parere sarà decisivo. Finora lei mantiene un atteggiamento piuttosto distaccato, non ha voglia di fare trattative, non ha ancora deciso che strada prendere. Ma “Emma” ritiene che prima venga il messaggio e poi le alleanze. Anche lei ha un vecchio rancore verso Renzi ma a Calenda non perdona il voltafaccia dell’agosto 2023. La leader storica ha già deciso che non correrà personalmente, il che in teoria dovrebbe azzerare le possibilità che Più Europa possa correre da sola: senza Bonino candidata i voti di testimonianza non raggiungerebbero mai il quattro per cento. Sulla carta c’è anche questa possibilità, quella di presentarsi da soli. Nel segno del suicidio. La telenovela è solo all’inizio. Con Renzi forse in vantaggio su Calenda sulla possibilità dell’accordo con Più Europa.